Autostrade, vertice di maggioranza con Conte sul futuro della concessionaria: sul tavolo la revoca o taglio delle tariffe e ingresso di Cdp

La revoca o la ricerca di un accordo che porti la holding dei Benetton a cedere la quota di maggioranza a Cassa Depositi e Prestiti e alcuni fondi italiani. Il governo accelera su Autostrade dopo l’ultima minaccia di Atlantia che ha provocato fibrillazioni interne. Così il premier Giuseppe Conte ha convocato a Palazzo Chigi i capidelegazione delle forze politiche che lo sostengono per analizzare il dossier istruttorio sulla possibile revoca in seguito al crollo del ponte Morandi che era stato consegnato dai tecnici alla ministra Paola De Micheli. Al tavolo ci sono, oltre alla stessa titolare delle Infrastrutture, il capo del Tesoro Roberto Gualtieri, e i capi delegazione della maggioranza Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Teresa Bellanova.

Il carteggio in mano a De Micheli sarà il punto di partenza per trovare una posizione comune per la quale, viste le convinzioni divergenze nelle anime della maggioranza, al presidente del Consiglio toccherà un lavoro certosino di mediazione. Da un lato i Cinque Stelle spingono convintamente per la revoca, come ribadito negli scorsi giorni dal viceministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri, mentre il Pd e Italia Viva sono per un riequilibrio delle quote dei Benetton nella controllante Atlantia attraverso un intervento pubblico che potrebbe coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti e il fondo F2i.

Contestualmente alla società sarebbe richiesto un taglio delle tariffe – si parla del 5%, sul quale c’è già la disponibilità di Autostrade, ma potrebbe essere richiesta una sforbiciata ancora più netta – che da un lato consentirebbe un risparmio all’utenza e dall’altro rallenterebbe gli utili macinati da Atlantia, controllante della concessionaria, in questi anni. L’alternativa sul tavolo è la revoca, obiettivo dichiarato dal M5s dal 14 agosto 2018, giorno del crollo del viadotto genovese.

Negli scorsi giorni il consiglio di amministrazione di Atlantia ha lasciato intendere di essere pronta alle vie legali in caso di chiusura del contratto e parla di “gravi danni” subiti nella capacità di finanziamento sul mercato dopo il taglio del rating. Una conseguenza, sostiene la società che ha anche richiesto un prestito garantito dallo Stato da 1,2 miliardi di euro, dell’introduzione dell’articolo 35 nel decreto Milleproroghe dello scorso dicembre che ha eliminato le penali in caso di revoca per inadempimento del concessionario, un caso nel quale rientrerebbe il collasso del Morandi, almeno stando alle prime risultanze istruttorie dell’inchiesta condotta dalla procura di Genova che avanza anche l’ipotesi di una più generale cattiva manutenzione di diverse infrastrutture della rete.

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