Dimenticate il barone De Coubertin e il suo “partecipare”. Se lo sport fosse competizione leale, pacifica, pura, non avrebbe milioni di appassionati in giro per il mondo. Se gli sportivi, prima di essere eroi, miti, modelli, non fossero uomini con le loro fragilità, non ci farebbero emozionare. Il lato oscuro dei campioni, una prospettiva diversa da cui guardarli, studiarli, per spiegare le loro cadute, ma anche le loro vittorie. È l’esperimento che il Collettivo Banfield porta avanti in Che peccato! (Ultra edizioni), raccontando “I 7 vizi capitali in 8 storie di sport”. Un libro che, in un periodo in cui segue…
Source: Il Fatto Quotidiano