Coronavirus, terzo caso in Tribunale a Milano: chiusa la Procura Generale. “È un sostituto procuratore, tanti contatti con avvocati”

C’è un terzo caso di positività in Tribunale a Milano. Si tratta di un sostituto procuratore generale che nella notte tra mercoledì e giovedì ha avuto una crisi respiratoria ed è ora ricoverato in terapia intensiva. Il nuovo contagiodopo i due di martedì nella Sesta sezione civile e in Misure di prevenzione – ha fatto scattare ulteriori misure nel Palazzo di Giustizia.

Come riporta il Corriere della Sera, il terzo piano occupato dalla Procura Generale è stato isolato in attesa della sanificazione ed è probabile che i vertici decidano misure ancora più restrittive. L’ultimo contagio, infatti, a differenza dei primi due, per il tipo di lavoro svolto ha “moltissimi contatti” con i colleghi e gli avvocati. Anche per questo, riporta sempre il quotidiano, oltre all’intero terzo piano bloccato è stata chiusa un’aula di Corte d’Appello dove si era tenuta un’udienza nella quale molte persone si erano trovate a contatto con il magistrato.

Intanto i medici dell’Ats stanno verificando tutti i contatti avuti dal sostituto procuratore generale negli scorsi giorni per stabilire le misure di prevenzione per i soggetti che hanno avuto rapporti con lui. Sono destinate quindi ad aumentare le persone messe in quarantena, dopo le 40 per le quali era già scattato l’isolamento fiduciario per i casi dei due giudici. Dopo la conferma dei due casi è stata decisa la sospensione dei processi civili ordinari fino ad aprile alla luce della “diminuzione delle risorse”, ossia del personale, giudici e personale amministrativo e diverse persone devono andare in autoisolamento ed essere monitorate. Si è creato un problema di diminuzione delle risorse, soprattutto nel settore civile.

Il provvedimento era stato ritenuto insufficiente dall’Ordine degli avvocati di Milano che chiede attraverso il presidente Vinicio Nardo il rinvio di tutte le udienze. Intanto gli avvocati della Camera penale di Milano hanno proclamato lo “stato di agitazione” e chiedono “la immediata sospensione, quantomeno fino al 16 marzo 2020, di tutta l’attività giudiziaria non urgente e il rinvio d’ufficio di ogni udienza, con esclusione dei procedimenti nei confronti di persone detenute, internate o in stato di custodia cautelare” per “limitare il più possibile nell’immediatezza, la frequentazione del Palazzo di Giustizia”.

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