By Andrea Tundo
Luglio 2013, sono le 7 di mattina a Cireglio, piccolo paese vicino a Pistoia. Un van Mercedes attraversa le strade, scende lui. Maglietta bianca, bermuda rossi floreali e zaino in spalla Kobe Bryant va al bar, un saluto all’amica d’infanzia e poi al campetto, la delusione di trovarlo malandato. “Andrebbe messo a posto”, disse agli abitanti di quel posto sulle colline toscane dove era cresciuto negli anni in cui papà Joe giocava nella Kleneex Pistoia in A2. Aveva fatto lo stesso a Reggio Emilia, quando chiese di riunire tutti i compagni dell’adolescenza in una palestra per un abbraccio e due segue…
Source: Il Fatto Quotidiano