Pezzi che se ne vanno e maggiorenti che evocano una “guerra tra bande”. Il caos dentro la Lega è ormai in chiaro, non corre più solo dentro le chat del partito. Finisce sui giornali, monta a meno di due settimane dalle elezioni amministrative che rischiano di trasformarsi in uno spartiacque per gli equilibri del partito dilaniato dalle posizioni sulla gestione della pandemia. Il casus belli è diventato l’estensione del Green pass all’ambito lavorativo, sotto però cova, più in generale, il sostegno al governo Draghi. Francesca Donato, europarlamentare no vax tra le più fedeli salviniane, lo dice senza giri di parole per spiegare il suo addio: la linea critica nei confronti dei provvedimenti dell’esecutivo, certificazione verde in primis, “pur condivisa da larga parte della base è diventata minoritaria: prevale la posizione dei ministri, con Giorgetti, e dei governatori. Io non mi trovo più a mio agio e tolgo tutti dall’imbarazzo”. Il partito guidato da Matteo Salvini ha spesso detto di no in tv e sui giornali ma in Consiglio dei ministri ha votato sì all’estensione, voluta fortemente dal premier. “Non posso più stare in un partito che sostiene l’esecutivo Draghi”, dichiara Donato a La Repubblica sottolineando come “va riconosciuto a Giorgia Meloni di aver mostrato coraggio e lungimiranza non entrando al governo”.
Il segretario non è mai stato così in difficoltà nel tenere insieme la ‘pancia’ e l’ala più governista del partito, nella quale va inserito anche Massimiliano Fedriga che rimarca come “il caos è stato generalizzato” e “molti hanno assunto posizioni altalenanti” sulla gestione di questa fase della pandemia: “Io penso si debba usare di più la ragione anziché alimentare la confusione”. La difesa di Salvini c’è, ma con una sorta di avvertimento: “Ha cercato un equilibrio, sforzandosi di ascoltare anche le posizioni di chi non è convinto dei vaccini – dice il governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni – Ora bisogna evitare guerre per bande. Chi ha compiti di responsabilità deve aiutare il Paese a rialzarsi. Il tentativo di Salvini è stato quello di non condannare nessuno”. Poi a The Breakfast Club su Radio Capital, Fedriga è stato ancora più esplicito: “Nel primo partito d’Italia è normale che ci siano correnti diverse, ma dentro la Lega non c’è spazio per i no vax”.
Donato – che lo scorso luglio aveva citato i lager nazisti contro i vaccini e solo qualche giorno fa era stata protagonista di un botta e risposta con l’epidemiologa Stefania Salmaso sull’ivermectina – è più morbida sul segretario, ma ha deciso di alzare bandiera bianca riconoscendo come di fatto sulla questione Green pass la sua linea sia diventata minoranza nel partito: “Si trova in una posizione delicata. Rappresenta un partito con diverse anime, ma c’è una prevalenza della linea dei presidenti di Regione e dei ministri, capeggiati da Giorgetti, a favore delle scelte del governo Draghi”. Salvini, aggiunge, ha “cercato di dare forza a quanti come me giudicano che le decisioni sul Green Pass siano sproporzionate e inadeguate”. Insomma: “Ha dovuto mediare, ma a un certo punto si è fermato, non giudico il suo lavoro”. Che il segretario si sia ritrovato in minoranza è tuttavia innegabile: “Almeno all’interno della segreteria del partito pare che sia così”. E vaticina anche un punto di rottura: “Non pensate che le voci contrarie alla linea pro-governo, fra gli eletti, siano sono quelle di Borghi, Bagnai o Siri. C’è un forte dissenso interno che, laddove non sarà composto, non potrà che emergere: potrà verificarsi pure una scissione”.
L’articolo Lega, l’europarlamentare no vax Donato se ne va: “Prevale la linea di Giorgetti”. Fedriga: “È quella del documento governatori-Salvini” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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