Archivio Tag: Alfonso Bonafede

M5s, Bonafede: ‘Serve riorganizzazione’. Battelli: ‘Territori abbandonati, subito gli Stati Generali’

“Storicamente, alle Regionali, non hanno mai ottenuto grandi risultati“. È il commento, dopo le elezioni, di Giuseppe Conte sul risultato del Movimento 5 stelle, sul quale non si dice “preoccupato”. Più “politica” la riflessione di Sergio Battelli, presidente della commissione Affari europei: “Bisogna cambiare, i territori sono stati abbandonati. Servono subito gli Stati Generali per avere una nuova struttura e una nuova leadership e anche per discutere il ruolo della piattaforma Rousseau”. Secondo il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, “i risultati insoddisfacenti devono essere un ulteriore elemento per portarci a una riorganizzazione“. Gli Stati generali si preannunciano anche come la sede per discutere la collocazione del Movimento. Se per Battelli “in questa fase da soli non si vince” ed è corretto guardare al modello Liguria, che dev’essere “il punto di partenza e non di arrivo”, per il capo delegazione dei 5 stelle al governo “spesso si cade nell’errore che in una Regione basta allearsi per sommare i voti. Ma non è così”.

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La presidente Casellati riprende i senatori: “Non siamo un buon esempio. Ora basta, continuo a vedere assembramenti”

“Senatori, non siamo un buon esempio“. Lo dice la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, richiamando i senatori in Aula a Palazzo Madama a non fare assembramenti, rispettando le distanze previste per il contrasto al coronavirus. In Aula durante la discussione delle mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non sono mancati i capannelli di senatori. “Solo dal rispetto delle regole di sicurezza sanitaria dipenderà la riapertura di tutte le attività e quindi la ripresa economica del Paese. Non fate in modo che debba richiamarvi. vedo spesso assembramenti”, ha concluso Casellati.

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Carceri, Bonafede: “Atti criminali di pochi”. Italia viva: “Via il capo del Dap”. Grasso: “Gestione carente, operatori soli e senza mascherine”

“Fuori dalla legalità, e addirittura, nella violenza non si può parlare di protesta: si deve parlare semplicemente di atti criminali”. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, intervenendo in Senato pochi giorni dopo la rivolta nelle carceri legata all’emergenza coronavirus, ha voluto sottolineare come “le immagini dei disordini e gli episodi più gravi” siano “ascrivibili ad una ristretta parte dei detenuti”: “La maggior parte di essi, infatti”, ha detto ancora, “ha manifestato la propria sofferenza e le proprie paure con responsabilità e senza ricorrere alla violenza”.

Nell’Aula di Palazzo Madama, in replica al Guardasigilli, non sono intervenute solo le opposizioni, ma anche esponenti della stessa maggioranza. Il primo è stato il capogruppo di Italia viva Davide Faraone che ha chiesto sia rimosso il responsabile del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: “Ha gravissime responsabilità”, ha detto. “Quello che è accaduto nelle carceri era prevedibile. Se i detenuti fossero stati responsabilizzati sulle misure probabilmente tutto ciò non sarebbe accaduto. Lei ministro avrebbe dovuto anticipare quello che è capitato. Non si può far finta di niente: bisogna agire su chi è stato responsabile”. Una posizione condivisa anche dall’ex presidente del Senato ed esponente di Leu Pietro Grasso, anche lui in maggioranza: “Molto carente è stata la gestione del capo del Dap. Gli operatori sono stati lasciati soli rispetto alla situazione. Da parte del vertice del Dap ci sono stati gravi ritardi e indecisioni”, ha dichiarato. “Dov’era durante le rivolte? Mi ha stupito leggere che solo ieri sono state mandate le mascherine in carcere”.

Bonafede in Aula ha anche riferito sui numeri delle persone coinvolte: gli “atti criminali” sono stati portati avanti “da almeno 6000 detenuti su tutto il territorio nazionale”, ha detto. “Oltre 40 i feriti della polizia penitenziaria cui va tutta la mia vicinanza e l’augurio di pronta guarigione) e purtroppo 12 i morti tra i detenuti per cause che, dai primi rilievi, sembrano perlopiù riconducibili ad abuso di sostanze sottratte alle infermerie durante i disordini”. Per quanto riguarda il carcere di Foggia, penitenziario che ha riportato “gravi danni strutturali”, Bonafede ha confermato che sono “16 i detenuti ancora latitanti che erano soggetti al regime di media sicurezza”. Quanto al carcere di Modena, teatro della rivolta più cruenta, “gran parte dell’istituto è diventato inagibile”.

E per far fronte a questa situazione eccezionale, ha continuato Bonafede, il governo sta valutando nuove misure: “La task force all’interno del Ministero” sulle carceri “sta preparando possibili interventi per garantire, da un lato, i poliziotti penitenziari e, dall’altro lato, i detenuti. Ma bisogna mantenere la calma ed essere uniti con una consapevolezza. Questo è un momento difficile per il Paese, ma è nostro dovere chiarire, tutti insieme, che lo Stato italiano non indietreggia di un centimetro di fronte all’illegalità”.

Per quanto riguarda le rivendicazioni di alcuni, sulle condizioni di vita dentro le carceri, Bonafede ha dichiarato: “E’ giusto ascoltare le rivendicazioni che arrivano anche dai detenuti che rispettano le regole e che dimostrano di seguire un percorso di rieducazione vero. Ma dobbiamo avere anche il coraggio e l’onestà di dire che tutto questo non ha nulla a che fare con gli incendi, i danneggiamenti, le devastazioni e addirittura le violenze contro gli agenti della polizia penitenziaria”.

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Prescrizione, Bonafede: “Presto riforma processo penale in Consiglio ministri”. Pd: “Si è aperta una nuova fase”. Iv: “Passi avanti, ma non basta”

“Nella riunione ci sono stati importanti passi avanti per portare in tempi brevi la riforma del processo penale in Consiglio dei ministri. C’è stato un input importante del presidente del Consiglio”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede al termine del vertice di maggioranza durato quattro ore. “Abbiamo anche valutato”, ha aggiunto, “l’ipotesi di chiedere conto ai magistrati che sforano i tempi in appello. Se si creano le condizioni perché tutti siano in grado di rispettare i tempi si può chiedere che i magistrati lavorino in tempi definiti”, ha spiegato il ministro. “La riforma della prescrizione rimane, così come è entrata in vigore il primo gennaio. E’ stata proposta dal premier Conte la possibilità di inserire nella riforma del processo penale una distinzione tra sentenza di condanna e assoluzione. E’ una proposta del premier che io ho accolto, ora tutte le forze di maggioranza faranno le proprie valutazioni”.
Si è aperta una fase nuova“, è stata l’apertura del Partito democratico, attraverso le parole del responsabile giustizia Walter Verini, al termine del vertice. Ma, hanno chiarito i dem, la proposta Pd presentata pochi giorni prima dell’entrata in vigore della riforma Bonafede (e che introduce una “prescrizione processuale” a seconda dei gradi di giudizio o della sentenza di assoluzione o condanna, ndr) resta ancora in campo. “Significativo l’abbandono di rigidità, valuteremo nelle prossime ore”, ha precisato Verini. Più duri i toni dei renziani di Italia Viva: Abolito il totem prescrizione, ma questo vertice non è stato risolutivo. Non siamo ancora soddisfatti della proposta fatta. Se non ci convincerà, manteniamo l’ipotesi di valutare la proposta Costa”, è tornato a minacciare il capogruppo renziano al Senato, Davide Faraone.

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Riforma della prescrizione, il no delle destre ce lo possiamo pure aspettare. Ma il Pd?

di Andrea Taffi

Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede (che io stimo e apprezzo) sulla legge di riforma della prescrizione (quella che entrerà in vigore il 1 gennaio 2020) ha detto una cosa sacrosanta: nonostante le forze politiche che compongono il governo siano tutte d’accordo, mantengono una posizione ambigua e tale da determinare una posizione di stallo.

Sì, perché il principio che il termine di prescrizione di un reato si interrompa dopo la sentenza di primo grado, evitando così strumentalizzazioni dell’imputato sulla durata del suo processo e sul raggiungimento dell’assoluzione senza un giudizio sul merito – in barba alle vittime del reato -, non può non essere condiviso da forze politiche che si professano (anche se al minimo sindacale) di sinistra. Diverso il discorso per le destre.

Eppure la legge sulla riforma della prescrizione è osteggiata dal Pd (per non parlare di Italia Viva) che (in teoria) dovrebbe plaudire a una simile legge, non fosse altro perché Matteo Salvini, sulla quella stessa questione, ha preferito addirittura far cadere il governo del quale era vice premier. Si dice (è il Pd a dirlo) che riformare la prescrizione va bene (in assoluto), ma che questo non deve andare a scapito della lungaggine del processo penale, il quale con una prescrizione modificata come dice la nuova legge, rischierebbe di diventare infinito.

Io non credo che sia così, non penso che interrompere la prescrizione dopo la sentenza di primo grado allunghi il processo, anzi. Infatti, una buona (se non la maggior) parte degli appelli e poi dei ricorsi in Cassazione sono fondati solo sulla volontà di allungare il processo nella speranza da parte dell’imputato di sentire un giudice dichiarare la intervenuta prescrizione, dunque l’assoluzione.

Io credo, invece, che se l’imputato sa che appellare la sentenza di primo grado e poi ricorrere in Cassazione non gli garantirà la salvezza, perché incapace nel merito di dimostrare la sua innocenza, magari quello stesso imputato deciderà di patteggiare e chiudere lì le sue vicissitudini giudiziarie. E questo a tutto vantaggio di un processo che da infinito (come poteva essere) diventerà brevissimo.

Ecco, se il Pd, se Italia Viva, se chiunque altra forza politica vuole che gli imputati (non tutti, però, solo quelli che possono permettersi di pagare per anni un avvocato) continuino a strumentalizzare il principio di una prescrizione che non si interrompe dopo il primo grado di giudizio, beh, quelle forze politiche fanno qualcosa di sbagliato e oggettivamente inaccettabile. Ora, da Forza Italia, dalla Lega e dalla destra in genere una volontà del genere ce la possiamo anche aspettare.

Ma dal Pd? Dobbiamo veramente aspettarci che la sinistra (anche se annacquata come quella del Pd) voglia veramente bloccare il principio acclarato e consacrato dalla legge sulla riforma della prescrizione targata 5 stelle? E come possiamo credere che il Pd voglia fare tutto ciò al punto da allearsi a questo scopo con Forza Italia?

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