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Australia, protesta a Melbourne contro il lockdown. Migliaia in piazza al grido di: “Vergogna, vergogna”

A Melbourne tornano le proteste contro il lockdown imposto dal governo. La manifestazione è stata molto partecipata, sono migliaia le persone scese in piazza e hanno scandito slogan contro il governo. In molti non hanno indossato protezioni nonostante le distanze ravvicinate. Manifestazioni meno partecipate anche Sidney e Birsbane.

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Un volo di sette ore verso il nulla: in 10 minuti i biglietti sono andati tutti esauriti, nonostante il prezzo

Un “volo verso il nulla”. È quanto si è inventata la compagnia aerea australiana Quantas, che ha lanciato un volo senza nessuna destinazione. Come è possibile, vi chiederete. Ebbene, si tratta di un viaggio in aereo che si svolge esclusivamente per lo scopo del viaggio, non per raggiungere una meta. Insomma, si sale a bordo e ci si gode un volo panoramico di sette ore sui luoghi simbolo dell’Australia. Una trovata che è piaciuta molto agli australiani visto che in appena dieci minuti tutti i biglietti sono andati esauriti.

“È probabilmente il volo più venduto nella storia di Qantas“, ha detto un portavoce della compagnia aerea. Il volo panoramico “Great Southern Land” verso il nulla decollerà dall’aeroporto di Sydney il 10 ottobre senza “nessun passaporto o quarantena richiesta”. Il Boeing 787 Dreamliner percorrerà un circuito a bassa quota su attrazioni iconiche come Uluru, la Grande Barriera Corallina e il porto di Sydney, prima di atterrare di nuovo al punto di partenza. I posti economici sono stati venduti per circa 780 dollari (570 dollari Usa), mentre il prezzo della business class è partito da 3.787 dollari.

“Sapevamo che questo volo sarebbe stato popolare, ma non ci aspettavamo che i biglietti andassero esauriti in 10 minuti”, ha detto Qantas. “La gente chiaramente sente la mancanza del viaggio e dell’esperienza di volare“. Se la domanda c’è, cercheremo sicuramente di fare altri voli panoramici mentre aspettiamo che si aprano le frontiere”.

L’ammiraglia australiana ha subito un grosso colpo finanziario dalla pandemia del coronavirus. Il mese scorso ha riferito che le sue entrate per 12 mesi sono state ridotte del 20,6%, pari a 4 miliardi di dollari australiani. Il Ceo del Gruppo Qantas, Alan Joyce, ha sottolineato che la seconda metà dell’anno è stata la condizione più difficile che la compagnia aerea abbia mai affrontato nei suoi 100 anni di storia. “Questo volo, e forse anche di più, significa lavoro per la nostra gente, che è più entusiasta di chiunque altro di vedere gli aerei di nuovo in cielo”, ha aggiunto Joyce.

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Sub vede una balena incastrata tra due reti e la libera: ora rischia una multa salata

Vede una balena incastrata tra due reti e non ci pensa due volte a provare a liberarla ma il salvataggio del cetaceo gli costa una denuncia. È quanto successo a un sub australiano che stava facendo un’immersione nella Gold Coast: mentre era in mare ha notato la balena incastrata in una delle barriere di protezione anti-squali situate al largo delle spiagge in cui è consentita la balneazione, per evitare pericolosi incidenti. Così non ci ha pensato due volte ad avvicinarsi all’animale e provare a liberarlo, senza attendere l’arrivo della squadra di soccorso del Dipartimento locale della Pesca.

Salvata la balena, all’uomo è arrivata una denuncia e ora rischia un multa salata perché così facendo si è spostato in un’area dove non era consentita la balneazione perché appunto oltre le barriere anti-squalo. “Stavo nuotando quando ho visto la balena e mi son avvicinato per godere dello spettacolo. Poi ho capito che era finta nella rete e ho pensato che non era così bello. Quindi sono andato oltre e mi sono avvicinato e poi l’adrenalina è salita e ho decisi di liberarla”, ha raccontato l’uomo ai giornali locali spiegando di aver svolto l’operazione con cautela per cercare di evitare di essere strattonato dall’animale o di rimanere lui stesso intrappolato nelle reti ed è riuscito nel suo obiettivo. Ora attende l’esito dell’inchiesta aperta a suo carico.

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Coronavirus, boom di contagi in Francia e Spagna. Catalogna in isolamento. Berlino chiude i bar, in Grecia anche negozi. Oms: “Europa epicentro pandemia”. Bolsonaro: “Sono negativo”

L’emergenza coronavirus si espande sempre più oltre l’Europa, che l’Oms considera ora “nuovo epicentro della pandemia“, della quale “è impossibile prevedere il picco”. Tante le misure che i Paesi in tutto il mondo stanno mettendo a punto per cercare di frenare l’epidemia. Repubblica Ceca, Polonia e Danimarca sigillano i confini, mentre la la Spagna, il Paese europeo più colpito dopo l’Italia, ha dichiarato lo stato di emergenza, dopo che in un solo giorno si sono registrati mille casi in più, sforando la soglia dei 4mila. Le vittime sono passate da 84 a 120. A fronte della situazione, la Catalogna ha dichiarato l’isolamento: è la prima comunità autonoma di tutto il Paese a prendere questa decisione. Boom di contagi anche in Francia, che arrivano a 3.600. Stretta in Germania, dove arrivano a 3.300: 13 Land su 16 chiudono le scuole, e Berlino ferma bar, discoteche, pub e ristoranti da martedì 17 marzo fino al 19 aprile, dopo avere già annunciato la chiusura di biblioteche, teatri e musei. La Grecia, nonostante finora abbia registrato soltanto 190 casi, chiude negozi, bar e Acropoli. Il Regno Unito rinvia le amministrative di un anno, al 2021, mentre per il consigliere scientifico di Johnson “il 60% della popolazione dovrebbe essere infettato per sviluppare immunità di gregge”. Diversi Paesi chiudono le frontiere con l’Italia, ma la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen avverte: “I controlli sono giustificati, ma le misure devono essere proporzionate”. Anche il resto del mondo deve fare i conti con l’avanzata del virus che si propaga dall’Oceania al Nord-America, toccando le alte sfere: positivo Peter Dutton, ministro australiano e Sophie Gregoire Trudeau, moglie del premier canadese Justin.

Ad avere gettato nello scompiglio anche la Casa Bianca è stato il sospetto che il presidente brasiliano Jair Bolsonaro fosse positivo al coronavirus: un’ipotesi ventilata dai media nazionali e smentita da lui stesso su Facebook dopo essersi sottoposto al test. Tutto nasce dal suo portavoce, che era risultato contagiato di rientro dalla Florida, dove una delegazione brasiliana aveva cenato con Donald Trump nella residenza di Mar-a-Lago sabato sera. Il presidente statunitense ha annunciato una conferenza stampa sull’emergenza alle 3 del pomeriggio, le 20 italiane. E il sindaco di Miami Francis Suarez, che ha partecipato ad eventi insieme ai due presidenti, è risultato positivo. Si trova in autoisolamento. Negli Stati Uniti i casi di coronavirus hanno superato i duemila, almeno 2.033 secondo i dati delle autorità federali e statali. I morti sono 47.

Proclamato lo stato di emergenza in Spagna – Il picco più grave di contagi si registra in Spagna, dove oggi ci sono mille positivi in più rispetto a ieri. Tutta la famiglia reale si è sottoposta al test, risultando negativa, ma Letizia passerà comunque un periodo in isolamento: una settimana fa aveva avuto un incontro con la ministra per le Pari Opportunità Irene Montero, risultata positiva. La Gran Bretagna “sconsiglia” i voli a Madrid, nella regione di La Rioja e nei comuni della Spagna di La Bastida, Vitoria e Miranda de Ebro, i principali focolai di coronavirus. Nella comunità di Madrid si registrano 86 morti e 2.659 casi di persone positive. Il presidente della Generalitat Quim Torra ha annunciato l’isolamento di tutta la Catalogna, prima comunità autonoma di tutto il Paese a prendere questa decisione. Finora, la quarantena riguardava quattro comuni e circa 70mila persone. “Lo Stato deve accompagnarci sulle vie di accesso di sua competenza, per fermare gli ingressi ai porti, agli aeroporti e al sistema ferroviario, e noi abbiamo trasmesso questa richiesta”, ha aggiunto Torra.

Francia, boom di casi – In 24 ore sono 800 i casi accertati, che portano il totale a 3.661. I decessi sono in tutto 79, 18 più di ieri. I malati in terapia intensiva sono 154. Chiudono il castello di Versailles, la Tour Eiffel “dalle 21 e a tempo indefinito”, e il Louvre, ma sono consentite le messe festive fino a 100 persone coi fedeli distanziati tra i banchi (“lasciando una sedia vuota tra una persona e l’altra e tra una fila e l’altra”). Macron chiude scuole e università francesi.

Regno Unito rinvia le amministrative al 2021 – Il governo britannico ha formalizzato oggi la decisione di rinviare la tornata di elezioni amministrative prevista a maggio in Inghilterra a causa dell’emergenza coronavirus. Il voto verrà spostato addirittura di un anno: oltre le raccomandazioni della Commissione elettorale, che ieri aveva indicato la necessità di un rinvio almeno fino all’autunno. La consultazione più importante è quella per la poltrona di sindaco di Londra, sulla quale il laburista Sadiq Khan dovrà essere a questo punto prorogato. Johnson avverte i cittadini “molte famiglie perderanno prematuramente i loro cari”, ma il governo e le autorità sanitarie confidano di poter evitare il picco italiano attraverso una serie di misure graduali e intermedie.

Germania richiama medici in pensione – Il Ministro della Salute Jens Spahn chiede a tutti i direttori di ospedale in Germania di richiamare in servizio il personale in pensione per la cura dei pazienti affetti da coronavirus. Lo rivela Bild citando una circolare del ministero della Salute. 13 Laender su 16 totali chiudono le scuole: sono Nordreno-Westfalia, Assia, Brandeburgo, Sassonia Anhalt, Turingia, Baden-Wuerttemberg, Renania-Palatinato, Bassa-Sassonia, Schleswig-Holstein, Saarland. Le città di Amburgo e Brema si aggiungono alla Baviera e alla città di Berlino che lo avevano già annunciato.

Von der Leyen: “No chiusura delle frontiere” – Di fronte alle scelte di diversi Paesi, compresa l’Austria che ha sigillato trafori e valichi con l’Italia, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha messo in guardia contro la chiusura unilaterale delle frontiere. “Il mercato unico deve funzionare. Non è positivo quando uno Stato membro adotta misure unilaterali, questo ha un effetto domino, impedisce che gli equipaggiamenti raggiungano pazienti e ospedali”, ha spiegato. “Sono in stretto contatto con Francia e Germania, che sono disponibili ad adottare le misure richieste alle frontiere”, ha aggiunto. “Abbiamo visto controlli alle frontiere, dobbiamo proteggere la popolazione civile ma valutare come farlo perché sia efficace – puntualizza – Alcuni controlli potrebbero essere giustificati, ma il divieto generalizzato non è considerato efficace dall’Oms e ha un impatto socioeconomico, sconvolge la vita di persone e imprese. Le misure devono essere proporzionate”. Quindi ha spiegato che sono pronte delle linee guida europee per lo screening sanitario alle frontiere: “Perché ogni misura possa aver effetto ed essere efficace deve essere coordinata, gli Stati membri devono collaborare, ancor di più se adiacenti”, ha concluso. Anche molti porti, avvertono le associazioni di armatori, stanno chiudendo alle navi italiane.

Stati Uniti, Trump convoca conferenza stampa – Si aggrava anche la situazione negli Usa e la Louisiana è il primo Stato che ha deciso di rinviare le primarie democratiche, che dovevano svolgersi il 4 aprile. Trump ha convocato una conferenza stampa per parlare dell’epidemia del coronavirus nel Paese: parlerà questa sera alle 20 ora italiana (le 15 locali). Secondo l’agenzia Bloomberg lo scopo è dichiarare l’emergenza nazionale. In tutti gli Stati, complessivamente, i casi sono più di 1700 e le vittime 41: “Se avessimo avuto confini deboli o aperti, quel numero sarebbe molto più alto!”, ha commentato Trump su Twitter. La Cnn, citando anonime fonti vicine al presidente, suggerisce che sia preoccupato per l’incontro con un membro dello staff di Bolsonaro risultato positivo. Alla cena era presente anche il senatore repubblicano Lindsey Graham, che si è sottoposto al test, ma né Trump né il vicepresidente Mike Pence hanno ancora fatto il tampone. Secondo Fox News in queste ore è in corso una riunione d’emergenza alla Casa Bianca. “In questo momento in America è più facile ottenere un Ar-15 (il fucile semiautomatico più usato nelle sparatoria di massa, ndr) che un test per il Covid-19”, ha twittato il senatore dem Bob Casey.

Brasile, Bolsonaro negativo ma il Paese si prepara all’emergenza – Dopo una giornata di conferme e smentite da parte della stampa, il presidente Jair Bolsonaro ha annunciato su Facebook di essere negativo al coronavirus. Nel post ha incluso una foto in cui fa il gesto dell’ombrello. In ogni caso, il Paese si prepara ad affrontare l’emergenza: il ministero della Sanità brasiliano ha annunciato il reclutamento di 5mila professionisti, da lunedì prossimo, attraverso il programma ‘Mais Medicos’ per contribuire a combattere l’epidemia Pronti duemila posti letto supplementare, in caso di necessità. Attualmente, il Paese sudamericano ha 77 casi confermati, ma secondo i media sarebbero molti più. I casi sospetti sono invece passati da 930 a 1.422, con un aumento del 50% in meno di un giorno.

Australia, contagiato il ministro dell’Interno australiano – Il ministro degli Interni australiano, Peter Dutton, ha annunciato di essere stato contagiato: “Stamani mi sono svegliato con febbre e mal di gola”, ha scritto sui Twitter. “Ho subito avvertito il dipartimento della Salute del Queensland e sono stato sottoposto al test per il Covid-19 che è risultato positivo. Sto bene e vi terrò aggiornati”, ha concluso il membro del governo dell’Australia, dove si contano 156 casi. Secondo l’emittente Nds News, nove giorni fa aveva incontrato Ivanka Trump, consigliera e figlia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e il ministro della Giustizia statunitense William Barr.

Canada, positiva la moglie di Trudeau – Anche Sophie Gregoire Trudeau, moglie del primo ministro canadese Justin Trudeau, è risultata positiva. Il marito è in “buona salute senza sintomi”, ha reso noto il suo staff, ma “come misura precauzionale e seguendo i consigli dei medici, sarà isolato per un periodo di 14 giorni”. Trudeau, sempre su consiglio dei medici, continuerà le proprie attività quotidiane durante l’autoisolamento, dato che non mostra sintomi. Il premier “non sarà sottoposto a test in questa fase poiché non ha sintomi”. Per lo stesso motivo, i medici affermano che “non vi è alcun rischio per coloro che sono stati in contatto con lui di recente”. Trudeau ha annunciato che il parlamento resterà chiuso fino al 20 aprile. Tutti i partiti hanno votato a favore della chiusura, dichiarandosi disposti a prorogarla se sarà necessario. La principale conseguenza sarà il rinvio del bilancio federale, che doveva essere approvato entro il 30 marzo. Trudeau intanto lavora da casa.

Grecia – I casi di contagio salgono a 190 e il Paese chiude bar, ristoranti, palestre, centri commerciali, musei e siti archeologici inclusa l’Acropoli. Gli impiegati pubblici lavoreranno a turni alternati per evitare affollamenti in uffici e mezzi di trasporto. Atene aveva già deciso di chiudere le scuole nei giorni scorsi.

Bulgaria, sanzioni per chi viola le disposizioni sanitarie – Oggi è stato imposto lo stato di emergenza e il parlamento di Sofia ha approvato anche emendamenti al Codice penale che prevedono misure più severe per chi non osserva le disposizioni sanitarie, compresa la quarantena. Sono previsti, infatti, fino a cinque anni di reclusione e una multa da 10 mila a 50 mila lev (da 5 mila a 25 mila euro). I deputati hanno approvato anche la possibilità di vietare l’ingresso nel paese di stranieri, ad eccezione di coloro che hanno il permesso di soggiorno a lungo termine. A partire da oggi fino al 29 marzo, rimarranno aperti in Bulgaria soltanto i negozi di generi alimentari e le farmacie.

Islanda – E l’Islanda, con una decisione senza precedenti nella sua storia, chiude licei e università. Due metri di distanza nei posti di lavoro, vietati gli eventi con più di 100 partecipanti e test a tappeto. Nel Paese sono 126 i casi segnalati di coronavirus.

Turchia, nuove misure – 5 casi. Tre nuovi fanno parte dello stesso nucleo familiare e sono collegati ai primi due contagi già registrati. Inoltre, due di queste persone soffrivano già di problemi respiratori. Il governo di Recep Tayyip Erdogan ha iniziato ad assumere diverse misure per cercare di contrastare la diffusione del Covid-19. Dopo aver annunciato ieri la chiusura temporanea da lunedì di scuole e università, Ankara ha stabilito 12 giorni di congedo a casa sempre da lunedì per gli impiegati statali considerati a rischio, tra cui donne incinta, puerpere e persone con più di 60 anni. Gli impiegati statali tornati recentemente dall’estero dovranno restare in isolamento casalingo per due settimane. Aumentano anche le restrizioni sui viaggi all’estero per i cittadini turchi. Il totale dei Paesi off limits, tra cui era già stata inserita l’Italia, è stato portato a 14. È stato invece escluso per il momento lo stop al massimo campionato di calcio, le cui partite si giocheranno tuttavia a porte chiuse fino a fine aprile.

Primo caso di coronavirus all’Onu – Una diplomatica filippina è risultata positiva. È stata al Palazzo di Vetro lunedì per i lavori del comitato legale dell’Assemblea generale e si è fermata in una sala riunioni per mezz’ora soltanto quando era ancora asintomatica. In quel periodo ha incontrato altri due diplomatici e la sala riunioni usata è già stata pulita tre volte da lunedì. L’Onu da giorni ha chiuso il quartier generale alle visite del pubblico e ridotto le presenze dello staff invitando al telelavoro.

Primi casi in Kenya e a Trinidad, chiuso l’Everest – Mentre rallenta il numero di contagi in Corea del Sud – 111, ai minimi da due settimane – si registrano i primi casi in zone fino ad ora risparmiate: in Kenya, annuncia il ministro della Sanità kenyota Mutahi Kagwe, è risultato positivo un uomo rientrato dagli Stati Uniti, le cui condizioni sono stabili. Primo caso anche in Etiopia, un cittadino giapponese. Contagio “importato” anche a Trinidad e Tobago, stato insulare dell’America centrale caraibica. Si tratta di un uomo di 52 anni tornato dalla Svizzera. Il Nepal, intanto, ha annunciato di aver annullato tutte le spedizioni sull’Everest per il resto della stagione nel tentativo di contenere l’epidemia: “Le autorizzazioni a scalare sono annullate fino alla fine di aprile”, ha detto il ministro del Turismo nepalese Kedar Bahadur Adhikari secondo quanto riportato dal Guardian.

Cina, solo 8 positivi in un giorno – Nello Stato dov’è partita l’epidemia la corsa del Covid-19 si è quasi arrestata, facendo contare appena 8 nuove positività nelle ultime 24 ore. Si tratta del numero più basso di contagi dall’inizio dell’emergenza, ormai sette settimane fa.

Asiatiche a picco, Tokyo -6% – Le Borse asiatiche chiudono in profondo rosso dopo il tonfo di Wall Street che ha registrato il peggior calo dal Black Friday del 1987. I mercati risentono della minaccia del coronavirus sull’andamento dell’economia globale. Crolla Tokyo che chiude in calo del 6,08%, ai minimi in 30 anni. In rosso la Cina con Shanghai (-1,2%), Shenzhen (-1%) e Hong Kong (-2,5%). Male anche Seul (-3,4%) mentre sono in rialzo Mumbai (+1,3%). Sul mercato valutario lo yen si apprezza sul dollaro a 105,40 e sull’euro a 118,20.

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Coronavirus, 1800 morti, ma rallentano i contagi. Pechino cancella i dazi sull’import di forniture mediche dagli Stati Uniti

L’epidemia da coronavirus rallenta. O almeno, questo mostrano gli ultimi dati diffusi dalle autorità di Pechino: per il tredicesimo giorno consecutivo cala il numero di contagi fuori dalla provincia di Hubei, epicentro dell’epidemia da Covid-19, il nome con cui la comunità scientifica ha classificato la nuova polmonite virale. I casi di infezione nel mondo sono più di 71mila, di cui 70.548 nella Cina continentale, dove i morti sono 1.800. Tra le vittime, anche il direttore dell’ospedale di Wuhan, Liu Zhiming. Altri cinque decessi sono stati registrati fuori dai confini, di cui uno solo in Europa, in Francia. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, frena: “Serve cautela, è troppo presto per dire se questo calo segnalato continuerà”.

Tutto pronto per il rientro degli italiani ancora bloccati sulla nave da crociera Diamond Princess: dei 35 connazionali, tra passeggeri ed equipaggio, solo 22 torneranno in Italia su un volo speciale. Il capitano ha scelto di restare a bordo, con altri membri dello staff.

In Cina – Il sistema sanitario cinese è duramente messo alla prova: sono arrivati migliaia di sanitari negli ospedali di Wuhan per aiutare a fronteggiare l’emergenza, ma cominciano a mancare le forniture . La Cina perciò ha deciso l’esenzione dai dazi sull’import di attrezzature mediche dagli Usa necessarie per il monitoraggio dei pazienti, per le trasfusioni di sangue e per misurare la pressione. Dal 2 marzo saranno accettate le domande delle società cinesi importatrici per ottenere l’esenzione dai dazi addizionali imposti durante la guerra commerciale su alcuni prodotti Usa.

In molte città fabbriche rimangono chiuse, gli uffici vuoti: per provare a ripartire si punta sullo smart working. Le scuole di Shanghai, chiuse ormai da tre settimane, hanno annunciato lezioni online a partire dal 2 marzo: nell’impossibilità di prevedere una riapertura, si attivano piattaforme e-learning per cercare di mantenere una specie di normalità per gli alunni.

La Diamond Princess – Dopo le evacuazioni da parte di Stati Uniti e Canda, anche l’Australia ha annunciato il rimpatrio di 200 australiani in quarantena sulla nave da crociera ancorata nel porto giapponese di Yokohama. Almeno 15 australiani sono fra i 454 casi confermati a bordo della nave, da quando il primo passeggero è risultato positivo al virus. La compagnia aerea Qantas riporterà in Australia decine di famiglie che sono state confinate alle loro cabine per due settimane: all’atterraggio trascorreranno un’altra quarantena di due settimane in un ex campo di minatori presso Darwin, nel nord del continente, dove sono già presenti 250 altri australiani arrivati da Hubei.

La falla del sistema in Cambogia – Le autorità locali e l’armatore della nave da crociera americana Westerdam si sono messi sulle tracce degli oltre 1.200 passeggeri sbarcati ieri dalla nave nel porto cambogiano di Sihanoukville, dopo che una donna statunitense di 83 anni, scesa dalla nave, è risultata affetta da coronavirus allo scalo malaysiano di Kuala Lumpur. La nave aveva ricevuto cinque rifiuti da altrettanti Stati, prima di poter gettare l’ancora in Cambogia: ma una volta scesi a terra, molti passeggeri risultano mancanti. Il sospetto è che si siano già imbarcati su voli commerciali per rientrare nei rispettivi Paesi. Almeno 145 di questi sono passati per la Malaysia. Gli altri si trovano nella capitale Phnom Penh, dove si sottoporranno al test per il covid-19.

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Australia, premier sotto accusa: ai dossier ufficiali su ondate di calore e rischio incendi rispose negando i cambiamenti climatici

Il primo ministro australiano Scott Morrison nelle ultime ore ha “messo in guardia” sulla possibilità che gli incendi che stanno devastando il suo Paese possano durare per mesi. Previsioni che, a dire il vero, il liberaldemocratico Morrison aveva già condiviso nel suo discorso di fine anno, suscitando polemiche e indignazione. Perché quando a “metterlo in guardia” sono stati gli esperti, gli appelli sono stati ripetutamente inascoltati dal leader. Negazionista climatico da sempre, con la complicità dei media. In particolare di Rupert Murdoch, che nel suo Paese controlla il 58% della stampa. Appelli inascoltati ben prima degli ultimi mesi e settimane. Quando, mentre l’Australia bruciava, Morrison ha deciso di non rinunciare alle sue vacanze alle Hawaii. Salvo, poi, essere costretto a un precipitoso rientro prima di Natale. Persino nel suo discorso di Capodanno alla nazione, il premier si è guardato bene dal collegare gli incendi alle emissioni di carbonio e ai cambiamenti climatici, sostenendo che gli australiani sono abituati ad affrontare “catastrofi naturali, inondazioni, guerre mondiali, malattie e siccità”. Un miopia che ha portato nel diciottesimo Paese più ricco al mondo, con quasi 50mila dollari di Pil pro capite, a danni economici stimati in circa 165 milioni di dollari solo di richieste di risarcimento alle assicurazioni.

GLI APPELLI INASCOLTATI – A questo ha condotto la nota posizione negazionista di Morrison. Citando il dipartimento degli Affari interni, il quotidiano britannico The Guardian ha di recente rivelato che il governo australiano era stato avvertito, già dopo le elezioni di fine maggio, che il Paese doveva prepararsi a più frequenti ondate di caldo e incendi boschivi e che i cittadini avrebbero corso dei rischi senza un’azione efficace sul cambiamento climatico. In un rapporto consegnato al governo dallo stesso ministro degli Affari Interni, Peter Dutton, si parlava di “catastrofi” esacerbate dai cambiamenti climatici. D’altro canto, già a ottobre 2018, il governo australiano non ne aveva voluto sapere di ascoltare quello che per il cambiamento climatico è diventano l’appello degli appelli: il rapporto del Comitato dell’Onu per il clima (Ipcc), presentato alla vigilia della riunione dei ministri europei dell’ambiente, a Bruxelles, chiamati ad adottare la posizione per la COP24, che si è poi tenuta a dicembre in Polonia. Anche in quella occasione, di fronte ai maggiori esperti del Pianeta che avevano messo in guardia sulle conseguenze di un aumento di oltre 1,5° Celsius della temperatura, il primo ministro Scott Morrison, sulle orme del predecessore Malcolm Turnbull, ha difeso le compagnie minerarie, dichiarando che il rapporto non presentava raccomandazioni al Paese e che la priorità del governo era (ed è rimasta, ndr) quella “di assicurare che i prezzi dell’elettricità siano più bassi per le famiglie e per le aziende”. Il carico lo ha messo il ministro dell’Ambiente, Melissa Price, sottolineando che il rapporto dell’Ipcc ha lo scopo di informare i responsabili politici, ma non è “prescrittivo”. Figurarsi, nel Paese dove la vittoria elettorale di Morrison ha permesso al magnate del carbone Clive Palmer di annunciare la costruzione della più grande miniera di carbone dell’Australia.

DAL MELOMYS ALL’ECATOMBE DI ANIMALI – Poco meno di un anno fa un altro campanello d’allarme: a febbraio 2019 è stato dichiarato estinto il melomys di Bramble Cay, un topo che viveva su una piccola isola al largo del continente australiano, a meno di tre metri sul livello del mare. Si è trattato del primo mammifero dichiarato ufficialmente estinto a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo che, in questo caso, hanno portato all’innalzamento del livello del mare e, quindi, alla distruzione del suo habitat naturale. Di certo non è stato il solo mammifero ucciso dal clima sconvolto dalle attività umane, ma per la prima volta è stata riconosciuta una relazione causa-effetto. In Australia è diventato un caso, tra le accuse degli ambientalisti per la scarsità delle risorse stanziate per la conservazione della fauna selvatica. La senatrice del partito dei Verdi, Janet Rice, presidente della commissione di inchiesta del Senato australiano sugli animali in via di estinzione, in quell’occasione spiegò che erano “più di 500 le specie a rischio estinzione in Australia”. E aggiunse: “La dipendenza dai combustibili fossili è garanzia di morte per molti altri animali minacciati”. Forse neppure la senatrice, pronunciando quelle parole, aveva immaginato la devastazione degli incendi degli ultimi mesi. In base alle stime degli ecologisti dell’Università di Sydney, dall’inizio dell’emergenza incendi ad oggi sono 480 milioni gli animali colpiti, anche se – come ha spiegato alla BBC Chris Dickman, tra gli autori del rapporto su cui si basano le stime – tra essi ci sono sia quelli appartenenti a specie più piccole, meno mobili e più dipendenti dalla foresta, con probabilità di sopravvivenza quasi nulle, sia quelli di grossa taglia e maggiormente in grado di allontanarsi dagli incendi. Resta, di fatto, un’ecatombe.

IN NOME DEL CARBONE – Nonostante tutto, in un’intervista a Seven Network, il primo ministro ha annunciato: “Non cancellerò il lavoro di migliaia di australiani allontanandomi dalle industrie tradizionali”. A febbraio 2017, da ministro del Tesoro, Morrison si presentò in Parlamento con un pezzo di carbone, dicendo: “Non dovete aver paura, non vi farà male”. L’Australia è la maggiore esportatrice di carbone e gas al mondo, ma è anche uno dei peggiori inquinatori. Tanto che il Climate Change Performance Index (CCPI) 2020 indica il Paese alla 56^ posizione (su 61) nella classifica generale, assegnandole il peggior punteggio nella valutazione della politica climatica. Punteggio zero. Al raggiungimento del quale ha contribuito la cancellazione della Garanzia Energetica Nazionale (NEG), programma energetico, tra l’altro già ritenuto insufficiente per raggiungere gli obiettivi degli accordi di Parigi. Alla recente conferenza sul clima di Madrid è venuto a galla il nuovo obiettivo dell’Australia: utilizzare i vecchi crediti di carbonio legati agli obiettivi per il 2020 per rispettare gli impegni presi per il 2030, evitando così di giocarsi tutto sul taglio delle emissioni di CO2. D’altro canto finora non si è fatto nulla in questa direzione. La tragedia di questi mesi ha scatenato contro il governo le polemiche e la rabbia degli australiani, finora rimasti a guardare, tra l’assenza di una forte opposizione laburista e l’effetto Murdoch.

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Australia, il koala fugge dagli incendi e cerca acqua: una ciclista si ferma e gli dà quella della sua borraccia

Cercava acqua e, per fortuna, l’ha trovata grazie al soccorso prestato dalla ciclista australiana Anna Heusler. Protagonista del tenero video pubblicato su Instagram dalla stessa ciclista è un koala che fugge dagli incendi che stanno devastando l’Australia. La scena in cui l’animale si arrampica sulla bicicletta e beve dalla borraccia della Heusler è stata ripresa lungo una strada che porta ad Adelaide, una delle città più colpite dall’ondata di calore dovuta ai focolai. “C’erano molti ciclisti vicino a me. Molti si sono fermati e mi hanno detto che hanno assistito alla cosa più bella della loro vita. Che esperienza davvero meravigliosa!”, ha scritto la donna come didascalia della clip pubblicata sui social.

Video Instagram/ bikebug2019

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