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Coronavirus, il coro dei volontari alla fine dei lavori per il nuovo ospedale di Bergamo: “La gente come noi non molla mai”

Hanno lavorato gratis per dieci giorni e in dieci giorni hanno tirato su, dal nulla, il nuovo ospedale in Fiera. I volontari (alpini, tifosi della curva Nord dell’Atalanta e artigiani) hanno festeggiato ieri la fine dei lavori per la struttura che dovrebbe entrare in funzione lunedì prossimo. “La gente come noi non molla mai”, hanno cantato.

Video Facebook/Confartigianato Bergamo

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Coronavirus, diretta – Speranza: “Tutte le misure restrittive prorogate fino al 13 aprile”. Circolare sulle passeggiate con figlio, Viminale: “Non ha cambiato regole”. Gallera ribadisce: “Folle, spero venga ignorata”

Siamo arrivati al picco, ma ci vorrà ancora del tempo prima di iniziare la discesa. Non si sa quando l’Italia uscirà dall’emergenza coronavirus e, mentre il governo valuta un piano per la graduale riapertura, il ministro Roberto Speranza ha annunciato la proroga di tutte le misure restrittive di limitazione alle attività e agli spostamenti “fino al 13 aprile“. Proprio sulle misure restrittive e sulla loro interpretazione emerge intanto un nuovo scontro tra Regioni e Viminale dopo la circolare diffusa ieri che precisa quando è consentita la passeggiata tra genitore e figlio vicino casa. Il ministero in una nota ha chiarito che si trattava solo di un chiarimento, ma che “le regole non sono cambiate“. L’assessore al Welfare della Lombarda, Giulio Gallera, ha però ribadito: “Circolare folle e insensata, spero cittadini la ignorino”. Gallera ha anche rilanciato la polemica sulle mascherine: “Inaccettabile che siano ferme in attesa delle verifiche dell’Iss”.

Speranza al Senato: “Misure prorogate fino al 13 aprile” – La decisione del governo è di “prorogare fino al 13 aprile tutte le misure di limitazione alle attività e agli spostamenti individuali finora adottate”. Lo ha annunciato il ministro della Salute Speranza nel corso di una informativa in Senato. Il ministro ha avvertito di non abbassare alla guardia: “Voglio ribadire un concetto espresso dalla comunità scientifica: attenzione a non commettere errori adesso, attenzione ai facili ottimismi”. Sulla riapertura, che sarà “graduale e prudente”, dice: “Dobbiamo programmare il domani. Lo stiamo già facendo. Ma sbagliare i tempi o anticipare alcune mosse significherebbe pregiudicare il lavoro fatto”. Il ministro ricorda anche l’importanza della ricerca scientifica: “Sarà il vaccino l’arma che ci consentirà di sconfiggere definitivamente il Covid-19. In questa partita l’Italia c’è”.

Viminale precisa: “Regole non cambiano” – Le regole sugli spostamenti “per contenere la diffusione del coronavirus non cambiano”, precisa una nota del ministero dell’Interno riferendosi alla circolare diffusa ieri che “si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi”. Quindi, spiega il Viminale, è stato specificato che è consentito uscire con i figli minori “a un solo genitore“, solo vicino casa “e in occasione di spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute“. “Per quanto riguarda l’attività motoria -continua la nota – è stato chiarito che è consentito camminare solo nei pressi della propria abitazione”. Quindi resta in ogni caso vietata ogni “attività ludica e ricreativa all’aperto” così come “l’accesso ai parchi e ai giardini pubblici”.

Gallera: “Spero cittadini ignorino Viminale” – “Spero che i cittadini ignorino questa folle, insensata e irresponsabile circolare, che stiano a casa e organizzino giochi con i propri figli”, ha ribadito l’assessore lombardo Gallera, in merito alla circolare del Viminale. Come Lombardia, ha aggiunto Gallera, “vedremo se c’è la possibilità di emanare ordinanze che la vanifichino”, ha spiegato in collegamento con Italia 7 Gold. Scettico anche Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci: “Rischiamo di trovare più persone in strada nel momento in cui siamo cercando di contenere il più possibile”.

Crimi: “Vale solo per i bambini” – “Non c’è alcun allentamento dei controlli” e la circolare del Viminale si riferisce ai bambini molto piccoli quelli per cui “uscire è una necessità“, non certo “a un 15enne”. Lo chiarisce il viceministro agli Interni e capo politico M5s Vito Crimi a Radio Anch’io su Rai Radio 1. “Deve essere chiaro: non possiamo far pagare quello che sta accadendo ai bambini piccoli“.

Borrelli: “Sud ancora rischio, non si abbassi la guardia” – Le misure restrittive prorogate dal governo, ha sottolineato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, intervistato dal Corriere della Sera, restano fondamentali: “La situazione nei territori del nord è la più drammatica, ma il sud è ancora a rischio. Nessuno può e deve pensare di poter abbassare la guardia“.

La Lombardia contro l’Iss sulle mascherine – Su 7Gold l’assessore lombardo Gallera è tornato anche sullo scontro tra Lombardia e Istituto superiore di sanità sulla questione mascherine. “Imprenditori lombardi stanno già sfornando milioni di mascherine al giorno ma si stanno accatastando nei nostri magazzini perché l’Iss deve fare le verifiche, questo è intollerabile“. Borrelli nella sua intervista al Corriere ha spiegato: “L’apertura di nuovi canali e la collaborazione con Domenico Arcuri ha permesso di far arrivare in Italia quantitativi importanti di Dispositivi di protezione. Grazie anche al personale della Difesa siamo riusciti a mettere in piedi un’efficiente rete di distribuzione dei materiali”.

CRONACA ORA PER ORA

10.54 – Conte alle opposizioni: “Al lavoro per dare liquidità alle imprese”
“Siamo al lavoro per anticipare in un decreto-legge, da adottare subito, le misure più urgenti per dare liquidità alle imprese. Avvertiamo tutta l’urgenza di intervenire prima possibile”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte, a quanto si apprende, alle opposizioni riunite a Palazzo Chigi.

10.42 – Renzi in Senato: “Non siano solo i virologi a gestire l’emergenza”
“Come gestire l’emergenza non può essere affidato solo ai virologi. La riapertura deve essere graduale e prudente ma deve essere strategica per non ripetere errori che ci sono stati. Non facciamo l’errore di dare ai tecnici il potere di decidere quello che tocca alla politica”. Lo ha detto nell’Aula del Senato Matteo Renzi (Iv) dopo l’informativa del ministro della Sanità Roberto Speranza sul coronavirus.

10.29 – Speranza: “Non è il tempo delle divisioni”
Il clima politico “positivo e unitario è una precondizione essenziale per tenere unito il Paese in questo momento difficile della nostra storia. Non è il tempo delle divisioni”. Lo ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza nell’informativa al Senato. “L’unità e la coesione sociale sono indispensabili in queste condizioni, come ha detto il presidente Mattarella”, ha sottolineato.

10.26 – Speranza: “Si investa sul servizio sanitario nazionale”
“Siamo nel pieno di un’esperienza durissima e drammatica, avremo tempo e modo di valutare ogni atto e conseguenza, ma a tutti è chiara una cosa: il Servizio sanitario nazionale è il patrimonio più prezioso che possa esserci e su di esso dobbiamo investire con tutte le forze che abbiamo”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza nel’informativa al Senato. “Sono convinto che il Parlamento – ha detto – saprà essere all’altezza di questa sfida”.

10.08 – Di Maio: “Quando riaprire? Ce lo dirà il comitato scientifico”
“Sarà la comunità scientifica a dirci quando riaprire, del tutto o in parte. C’è un comitato scientifico che dirà al governo quando potremo tornare alla normalità. Quello che posso dire è che quanto più saremo responsabili, stando a casa, prima riapriremo. Se invece continueremo a fare i furbi – i dati del ministero dell’Interno sulle denunce lo dimostrano – allungheremo i tempi della chiusura, che ovviamente ha anche un impatto economico”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in un’intervista a Fanpage.

10.00 – Speranza: “Misure prorogate fino al 13 aprile”
Nel corso di un’informativa in Senato, il ministro della Salute ha confermato la già attesa proroga delle misure restrittive, per altre due settimane.

09.50 – Fontana: “Lamorgese chiarirà significato circolare”
“Ieri ho avuto un colloquio telefonico con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, la quale mi ha spiegato che non intendeva raggiungere quello scopo e che oggi probabilmente farà uscire un comunicato in cui chiarisce il significato” della circolare. Lo ha detto il governatore lombardo, Attilio Fontana, in collegamento con Cento Città su Radio 1

09.40 – Decaro: “Così si rischia di trovare più gente in strada”
“Rischiamo di trovare persone per strada in un momento in cui stiamo cercando di contenere il più possibile perché ci siamo accorti che contenendo, con le restrizioni, stiamo appiattendo quella curva che non sta per fortuna raggiungendo il picco”. Lo dice il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, commentando le nuove indicazioni del Viminale.

09.20 – Nas: controlli sulle strutture per anziani
Un’attività di monitoraggio e valutazione delle condizioni di mantenimento delle strutture ricettive destinate ad ospitare anziani e disabili è in corso da parte dei Nas, nell’ambito delle iniziative disposte dal Comando carabinieri per la tutela della salute per l’emergenza Coronavirus.

09.10 – Tridico (Inps): “100 domande al secondo, ma non s’è fretta”
“Dall’una di notte alle 8.30 circa, abbiamo ricevuto 300mila domande regolari. Adesso stiamo ricevendo 100 domande al secondo. Una cosa mai vista sui sistemi dell’Inps che stanno reggendo, sebbene gli intasamenti sono inevitabili con questi numeri”. E’ quanto afferma il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che aggiunge: “Non c’è fretta, le domande possono essere fatte per tutto il periodo della crisi”

08.55 – Gallera: “Mascherine ferme in attesa di verifica Iss”
“Abbiamo imprenditori lombardi che in 10 giorni hanno riconvertito le produzioni e oggi stanno già sfornando milioni di mascherine al giorno ma si stanno accatastando nei nostri magazzini perché l’Iss deve fare le verifiche, questo è intollerabile”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, in collegamento Skype con ‘Aria Pulita’ su 7Gold.

08.49 – Viminale precisa: “Regole su spostamenti non cambiano”
“Le regole sugli spostamenti per contenere la diffusione del coronavirus non cambiano”. Lo precisa una nota del ministero dell’Interno riferendosi alla circolare diffusa ieri che “si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi sulla base di richieste pervenute al Viminale”. In particolare, “è stato specificato che la possibilità di uscire con i figli minori è consentita a un solo genitore per camminare purché questo avvenga in prossimità della propria abitazione e in occasione spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute. Per quanto riguarda l’attività motoria è stato chiarito che, fermo restando le limitazioni indicate, è consentito camminare solo nei pressi della propria abitazione”.

08.37 – Gualtieri al Fatto Quotidiano: “In prossimo decreto risorse per 500 miliardi”
“Complessivamente ci attendiamo di liberare risorse al servzio dell’economia reale per almeno 500 miliardi”. Lo afferma in un’intervista al Fatto Quotidiano il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri illustrando la portata del prossimo decreto che sarà varato nei prossimi giorni. Per il ministro il provvedimento “sarà significavamente superiore al precedente e sufficiente e fornire per tutta la durata della crisi il doveroso sostegno alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese”.

08.26 – Gallera: “Spero cittadini ignorino circolare del Viminale”
“Spero che i cittadini ignorino questa folle, insensata e irresponsabile circolare, che stiano a casa e organizzino giochi con i propri figli”. Lo ha detto l’assessore al Welfare Giulio Gallera in merito al provvedimento del Viminale che autorizza la passeggiata genitori-figli. Come Lombardia “vedremo se c’è la possibilità di emanare ordinanze che la vanifichino. Lo valuteremo con il presidente Attilio Fontana”, ha aggiunto Gallera, in collegamento con Italia 7 Gold.

08.16 – Circolare Viminale, Crimi: “Non c’è allentamento, vale solo per bambini”
“Non c’è alcun allentamento dei controlli” e la circolare del Viminale si riferisce ai bambini molto piccoli quelli per cui “uscire è una necessità”, non certo “a un 15enne”. Lo chiarisce il viceministro agli Interni e capo politico M5s Vito Crimi a Radio Anch’io su Rai Radio 1. “Deve essere chiaro: non possiamo far pagare quello che sta accadendo ai bambini piccoli” che non possono essere “vittime dell’isolamento”.

08.05 – Borrelli: “Sud è ancora a rischio”
La situazione nei territori del nord resta la più drammatica, ma il sud è ancora a rischio, e nessuno può e deve pensare di poter abbassare la guardia. Lo sottolinea, intervistato dal Corriere della Sera, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il quale osserva che non si sa quando si uscirà dall’emergenza coronavirus, ma è certo che senza le misure messe in campo, ora si conterebbero molti più morti. E per Borrelli, quando sarà finita, sarà molto difficile ripercorrere quel metro che ora separa le persone: “Dovremo essere abili a riavvicinarci all’altro gradualmente, senza perderne la fiducia”.

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Coronabond, perché la Germania non li vuole

Capire o inveire? Pare essere dovere patriottico insultare i tedeschi, perché si oppongono ai coronabond. Questa in effetti è un’espressione priva di significato preciso. Comunque nella sostanza si tratterebbe di obbligazioni (bond) emesse dall’Unione europea (Ue) o altro soggetto, per raccogliere soldi per i costi, sicuramente esorbitanti, dovuti al coronavirus. I coronabond o eurobond sarebbero titoli garantiti in solido da tutti gli Stati dell’Ue, come si dice in termini giuridici. Cioè, se qualcuno non rimborsa la sua quota, tocca agli altri pagare il rimborso del prestito per lui.

E questo è il problema. Lo scenario paventato dai tedeschi è il seguente: i coronabond vengono emessi, i soldi raccolti distribuiti fra gli Stati dell’Ue, poi l’Italia, la Grecia ecc. non li restituiscono e così soprattutto la Germania, ma anche i Paesi Bassi ecc. dovranno accollarsi il rimborso anche delle loro quote oltre che delle proprie.

Giuridicamente varrebbe pure l’ipotesi opposta, ossia la Germania insolvente e l’Italia che va in suo soccorso. Ma nessuno la prende seriamente in considerazione. Come mai? Anche solo perché l’Italia è già ora indebitata fino al 135% del proprio Prodotto interno lordo (Pil) e la Germania poco sopra il 60%.

Per di più mediamente i tedeschi conoscono l’Italia molto più che viceversa. Per citare un aspetto piacevole, i tedeschi che soggiornano volentieri nella loro seconda o terza casa in Italia sono enormemente più dei pochissimi italiani che fanno le ferie nella propria casa in Germania. Conoscendo l’Italia, i tedeschi sono convinti che essa sia alquanto corrotta, che per anni i suoi politici abbiano saccheggiato il bilancio pubblico per l’arricchimento personale e per coltivare le proprie clientele. Sono convinzioni così strampalate?

Aggiungiamo che essi hanno letto più volte che l’Italia è molto indebitata, ma individualmente gli italiani sono in media più ricchi di loro. Infatti i Btp e in generale i titoli di Stato sono un debito per il Tesoro, ma sono una voce attiva nei patrimoni di molti italiani, direttamente o indirettamente. Cioè in quanto nei fondi comuni o pensione, nelle polizze ecc.

All’estero sconcerta soprattutto la richiesta di emettere coronabond, cioè di dare soldi all’Italia, addirittura in modo incondizionato. Pensano infatti che, in assenza di vincoli stringenti, essi finirebbero nelle tasche di politici e amministratori corrotti, senza neppure essere d’aiuto alle persone bisognose.

Congiunto a innegabili egoismi, ciò spiega alcune posizioni brutali, come quella di un gruppo di economisti e rappresentati degli imprenditori di area conservatrice, che senza mezzi termini ha gridato: “Purché niente soldi per l’Italia”.

È però falso che i tedeschi siano sordi a ogni richiamo di solidarietà europea. Per accorgersene, basta leggersi l’editoriale in tal senso del direttore del settimanale Der Spiegel: “Cosa aspettiamo?” di Enrik Müller.

Inoltre, prima di venire in soccorso dell’Italia, i Paesi più ricchi dell’Ue vorrebbero capire meglio quanti hanno bisogno di aiuto. Non gli sembra opportuno concedere subito aiuti all’Italia, solo perché è stata colpita prima dal coronavirus, senza aspettare almeno qualche settimana per avere un quadro complessivo della situazione.

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Coronavirus, l’Inail lo classifica come infortunio. Ecco le tutele per i lavoratori

di Giuliana Murino*

Con il decreto “Cura Italia”, nell’ambito delle misure inserite nel titolo I riguardante “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale”, l’Inail (Istituto Nazionale Infortuni sul lavoro e malattie professionali) è chiamato a svolgere importanti compiti per far fronte alla situazione emergenziale.

Il decreto, infatti, oltre consentire all’Inail di assumere un contingente di 200 medici specialisti e di 100 infermieri per garantire assistenza e cure ambulatoriali agli infortunati sul lavoro e tecnopatici (art. 10), ha attribuito, in via straordinaria, all’Ente previdenziale la funzione di validazione dei dispositivi di protezione individuale (dpi) da produrre, importare o immettere in commercio, fino al termine dell’emergenza Coronavirus. I produttori/importatori in grado di farlo devono inviare all’Istituto superiore di sanità (Iss) e all’Inail una autocertificazione attestante le caratteristiche tecniche e il rispetto di tutti i requisiti tecnici di sicurezza previsti dalle norme vigenti (art. 15).

Nell’ambito delle “Misure a sostegno del lavoro” (Titolo II, capo II “Norme speciali in materia di riduzione dell’orario di lavoro e di sostegno ai lavoratori”) gli articoli 34 e 42, comma 1, dispongono che dal 23 febbraio al 1 giugno 2020 il decorso dei termini di decadenza e di prescrizione relativi alle richieste di prestazioni erogate dall’Inail sono sospesi di diritto e riprendono a decorrere dalla fine del periodo di sospensione. Ugualmente sono sospesi i termini di revisione della rendita su domanda del titolare, nonché su disposizione dell’Inail (art. 83 del DPR n. 1124 del 1965) che scadano nello stesso periodo e riprendono a decorrere dalla fine del periodo di sospensione.

La tutela infortunistica Inail nei casi di infezione da coronavirus (Sars- CoV-2) avvenuti in occasione di lavoro, viene chiarita dall’art. 42, comma 2. In particolare, l’Inail tutela tali infezioni morbose inquadrandole, per l’aspetto assicurativo, nella categoria degli infortuni sul lavoro, equiparando, in questi casi, la causa virulenta alla causa violenta.

La tutela assicurativa Inail di norma spettante nei casi di contrazione di malattie infettive e parassitarie negli ambienti di lavoro o durante lo svolgimento delle attività lavorative (Circolare Inail n. 74 del 1995) opera infatti anche nei casi di infezione da coronavirus contratta in occasione di lavoro. Con nota del 17 marzo n. 3675 l’Inail ha fornito le prime istruzioni per la trattazione della malattia infortunio da Covid-19 contratta dagli operatori sanitari, con riserva di trasmettere ulteriori indicazioni.

Le prime istruzioni operative precisano, inoltre, che quando l’evento infettante è accaduto durante il percorso casa-lavoro e viceversa, esso è configurabile come infortunio in itinere, posto che in tale fattispecie non sono catalogati soltanto gli accidenti da circolazione stradale, ma risultano coperti e tutelabili tutti i rischi del percorso casa-lavoro e viceversa; per questa fattispecie guida il riconoscimento medico-legale il dato epidemiologico.

Il primo periodo dell’art. 42, comma 2, stabilisce che il medico certificatore deve predisporre e trasmettere telematicamente la prescritta certificazione medica all’Inail che prende in carico ed assicura la relativa tutela all’infortunato, ai sensi delle vigenti disposizioni, come sopra precisato. Nei secondo periodo del citato art. 42, comma 2, si chiariscono gli ambiti della tutela assicurativa, anche in considerazione delle misure di profilassi adottate dalle autorità sanitarie per la emergenza da infezione da coronavirus.

E’ previsto che le prestazioni Inail si applichino, anche durante il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria dell’infortunato con conseguente astensione dal lavoro, a tutti i casi accertati di infezione dipendente da causa di lavoro.

La precisazione è utile anche al fine di evitare incertezze o sovrapposizioni in presenza di altri interventi di sostegno previsti per i periodi di astensione dal lavoro a favore dei soggetti in quarantena posti in sorveglianza sanitaria per i quali il contagio da occasione di lavoro non sia accertato, circostanza che esclude la possibilità di intervento della tutela assicurativa Inail. Ai fini del computo della decorrenza della tutela Inail, il dies a quo è costituito dalla data di attestazione positiva dell’avvenuto contagio tramite il test specifico di conferma, da parte delle autorità sanitarie.

L’ultimo periodo dell’articolo in esame, nel precisare che gli eventi lesivi derivanti da infezioni da coronavirus in occasione di lavoro gravano sulla gestione assicurativa dell’Inail, dispone che gli eventi in questione non sono computati ai fini della determinazione dell’oscillazione del tasso medio per andamento infortunistico (v. articoli 19 e seguenti delle “Nuove tariffe dei premi Inail” 2019).

Ciò al fine di non far pesare direttamente su ciascun datore di lavoro gli effetti (oscillazione in malus del tasso applicato) derivanti dall’incremento dell’incidenza infortunistica/tecnopatica per infezione da coronavirus, non certamente attribuibile a specifiche responsabilità o inadempienze del datore di lavoro, in considerazione delle caratteristiche che ha assunto il contagio, analogamente a quanto avviene ad esempio per gli infortuni in itinere.

* Avvocato dell’Inail – Avvocatura Regionale Sardegna. Oltre trattare le questioni relative all’Ente in materia civile, previdenziale, penale (malattie professionali, infortuni, danno alla persona, mobbing, stress lavoro correlato, sicurezza sul lavoro d.lgs.81/2008) mi sono sempre interessata alle discriminazioni sul luogo di lavoro, anche alla luce dei diritti della Convenzione Europea, e alla difesa contro tutte le discriminazioni di genere, come Componente del Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari. Con il Comitato Pari Opportunità, con l’ASAG-Associazione Sarda Avvocati Giuslavoristi (di cui sono socio fondatore), e attualmente con AGI-Sardegna (nella mia funzione di Presidente), cerco di contribuire con corsi di formazione e attività divulgativa all’affermazione dell’importanza dei principi della salute e della sicurezza sul lavoro.

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Coronavirus, l’economia – Da Bankitalia in arrivo 8,9 miliardi per lo Stato. Spread sopra i 190 punti, Borse Ue positive

Avvio di giornata ampiamente positivo per le Borse europee, che allargano i loro rialzi della partenza. Piazza Affari guadagna più del 2% e il differenziale di rendimento tra Btp e Bund resta sopra i 190 punti ma con il tasso sul nostro decennale in lieve calo verso l’1,4%. Intanto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha presentato all’assemblea il bilancio 2019: l’utile è stato il più alto nella storia dell’istituto, 8,2 miliardi di euro, 2 in più rispetto al precedente esercizio grazie agli interessi sui titoli di Stato acquistati da via Nazionale per conto della Bce. Lo Stato riceverà 7,8 miliardi di dividendi più 1 miliardo di imposte di competenza, per un totale di 8,9 miliardi: anche questa cifra supera di 2 miliardi l’incasso dello scorso anno. Risorse che saranno preziose in questa fase di emergenza, con il governo a caccia di coperture per il decreto di aprile.

I 143 azionisti privati – banche, fondazioni , assicurazioni e fondi pensione che non hanno voce in capitolo sulla governance e in base alla riforma del 2014 stanno devono ridurre la propria quota a non oltre il 3% – avranno 340 milioni complessivi, come l’anno scorso.

“L’impatto” del coronavirus e del lockdown “sul sistema economico-finanziario sarà di proporzioni molto ampie e profonde“, scrive Visco nella relazione che accompagna i risultati del 2019. “Nell’ambito del nostro mandato” all’interno del sistema delle banche centrali “siamo disposti ad aumentare il volume degli acquisti, a modificarne la composizione e a esplorare tutte le possibili opzioni per sostenere l’economia. Si è anche deciso di considerare la possibilità di rivedere i limiti che ci eravamo imposti in passato (…) non si tollereranno impedimenti tali da compromettere l’efficace trasmissione della politica monetaria“.

Fmi: “Pil cala del 3% per ogni mese di lockdown” – Ieri il Fondo monetario internazionale aveva ribadito che in Europa “l’impatto economico della crisi sarà grave”, stimando che ogni mese in cui i servizi non essenziali restano chiusi “si traduce in un calo del 3% del PIL annuale“, previsione peggiore rispetto a quella Ocse di -2%, “e questo senza neppure valutare gli altri problemi e le ricadute sul resto dell’economia”.

Cina verso crescita del 2,3%. “Torneranno in povertà 11 milioni di persone” – La Cina invece si avvia verso un recupero, con l’indice Pmi manifatturiero di marzo che rimbalza a 52 dai minimi storici di 35,7 segnati a gennaio-febbraio per il blocco anti Covid-19. Ma la Banca mondiale prevede che la crescita 2020 si fermerà al 2,3% “riportando in povertà 11 milioni di persone nell’intera regione” dell’Asia orientale e Pacifico. Solo due mesi fa il pil cinese era dato in aumento del 5,9 per cento quest’anno, valore che peraltro avrebbe rappresentato la peggiore performance dal 1990.

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Coronavirus, quasi 800mila casi nel mondo. Gli Usa doppiano la Cina per numero di contagi. La Spagna sfiora gli 8mila morti

Non si arresta la corsa di Sars Cov 2 negli Usa che doppiano la Cina per numero di casi. Secondo il calcolo della Johns Hopkins University, i casi confermati nel mondo sono 785.979: a guidare la classifica gli Stati Uniti, con 164.603 contagi, seguiti dall’Italia, con 101.739, poi la Spagna con 87.956. Quarta la Cina, con 82.240 casi, la metà di quelli degli Stati Uniti. Viene poi la Germania con 66.885, la Francia con 45.170, l’Iran con 41.495 e il Regno Unito con 22.454. Donald Trumpche ha dichiarato che se si riuscisse a limitare il numero dei morti a 100mila sarebbe un buon lavoro – ha spiegato che da Washington arriveranno in Italia 100 milioni di dollari di materiale sanitario, “oltre ai respiratori che gli Usa – ha ricordato – stanno già inviando al nostro Paese come alla Spagna e alla Francia “Giuseppe era molto contento”.

Intanto le misure draconiane adottate (in ordine sparso) in Europa potrebbero aver già evitato fino a 120.000 decessi in tutta Europa secondo la stima un report realizzato da un team dell’Imperial College di Londra guidato da Neil Ferguson e Samir Bhatt e diffuso dall’Oms Collaborating Centre for Infectious Disease Modelling. Secondo la ricerca, fino a 120.000 morti potrebbero essere già stati evitati in 11 paesi, tra cui Italia, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna. Inoltre la percentuale di persone già infettate dal virus oscillerebbe tra il 2 e il 12% della popolazione: 2,7% nel Regno Unito, solo 0,41% in Germania, 3% in Francia e 9,8% in Italia.

La Cina ha registrato ieri solo 48 nuovi casi di infezione da coronavirus, tutti importati. La Commissione sanitaria nazionale (Nhc), aggiornando il numero dei contagi di ritorno a 771, ha menzionato un ulteriore decesso nell’Hubei, la provincia epicentro della pandemia. I casi gravi continuano ad assottigliarsi, essendo scesi di 105 unità a 528. I contagi certi complessivi sono ora 81.518: 2.161 sono i pazienti in cura, 3.305 i decessi e 76.052 i dimessi dagli ospedali, pari a un tasso di guarigione del 93,2%.

Sembrava che il trend fosse in discesa, ma la Corea del Sud ha riportato ieri un rialzo di nuovi casi da Covid 19 a 125, dai 78 di domenica, a causa dei problemi nel tenere sotto controllo focolai interni e contagi importati. Secondo il Korea Centers for Disease Control and Prevention, le infezioni totali sono 9.786 e i decessi 162 (+4). Sono 15 i casi importati, 518 in totale. Seul ha varato una quarantena obbligatoria di 14 giorni per tutti gli arrivi, anche per i 530 sudcoreani attesi dall’Italia. I guariti sono adesso 5.408, mentre i pazienti in cura 4.275.

L’epidemia è tutt’altro che finita in Asia e nel Pacifico. Questa sarà una battaglia a lungo termine e non possiamo abbassare la guardia” ha detto oggi Takeshi Kasai, direttore regionale dell’Oms per il Pacifico occidentale in un briefing in videoconferenza. “Anche nei paesi e nelle aree di questa regione in cui la curva dei contagi si è appiattita, continuano a comparire nuovi focolai i casi importati continuano a destare preoccupazione”, ha aggiunto il consigliere tecnico Matthew Griffith, citando Singapore e Corea del Sud.

Russia – Altre quattro persone positive al Covid-19 sono morte a Mosca. “Quattro pazienti a cui era stata precedentemente diagnosticata la polmonite e che sono risultati positivi al coronavirus sono morti a Mosca: avevano un’età compresa tra i 76 e gli 86 anni. Due di loro erano in ventilazione polmonare”, ha detto a Interfax la task force per il monitoraggio della situazione del coronavirus a Mosca. Tutti i pazienti avevano malattie croniche, comprese quelle cardiovascolari. Gli ultimi decessi hanno portato a 11 il numero complessivo di casi mortali tra i pazienti affetti da coronavirus a Mosca.

Israele – È salito da 16 a 18 il numero delle vittime in Israele per l’infezione da coronavirus. Il totale dei positivi è 4.831. Lo ha annunciato il ministero della sanità spiegando che i due ultimi decessi riguardano donne dai 48 ai 50 anni di età con “gravi malattie pregresse”. Del totale dei casi, la maggior parte è il lievi condizioni mentre 83 in gravi condizioni.

Giappone – Il governo sta esplorando la possibilità di decretare lo stato di emergenza a fronte dell’espansione dei casi, mentre continua a preoccupare l’impatto della pandemia sulla terza economia mondiale. Il canale pubblico Nhk rivela che la maggioranza dei membri della commissione di esperti istituita dall’esecutivo è a favore di una tale soluzione, molti dei quali preoccupati sulle implicazioni che il ritardo potrebbe comportare sull’andamento delle infezioni, in particolare a Tokyo. Ad oggi il numero delle infezioni di coronavirus in Giappone si assesta a 1.953 con 56 morti.

India – In India, ad una settimana dall’inizio del lockdown, si è registrato il maggiore incremento di casi di coronavirus portando il numero totale a 1.251, con 32 morti. Lo ha reso noto il ministero della Sanità, secondo quanto riportano i media internazionali. Intanto a New Delhi le autorità hanno deciso di convertire uno stadio da 60mila posti in una struttura per la quarantena per curare i pazienti Covid-19. In precedenza altre strutture sportive erano state trasformate per far fronte all’aumento dei casi. La Bbc rileva il sistema sanitario indiano potrebbe non disporre delle risorse necessarie per gestire la crisi: il paese ha otto medici su 10.000 persone rispetto ai 41 in Italia e ai 71 in Corea del Sud. E c’è anche scarsità di letti in isolamento, personale infermieristico e medici addestrati, ventilatori e letti di terapia intensiva.

Tunisia – La Tunisia registra altri 50 nuovi contagi che portano a 367 il totale dei casi confermati nel Paese. Lo rende noto in un comunicato il ministero della Sanità di Tunisi precisando che i decessi ufficiali sono ormai 10. Ieri intanto, al nono giorno di quarantena generale, si sono verificati momenti di tensione nei sobborghi popolari della capitale di Mnhila e Cité Ettadhamen con la gente scesa in strada a chiedere aiuti e maggiori autorizzazioni agli spostamenti, necessari per poter svolgere le attività lavorative in un paese caratterizzato da una forte economia sommersa.

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Coronavirus, medici e infermieri non sono eroi. E ciò che vogliono non è la nostra riconoscenza

“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” scriveva Bertolt Brecht. Forse è vero, ma ancora più sventurata la terra che ha bisogno di persone per bene. Dopo l’11 settembre New York e l’America intera celebrò con onorificenze e film i pompieri, che si sacrificarono per salvare centinaia di persone coinvolte nel terribile attentato. Diventarono gli eroi di una nazione, che voleva dimostrare la sua forza. Gente comune, non persone famose, che aveva fatto al meglio il proprio mestiere, aveva dato tutto e per questo un Paese intero concedeva un tributo di riconoscenza che forse solo i reduci della II Guerra Mondiale avevano ricevuto.

Oggi in Italia si sentono alcune, a dire il vero rare, dichiarazioni di stima e riconoscenza verso i tanti infermieri, ambulanzieri, medici, paramedici che operano negli ospedali. Si sente spesso dire che “sono degli eroi”. L’eroismo è un gesto che supera il nostro normale vivere, unico, che eleva chi lo compie al di sopra i tutti noi e in questo senso può essere letto come un riconoscimento verso quelle persone.

Allo stesso tempo, la patente di eroe spinge chi la ottiene al di fuori della realtà, lo mitizza, fino a non riconoscerlo più come simile. Questo temeva Brecht, il bisogno di pensare a qualcosa al di sopra dell’umano per poi concludere che si tratta di un’eccezione.

Chi oggi lavora negli ospedali e in tutte le strutture che servono a proteggerci e a salvarci da questa epidemia sta facendo certamente più di ciò che faceva quotidianamente, ma sta facendo al meglio il proprio mestiere, che è quello di aiutare gli altri. Riconosciamo a ciascuno di loro il grande merito, l’impegno, lo sforzo immane che gli stiamo chiedendo, ma per favore, non mettiamoli su un piedistallo che li disumanizza.

Perché sono umani, molto umani, assolutamente umani e se non riusciamo a pensare a questo significa che non abbiamo nessuna fiducia nei nostri simili. Noi umani siamo capaci di incredibili nefandezze, ma anche di slanci generosi davvero inattesi. È questo che sta accadendo oggi in Italia.

Per favore, queste persone non hanno bisogno di riconoscimenti, oggi, ma di fiducia, di appoggio morale e materiale. Facciamo sentire loro la nostra vicinanza, non allontaniamoli mitizzandoli. Sono la parte buona della nostra società, quella di cui essere orgogliosi, senza retorici appelli alla patria o al grande Paese. Persone che mettono le loro competenze e capacità al servizio di tutti e lo fanno con un impegno superiore, oggi, perché questo serve.

Invece di chiamarli eroi, ricordiamoci di loro quando tutto questo sarà passato e si ricordino di loro i politici e coloro che hanno sempre sottovalutato il loro impegno, riconoscendo a infermieri e operatori sanitari stipendi vergognosi, fornendo loro materiali scadenti e strutture non sempre all’altezza. Questo è il vero modo per ringraziarli.

Non abbiamo bisogno di eroi, ma di persone competenti e di brava gente, che sa cosa significa aiutare l’altro. Di questo abbiamo bisogno e quelle persone ci sono. Ricordiamocene, dopo, sempre.

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Caro governatore De Luca, nessun colpo di grazia a chi dovrà ricostruire: faccia presto!

L’emergenza coronavirus sta letteralmente disintegrando le sicurezze economiche di molte categorie. È un intero circuito che salta e che si trova a fare sacrifici. Da un lato la chiamata ai saccheggi dei supermercati di chi vive senza un reddito può essere la spia di un problema di tenuta sociale, soprattutto nel Mezzogiorno. Dall’altra le preoccupazioni degli industriali di fronte all’incertezza sulla riapertura di tante aziende.

Questo periodo passerà, sicuramente. E quando ne usciremo, dovremo essere noi giovani, forze fresche, insieme alla generazione dei nostri genitori a ricostruire. Nel frattempo questi due attori, che saranno protagonisti, devono essere protetti. Mi permetto una proposta utile, che può dare un po’ di ossigeno immediato. È una esigenza che da qualche giorno, dato che siamo alla fine del mese, molti miei coetanei e le famiglie iniziano ad avvertire.

Caro Vincenzo De Luca: istituisca, come Regione, un bonus che consenta di coprire i canoni di locazione agli studenti universitari campani, fuori regione e non, che sono dovuti rientrare nei comuni di residenza. Si muova con i sindaci, instaurando una solida collaborazione istituzionale e ponendo fine ad un dibattito pieno di polemiche come quello delle ultime settimane. Per evitare che in Campania e nei suoi piccoli centri, tra qualche settimana, ci siano difficoltà serie.

Le famiglie, non avendo un salario o uno stipendio che entra e vivendo già in zone depresse, hanno bisogno immediatamente di soldi per mettere il piatto a tavola. Si inizi da ora. Perché finita l’emergenza e sconfitto il virus, si dovranno adottare delle scelte. Bisognerà elencare delle priorità, perché le risorse saranno scarse. E sarà necessaria tutta l’autorevolezza possibile.

Certo, il coronavirus colpisce tutti ma non diamo il colpo di grazia a chi sarà indispensabile per la ricostruzione. Faccia presto!

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Coronavirus, Gentiloni: “In Ue discussione non adeguata. Il progetto europeo rischia di tramontare, Germania comprenda situazione”

A causa dell’emergenza legata al coronavirusrischia di tramontare il progetto europeo, non solo quello della grande Europa federale“. A dirlo non è un euroscettico o un leader di un partito sovranista, ma il commissario europeo agli Affari economico. “Se questa crisi diventa un fattore di aumento delle differenze, sarà molto difficile tenere insieme il progetto europeo. Ma sono fiducioso che una via di condivisione alla fine si possa trovare, e si deve fare con il dialogo con la Germania”, dice Paolo Gentiloni a Circo Massimo su Radio Capital.

La discussione tra gli Stati Ue, è il pensiero dell’ex presidente del consiglio, “è legittima ma non è adeguata alla fase che viviamo perché non dà soluzioni. Penso che si debba fare tutti gli sforzi perché lo stallo sia superato, con l’accortezza di non sottovalutare le decisioni che ha preso la Bce”. Secondo Gentiloni bisogna “scommettere ancora che alla fine, soprattutto da parte della Germania, si arrivi a una comprensione della nuova situazione”.

La descrizione che Gentiloni fa delle trattative di Bruxelles è semplice: “C’è una visione antica, purtroppo la conosciamo a memoria: ci sono Paesi che insistono molto sulla necessità di eliminare i rischi e mettono l’accento solo sul debito pubblico e Paesi come l’Italia che mettono l’accento sul condividere questi rischi” Per Gentiloni l’emissione di coronabond “genericamente per mutualizzare il debito non verrà mai accettata”, quindi bisogna finalizzarla ad una “missione”, che può essere quella di finanziare gli obiettivi comuni come “affrontare l’emergenza sanitaria”, creare “un nuovo strumento di garanzia per la disoccupazione e un piano per il sostegno alle imprese”.

Sul fondo Salva Stato il commissario Ue è ottimista: “Se capovolgiamo la discussione dal Mes ai Coronabond sugli obiettivi e come finanziarli sono positivo che la strada per trovare un’intesa si può trovare”, ha detto Gentiloni. Ci sono anche altre strade: “Si deve aumentare e flessibilizzare il bilancio Ue“, e poi “possiamo ricapitalizzare la Bei che può avere un ruolo fondamentale soprattutto nel sostegno alle imprese”.

Tra i Paesi più determinati a opporsi alle richieste di Roma, c’è soprattutto l’Olanda. “L’Olanda non lo definirei un paradiso fiscale ma certamente è un Paese che fa una una politica fiscale aggressiva nei confronti del resto dei Paesi Ue e non è l’unico, ma sulle politiche fiscali le regole prevedono l’unanimità”, dice Gentiloni. “Delle due l’una – aggiunge – o si capisce, anche da questa crisi, che bisogna fare passi in avanti nell’integrazione europea, o trovo bizzarro che le stesse persone che in questi anni hanno fatto le barricate ogni volta che c’era la possibilità di avere un maggior livello di integrazione oggi lamentano la mancanza dell’Europa”, ha aggiunto.

Ma nel caso dovessero fallire le trattative con Bruxelle, l’Italia può fare da sola, come ipotizzato da più parti? “Fare da soli non possiamo permettercelo, così come nessun Paese può – sostiene Gentiloni – Paesi più forti e più deboli sono accomunati dal fatto che il livello di integrazione ha dato una dimensione delle garanzie ma anche una capacità di export al nostro sistema di imprese che nessuno può permettersi di perdere. Penso che di quello che fa l’Italia dobbiamo essere orgogliosi. Non ci dimentichiamo che siamo stati costretti a fare da apripista non solo in campo sanitario ma economico e che abbiamo preso decisioni poi seguite dalla maggioranza degli Stati occidentali. Abbiamo reagito in modo esemplare”.

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Coronavirus, Grillo: “Reddito universale per tutti per uscire dalla crisi. Risorse? Da tasse su grandi patrimoni o a colossi digitali”

Per uscire dalla crisi c’è un solo modo: “Mettere l’uomo al centro”. E quindi bisogna garantire a tutti i cittadini “lo stesso livello di partenza”. Tradotto: un reddito base universale, per diritto di nascita, destinato a tutti, dai più poveri ai più ricchi. Beppe Grillo fa sentire la sua voce per la seconda volta dall’inizio dell’emergenza coronavirus. La prima era stata un messaggio in cui diceva di “aspettare il vaccino”. Ora ripropone un cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle: un reddito base per tutti. “La via d’uscita da questa crisi – spiega sul suo Blog il fondatore e garante del M5s – non può essere come quella del 2008, quando si è preferito salvare le banche a discapito del popolo. E’ arrivato il momento di mettere l’uomo al centro e non più il mercato del lavoro”.

Non è un’idea originale sua, né dei Cinquestelle, precisa. “C’è già chi nel mondo si sta attivando, dagli Stati Uniti, con la paladina del Green New Deal Alexandria Ocasio-Cortez che chiede esplicitamente al Governo Usa un Universal Basic Income; al Regno Unito, dove viene rilanciata la proposta del reddito di base, così come altri stati annunciano misure di soccorso (India, Nuova Zelanda, Hong Kong, Sud Corea)”.

Come finanziare una misura così significativa senza sconquassare le casse dello Stato? “Le fonti principali di finanziamento – risponde Grillo – potrebbero essere varie. Si può andare dalla tassazione delle grandi fortune, dei grandi colossi digitali e tecnologici (Mark Zuckerberg, Bill Gates e Elon Musk sono sempre stati a favore del reddito universale), magari quelle a più alto tasso di automazione; o rivedere le imposte sui redditi da capitale e sulla proprietà intellettuale. Oppure le cosiddette “ecotasse“, come il Climate Incame, reddito dal clima, con una tassa sui combustibili fossili come carbone, petrolio e gas; o come avviene in Alaska dal 1982 con l’Alaska Permanent Fund: un dividendo del rendimento economico di un capitale pubblico, che attinge dalle compagnie fossili. Ogni anno, una parte delle entrate derivanti dal petrolio statale è messa in un fondo. Il governo piuttosto che spendere quel denaro, lo restituisce ai cittadini residenti, bambini compresi, attraverso un dividendo annuale“, aggiunge il fondatore del M5s.

“Come ripeto ormai da anni le soluzioni ci sono, sta a noi la scelta di sederci intorno ad un tavolo per riconvertire la qualità della nostra vita e creare un sistema che formi persone, non lavoratori. La prima guerra mondiale portò milioni di donne nelle fabbriche e diede il via all’emancipazione delle donne, il Piano Marshall rilanciò l’economia e il benessere del Dopoguerra. L’emergenza che stiamo vivendo potrebbe favorire una svolta epocale, rivoluzionaria, che da molti superficialmente è stata sempre considerata folle, e che potrebbe cambiare in meglio il nostro futuro”.

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