Archivio Tag: Coronavirus

Alan Merrill, è morto a 69 anni per il Coronavirus il co-autore di “I Love Rock ’N’ Roll

È morto a New York, a 69 anni, l’artista statunitense Alan Merrill (vero nome Alan Preston Sachs), frontman del gruppo musicale rock britannico, formatosi a Londra nel 1974 Arrows, e co-autore (con il chitarrista della band Jake Hooker) del brano di successo del 1975 “I Love Rock’n’Roll“. Canzone poi ripresa e rilanciata da Joan Jett and The Blackhearts nel 1982 e da Britney Spears nel 2001. Merrill ha iniziato la sua carriera tra la fine degli Anni 60 e i primissimi Anni 70 prima in Giappone, poi a Londra dove ha fondato gli Arrows e, infine, negli Anni 80 si è trasferito in America, a New York, dove ha continuato a cantare e ad incidere album. L’ultimo disco risale al 2019 e si intitola “Radio Zero”.

A dare l’annuncio è stata la figlia Laura con un toccante messaggio su Facebook: “Il Coronavirus ha preso mio padre questa mattina. Mi hanno dato 2 minuti per dirgli addio. Sembrava tranquillo l’ultima volta che l’ho visto e quando ci siamo salutati l’ultima volta, sembrava ci fosse ancora un barlume di speranza, che non sarebbe diventato un lancio flash di agenzia, sul lato destro dello schermo delle notizie della CNN”.

Laura Merrill poi racconta di come ha appreso la notizia: “Ero a casa quando ho saputo della sua morte. Come può essere? Ero al suo concerto solo un paio di settimane fa. Avevo appena creato il suo ritratto per il suo nuovo album. Ci siamo scritti poco prima che morisse, mi ha detto che sentiva molto freddo, minimizzando tutto, come sempre. I soldi non hanno importanza. Le persone stanno morendo. Non pensi mai che succederà a te o alla tua famiglia, si pensa sempre di essere più forte degli altri. Resta a casa se non per te, per gli altri, per mio padre. Questo virus è reale. Probabilmente non potrò piangerlo con un funerale. Ho appena perso il più grande amore della mia vita e non potrò abbracciare nessuno perché sono in quarantena per due settimane, da sola. Avrò bisogno di tutti voi per superare questo momento. Per favore, state al sicuro. Nessuno è immune dal virus”.

L’articolo Alan Merrill, è morto a 69 anni per il Coronavirus il co-autore di “I Love Rock ’N’ Roll proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus, l’infettivologo cinese: “Per fermare il contagio bisogna chiudere tutto. Servono più tutele per i vostri medici”

Un mese di distanziamento sociale “rigido” con tutte le serrande abbassate: fabbriche, uffici, negozi. Tutto chiuso. “E il contagio si fermerebbe”. Lo afferma, in un intervista a ‘la Repubblica’, il professor Qiu Yunqing, infettivologo cinese di 57 anni, al vertice della delegazione di tredici esperti che ha appena visitato alcuni ospedali del nord Italia. Da quel che ha potuto osservare, dice, servirebbe “un vero blocco collettivo delle attività, come si è fatto in Cina. Con rifornimenti alimentari per quartieri, o blocchi di palazzi. Serve il controllo rigido della diffusione del contagio, altrimenti non finiranno mai le persone da curare, ed è così che gli ospedali vanno in tilt. Non vi sono altre misure, lo dico perché noi l’abbiamo sperimentato. Ci tengo che il messaggio passi al vostro Paese”.

Qiu Yunqing è il vicedirettore dell’ospedale universitario della regione di Zhejiang: confrontando la situazione nelle strutture italiane, commenta “i livelli di protezione sono sicuramente inferiori ai nostri. Parlo di maschere, di tute protettive in Tyvek. Le maschere generiche non bastano, l’impressione è che gli operatori non siano abbastanza tutelati. Forse per mancanza di risorse effettive, o, all’inizio, di mancata comprensione del problema. Come è successo a Wuhan, nel primo periodo c’è stata una situazione simile: non si sapeva cosa fosse, questo virus, e non c’era la possibilità di avere risorse”. E serve anche più personale, per dare il cambio ai medici provati da turni troppo lunghi: “Una malattia come questa richiede tute pesanti, quindi il lavoro è fisicamente ancora più faticoso – spiega l’infettivologo – Non si può reggere un turno di 8 ore, bisogna a scendere a 4, 6 ore. Quindi ci vuole più gente, un terzo in più del solito“.

Un’ultima osservazione riguarda il noto problema delle terapie intensive. “Lì ho visto delle criticità – osserva – Le strutture di degenza sono spesso vecchie, e questo complica molto. Non è una critica, noi abbiamo creato ospedali nuovi, ma anche gli altri nostri ospedali erano recenti, costruiti ai tempi della Sars, quindi con criteri nuovi su organizzazione di spazi e lavoro. Difficile farlo in strutture datate”. Di fronte all’emergenza attuale, aggiunge, “nessun ospedale, neanche il più moderno, può resistere all’afflusso gigantesco di pazienti, come sta succedendo in Italia”. Bisogna evitare che le situazioni ‘sommerse’ – di chi è a casa, o è asintomatico – esplodano. “I malati vanno intercettati prima. Servono cliniche dove si ricoverano i positivi, anche se asintomatici. Li si monitora, e si può intervenire in tempo, se si aggravano. Ma non devono stare a casa senza controlli, né devono andare al pronto soccorso. Devono stare in questi posti finché non si negativizzano. Nel frattempo bisogna tracciare i loro contatti, e controllarli”. Come? “Con l’analisi dei movimenti, se un malato è stato in un autobus, bisogna rintracciare tutti gli occupanti – conclude – Si deve fare una ricerca anamnestica dettagliata“.

L’articolo Coronavirus, l’infettivologo cinese: “Per fermare il contagio bisogna chiudere tutto. Servono più tutele per i vostri medici” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus, finalmente anche la giustizia scopre lo smart working e diventa digitale

di Antonio Tesoro *

Doveva arrivare un virus, non informatico, a digitalizzare definitivamente la giustizia. Per la prima volta, 19 anni fa, con il D.p.r. n.123 del 2001, è stata regolamentata la disciplina sull’uso di strumenti informatici e telematici nel processo civile, amministrativo e dinanzi alle sezioni giurisdizionali della Corte dei conti. Poi una lunga sperimentazione a fasi alterne e con non poche resistenze fino all’obbligatorietà con il d.l. n.90 del 2014 del deposito telematico nel processo civile, che ha fatto nascere il 30 giugno 2014 il tanto temuto processo civile telematico (Pct).

L’operatività tuttavia è rimasta ridotta in quanto l’obbligo di deposito telematico si applicava solo ai ricorsi per decreto ingiuntivo, mentre per i giudizi ordinari era riferito soltanto ai procedimenti iscritti a ruolo dal 3 giugno 2014; dal 31 dicembre 2014 l’obbligo è stato esteso a tutti i procedimenti con riferimento agli atti cosiddetti “endoprocessuali”, lasciando la scelta di deposito cartaceo o telematico degli atti introduttivi dei giudizi.

Intanto il 1° gennaio 2017 anche la giustizia amministrativa diventa telematica con il processo amministrativo telematico (Pat) e un cosiddetto “doppio binario”, che solo dal 1° gennaio 2018 dispone l’obbligo di svolgimento di tutti i giudizi innanzi alla giurisdizione amministrativa con modalità telematiche.

La giustizia tributaria comincia a muovere i primi passi verso l’informatizzazione del processo a decorrere dal 1° luglio 2019 con la nascita del processo tributario telematico (Ptt) obbligatorio per tutte le parti del processo che dovranno notificare e depositare gli atti processuali, i documenti e i provvedimenti esclusivamente con modalità telematiche.

Negli ultimi anni, insomma, avvocati e giudici non solo sono stati catapultati in un mondo virtuale, fatto di strumenti elettronici sconosciuti ai più – firma digitale, Pec, redattori, punti di accesso, moduli Pdf, Pagamenti Telematici – ma sono stati chiamati a inseguire la costante, veloce e incessante evoluzione del sistema.

Adesso che un virus impone a tutti di restare a casa il “sistema giustizia telematica” diventa stabile e il ministro della Pubblica amministrazione chiede l’utilizzo del digitale non più in via sperimentale, assegnando risorse e dotazioni. La giustizia telematica dimostra di aver retto lo stress della pandemia, è finalmente apprezzata e diventa una risorsa stabile che consente di essere ampliata con le udienze telematiche ed avviata anche nel settore penale.

Oggi con il Covid-19 è necessario per tutti l’obbligo di fruizione di strumenti tematici che il d.l. 17 marzo 2020 n. 18 incentiva; e questo a partire dall’utilizzo del pagamento del contributo unificato telematico all’art. 83 comma 11: “Gli obblighi di pagamento del contributo unificato … sono assolti con sistemi telematici di pagamento”, fino allo svolgimento delle udienze in videoconferenza, peraltro già previsto, a seguito dell’emanazione del d.l. 8 marzo 2020, n° 11 dal Direttore Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati (Dgsia) che ha emanato un provvedimento ad hoc (come previsto dall’art. 2, comma 2, lett. F e comma 7, del d.l. 8 marzo 2020, n. 11).

I collegamenti da remoto per lo svolgimento delle udienze civili saranno organizzati dal giudice utilizzando Skype for Business o Teams e per le udienze penali mediante l’utilizzo degli strumenti di videoconferenza già a disposizione degli uffici giudiziari e degli istituti penitenziari. Un nuovo mondo giustizia!

Gli avvocati auspicano però l’introduzione di un processo telematico unico, con regole tecniche condivise per una fruizione semplice anche da parte di chi non è avvezzo alla tecnologia.

Infine c’è ancora un aspetto da non sottovalutare: la questione delle notifiche a mezzo Pec ancora oggi non regolamentate per la mancanza del Registro Ipa, ossia dell’elenco ufficiale da cui sia possibile estrarre validamente l’indirizzo da utilizzare per le notifiche tematiche alla Pa.

Pertanto, o si rende valido e utilizzabile tale registro o si obbligano tutte le pubbliche amministrazioni a comunicare immediatamente il proprio indirizzo Pec al registro PP.AA. per eseguire le notifiche telematiche, prevedendo in caso di omessa comunicazione specifiche sanzioni, come fra l’altro previsto dalla legge forense nel caso di inadempimento dell’avvocato all’obbligo di comunicare il suo indirizzo di posta certificata.

Covid-19 ha un effetto positivo, è l’occasione per l’avvio di una nuova giustizia, di uno “smart working” della giustizia che potrà consentire a tutti gli operatori del diritto di semplificare gli adempimenti anche di udienza, rendendo più fruibile e anche più celere lo svolgimento dei processi per una giustizia finalmente effettiva e certa, quantomeno nei tempi.

* Avvocato civilista, mi occupo in particolare di diritto del lavoro e delle esecuzioni civili. Ho la passione per il diritto delle nuove tecnologie e Privacy e ho fondato a Messina il CSIG (Centro Studi Informatica Giuridica). Mi piace insegnare e sono stato responsabile nazionale dipartimento PCT AIGA e membro del tavolo ministeriale permanente per lo sviluppo del PCT, componente della commissione paritetica presso per il Tribunale di Messina per l’avvio e la risoluzione delle problematiche inerenti il PCT. Ho collaborato alla redazione di due Volumi editi CEDAM in materia di GDPR ed oggi sono Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Messina.

L’articolo Coronavirus, finalmente anche la giustizia scopre lo smart working e diventa digitale proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus: è morto Raffaele Masto, scrittore e giornalista di Radio Popolare

Raffaele è stato tra i più acuti osservatori e lucidi narratori del continente africano”. La Rivista Africa, per la quale scriveva, annuncia così la morte di Raffaele Masto, scomparso a causa del coronavirus. Giornalista di Radio Popolare e scrittore, era nato nel 1953. Lascia la moglie Gisele. Nel 1989 aveva iniziato a lavorare come giornalista alla Redazione Esteri dell’emittente milanese. Ha lavorato come inviato in Medio Oriente, America Latina e soprattutto in Africa, luogo dove ha preso ispirazione per scrivere molti dei suoi saggi. Masto era anche autore del blog Buongiorno, Africa ed è in pubblicazione nei prossimi mesi il volume ‘Mal d’Africa’, scritto a due mani con il giornalista Angelo Ferrari.

“Per oltre trent’anni – scrive di lui la Rivista Africa – ha seguito da vicino guerre, crisi umanitarie, rivoluzioni, svolte democratiche. I maggiori eventi della storia contemporanea. Nei suoi numerosi libri e reportage, nelle sue appassionate conferenze, nel suo seguitissimo blog, ha raccontato i tormenti e le speranze dell’Africa”. Oltre a questo, aggiunge la rivista, “ha denunciato i soprusi del potere, le ingiustizie del sistema economico, gli interessi occulti delle multinazionali, la complicità della classe politica occidentale nei confronti dei più spietati dittatori. Con le sue puntuali corrispondenze dai teatri dei conflitti dimenticati, ha contribuito a squarciare il silenzio dei grandi media – spesso distratti, opportunisti, accecati dagli stereotipi. Lo ha fatto con il suo stile: coniugando ragione e cuore, intelligenza e bontà d’animo, professionalità e passione civile”.

L’articolo Coronavirus: è morto Raffaele Masto, scrittore e giornalista di Radio Popolare proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus – Usurai ed estorsori non vanno in quarantena: “Chi non può pagare i debiti ha paura. Certezza che i numeri cresceranno”

Usura ed estorsione non vanno in quarantena. A lanciare l’allarme è il vicepresidente nazionale dell’associazione Antiracket (FAI), Renato De Scisciolo, in questi giorni di grande preoccupazione non solo per i contagi da Coronavirus ma anche per le conseguenze economiche del blocco del paese. “La criminalità organizzata – spiega a ilfattoquotidiano.it De Scisciolo – si sta riorganizzando. Non gira più denaro e le associazioni malavitose devono in qualche modo procurarselo. La prima preoccupazione per noi è che la gente in difficoltà possa chiedere aiuto proprio agli usurai”.

Senza dimenticare la questione “estorsione”, problema ben radicato in Puglia. “L’area di Foggia e provincia – spiega – continua a essere quella con il maggior numero di commercianti e imprenditori che pagano il pizzo. Certo, negli anni le denunce sono aumentate. Ma c’è ancora tanta gente che ha paura e che paga intimorita dalle minacce. In generale in tutta la Puglia resta un fenomeno diffuso ma al quale le tante operazioni delle forze dell’ordine hanno dato un’importante risposta”. Intanto la sede pugliese dell’associazione, nel corso dei giorni di quarantena, ha raccolto già tantissime denunce di gente che non ce la fa a pagare i debiti con la malavita e che ora ha paura delle conseguenze.

“Siamo certi, purtroppo, – racconta ancora De Scisciolo – che i numeri cresceranno ancora. Potrebbero essere tanti gli imprenditori e i commercianti che, trovando porte chiuse in Banca e nelle finanziarie, si rivolgeranno agli usurai per assicurarsi una entrata in un momento così difficile”. Ed è proprio sul tema delle banche e delle finanziarie che l’associazione torna: “Come è ormai noto – si legge in una nota rivolta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – l’emergenza sanitaria per il Covid-19 sta determinando una profonda crisi economica che coinvolge più o meno tutto il mondo produttivo, soprattutto piccole imprese già in difficoltà. Per affrontare tale eccezionale momento, è stato redatto il cosiddetto decreto ‘Cura Italia’, il quale opportunamente prevede, tra le altre cose, la possibilità di sospendere i mutui. Tuttavia, a nostro avviso, – prosegue – esso non fa alcun riferimento a quei mutui concessi ex art.14 della legge n.108/96 agli operatori economici vittime di usura, e la stessa osservazione vale per i soggetti sovra indebitati che usufruiscono dei fondi di prevenzione previsti dalla stessa legge all’art. 15″.

“Ciò premesso – ha continuato Renato De Scisciolo – riteniamo che possa esserci il rischio concreto di una diffusa difficoltà nella restituzione delle rate dei mutui concessi ex art.14 e dei prestiti ex art.15 della legge n.108/96, con grave danno erariale per il nostro Paese, rischio di azzeramento dello stesso Fondo di prevenzione antiusura e quindi conseguente impossibilità futura di utilizzare questo prezioso strumento di aiuto. Per questi motivi – spiega – chiediamo quindi che si faccia promotrice di ogni iniziativa affinché, in sede di conversione in legge del succitato decreto, si inserisca un’apposita norma per le vittime di usura beneficiarie di mutui e prestiti al fine di poter sospendere la restituzione delle rate, consentendo di allungare la durata del finanziamento per il numero di rate sospese senza oneri aggiuntivi”.

Il vicepresidente dell’associazione Antiracket, rivolge infine un appello a quanti ricevono pressioni da banche e finanziarie per il pagamento di rate e mutui, di rivolgersi alle sedi competenti. “In tanti hanno denunciato alla nostra sede, solleciti continui di pagamento da parte delle banche di appartenenza. Siamo pronti – dice – a denunciare direttori di banche e di finanziarie che non seguiranno quanto disposto dal Governo. Il pericolo che, per la paura di perdere tutto, chi è in difficoltà economica possa rivolgersi agli usurai, rischiando di entrare in un vortice senza fine, è troppo grande e noi abbiamo il dovere di tutelarli”.

Intanto a Martina Franca tra mercoledì 25 e giovedì 26 marzo sono state incendiate due ambulanze. Gli investigatori sono al lavoro per cercare di ricostruire quanto accaduto. Appena quattro giorni prima, domenica 22 marzo, le Misericordie di Puglia avevano teso la mano alla Lombardia, inviando nella provincia di Brescia un’equipe di operatori sanitari composta da tre volontari delle Misericordie di Martina Franca, Borgo Mezzanone ed Andria a bordo con un’ambulanza, per aiutare una delle zone più colpite nell’emergenza da coronavirus. A Bari, invece, questa mattina materiale incendiario è stato lanciato all’interno di un locale alla strada nel cuore del quartiere Libertà. Forse lo scherzo di un gruppo di balordi o forse un atto intimidatorio. Saranno gli uomini della polizia di Stato a stabilirlo nelle prossime ore.

L’articolo Coronavirus – Usurai ed estorsori non vanno in quarantena: “Chi non può pagare i debiti ha paura. Certezza che i numeri cresceranno” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus, la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte. Rivedi il video integrale

Il video integrale della conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sui provvedimenti economici adottati per affrontare l’emergenza in corso. La conferenza stampa è stata trasmessa in videoconferenza per permettere ai giornalisti di fare le domande e diffusa sul canale Facebook di Conte

L’articolo Coronavirus, la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte. Rivedi il video integrale proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus, 92mila contagi e 10mila morti. Altri 889 decessi in 24 ore. Rispetto a venerdì meno nuovi positivi: 5.794, giù tasso di crescita

Oltre 90mila contagi e 10mila morti. Crescono i numeri dei positivi e dei decessi a causa del coronavirus, ma la pandemia avanza un po’ più lentamente rispetto a ieri. In totale, stando ai dati della Protezione Civile, in Italia ci sono 92.472 casi (+5.794 rispetto a venerdì) e sono morte 10.023 persone (+889). I guariti sono 12.384, di cui 1.434 in un giorno, e in terapia intensiva si trovano 3.856 pazienti. Sono attualmente ammalate 70.065 persone. La crescita percentuale nelle ultime 24 ore è stata del 6,90%, mentre venerdì era del 7,39.

La Lombardia rallentano nuovi contagi – In Lombardia si registrano 2.117 nuovi casi accertati e 542 decessi nelle ultime 24 ore. Dall’inizio della pandemia, lo scorso 20 febbraio, le persone che hanno contratto il Covid-19 diventano quindi 39.455, mentre i morti sono 5.944. Il tasso di crescita è del 5,67%, più basso del 6,9 fatto registrare venerdì. I ricoverati sono 11.142, solo 15 in più di ieri. In terapia intensiva si trovano 1.319, ovvero 27 pazienti in più di ieri, mentre sono state dimesse 961 persone che portano a circa 9mila le persone guarite.

I dati dalle province della regione più colpita – Nel Bergamasco i casi sono 8.349 (+289, ieri l’aumento era stato di 602), in provincia Brescia 7.678 (+373), in quella di Cremona 3.605, nel Lecchese 1.316. La provincia di Milano fa registrare 314 nuovi contagi che portano il totale a 7.783. Di questi 3.159 sono nella città capoluogo, che registra 150 casi in più (+4,99%). A Codogno, il primo focolaio, si registrano solo 2 nuovi positivi.

Le altre regioni – Oltre alla Lombardia, che percentualmente cresce meno della media nazionale, anche le altre regioni colpite per prime dalla pandemia sembrano rallentare. L’Emilia-Romagna raggiunge i 12.383 casi (+6,86), il Veneto tocca quota 7.930 (+5,77) e le Marche arrivano a 3.373 (5,5). Meno di 200 nuovi casi in Liguria (2.822, +4,67). Maggiori incrementi rispetto al trend nazionale si registrano in Piemonte (7.671, +8,16%) e Toscana (3.817, +10,6). Crescita sostenuta ma su numeri più piccoli al Sud: la Campania tocca i 1.592 contagiati (+9,49%), la Puglia ne conta 1.458 (+9,2) e la Sicilia 1.359 (8,72). Crescita a due cifre ma su un numero di casi totali più contenuti in Abruzzo (1.133, +11,4%), Valle d’Aosta (511, +13,05), Sardegna (624, +17,73), Calabria (555, +12,3), Basilicata (182, +20,5) e Molise (123, 12,8%). Nel Lazio ci contano 2.505 casi (+9,1), in Friuli Venezia Giulia sono 1.436 (+9,03), l’Umbria ha 969 contagiati (+9,61). Le province autonome di Trento e Bolzano ne contano rispettivamente 1.505 (+8) e 1.109 (10,5).

Borrelli: “Riaprire? Attenta riflessione” – Il bollettino quotidiano della Protezione Civile è stato diramato dal capo Angelo Borrelli, tornato operativo dopo aver accusato sintomi influenzali. Il numero uno del Dipartimento è tornato sull’invito di Matteo Renzi a una riapertura di fabbriche e scuole tra l’inizio di aprile e il 4 maggio, bocciato dagli scienziati: “Credo ci debba essere un’attenta riflessione”, ha spiegato chiarendo che “il Paese è fermo e c’è l’esigenza di assicurare un minimo di operatività e di vita per la stessa sopravvivenza di tutti”. Ma, ha sottolineato, “credo che presto saranno prese ulteriori decisioni, siamo vicini alla fatidica data del nuovo decreto”, il 3 aprile, e il governo “prenderà delle decisioni sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico- scientifico”.

L’articolo Coronavirus, 92mila contagi e 10mila morti. Altri 889 decessi in 24 ore. Rispetto a venerdì meno nuovi positivi: 5.794, giù tasso di crescita proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Accordi&Disaccordi (Nove), Travaglio: “Salvini e Renzi vogliono ora Mario Draghi al posto di Conte? Irresponsabili e sciacalli”

“Siamo l’unico Paese nel quale, mentre in tutto il mondo il problema è il Coronavirus, per alcuni politici il problema è cambiare il presidente del Consiglio o cambiare il governo“. Nel suo intervento settimanale ad ‘Accordi&Disaccordi’, il talk politico condotto da Andrea Scanzi e Luca Sommi, in onda su Nove tutti i venerdì alle 22.45, Marco Travaglio commenta le dichiarazioni di Matteo Salvini e Matteo Renzi che, ieri, avevano fatto intendere di pensare a Mario Draghi come possibile successore di Giuseppe Conte in un governo di unità nazionale post emergenza. “Non credo che esista, forse in Macedonia, un dibattito su un cambio di governo durante un’emergenza di questo genere – spiega il direttore de Il Fatto Quotidiano – Stiamo parlando di due irresponsabili, due sciacalli, ma non è più nemmeno una novità. Ormai il loro è un rumore di fondo, un ronzio di sottofondo”, conclude il giornalista.

“Accordi&Disaccordi” è prodotto da Loft Produzioni per Discovery Italia ed è disponibile anche su Dplay (sul sito www.it.dplay.com – o scarica l’app su App Store o Google Play). Nove è visibile al canale 9 del Digitale Terrestre, Sky Canale 145 e Tivùsat Canale 9. Segui @aedtalkshow su Facebook, Twitter e Instagram.

L’articolo Accordi&Disaccordi (Nove), Travaglio: “Salvini e Renzi vogliono ora Mario Draghi al posto di Conte? Irresponsabili e sciacalli” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus, la diretta – Conte: “Ridurremo le restrizioni fino alla loro completa eliminazione, ma al momento è prematuro fare previsioni”. Governo lavora a proroga di 15 giorni

Ridurremo le restrizioni fino alla loro completa eliminazione, ma lo faremo gradualmente, per evitare che gli sforzi sin qui compiuti siano vani”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte preannuncia in un’intervista al Sole 24 Ore l’ormai inevitabile proroga della chiusura totale e dei divieti di spostamento oltre venerdì 3 aprile, data in cui scade la validità dei decreti restrittivi varati nelle scorse settimane dal governo per cercare di arginare la diffusione del coronavirus nel nostro Paese. “Al momento è prematuro fare previsioni, ma ci auguriamo di poter tornare quanto prima alla normalità – spiega il premier -. Possiamo già dire che, come già anticipato dal ministro Azzolina, la sospensione delle attività scolastiche proseguirà anche dopo il 3 aprile“.

Una decisione che sembra essere quasi scontata dal momento che in Italia si contano ora oltre 86mila contagi accertati e solo ieri sono state registrate altri 969 decessi, per un totale di 9134 morti dall’inizio dell’epidemia. La curva dei nuovi casi “dal 19-20 marzo sembra attenuarsi leggermente nella sua ascesa” e proprio per questo nelle prossime settimane sarà decisivo restare a casa, come avverte anche Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, che venerdì ha lanciato un monito: “Il picco non è ancora stato raggiunto” ma “per ora abbiamo segnali di rallentamento. Non illudiamoci di poter allentare le misure di contenimento“. Stesso concetto evidenziato anche dal presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli: “Dovessimo decidere con i dati di oggi, ritengo inevitabile prolungare le misure” oltre il 3 aprile.

Entro il prossimo venerdì è atteso quindi un nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che confermerà le misure attualmente in vigore fino al 18 aprile, accompagnato poi dal cosiddetto “decreto aprile” con ulteriori misure economiche per dare ossigeno a imprese e lavoratori rimasti a casa: “Potenzieremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per proteggere gli asset strategici del paese, alla luce di un’ampia serie di rischi epidemiologici, ambientali, sismici, informatici e geopolitici – ha spiegato ancora Conte -. Tutelare le nostre aziende strategiche è una priorità per il governo e siamo disponibili a introdurre anche nuovi e più sofisticati strumenti. Ritengo che il nuovo decreto di aprile debba portare il nostro sforzo complessivo di bilancio a una soglia ben superiore ai 50 miliardi – prosegue poi Conte – Le misure e le garanzie pubbliche che abbiamo messo e stiamo mettendo in campo forniranno un sostegno senza precedenti ai finanziamenti per la nostra economia, pari a quello offerto dai pacchetti di politiche più ambiziosi approvati in questi giorni in Europa”.

Conte: “All’Europa chiediamo Bond per ricostruzione” – “L’ultima decisione della Bce rafforza il sostegno alle politiche di bilancio che gli Stati stanno mettendo in campo per aiutare le imprese, le famiglie, i lavoratori. La politica monetaria sta facendo la sua parte, ma non può fare tutto. Noi governanti dobbiamo assumerci la responsabilità politica di completare l’opera, ad esempio con uno European Recovery Bond, vale a dire uno strumento di debito comune europeo che ci permetta di vincere la guerra contro il coronavirus e di avviare l’opera di ricostruzione del tessuto economico-sociale che dovrà seguirà”, ha detto ancora Conte sottolineando la necessità di “un grande piano, uno European Recovery and Reinvestment Plan che sostenga e rilanci l’intera economia europea”. “L’azione della Bce ha frenato le spinte speculative e ci consente di ricorrere con tranquillità al mercato per finanziare la nostra spesa – continua il premier -. L’Italia, come gli altri paesi europei, può affrontare da sola questa emergenza: abbiamo le risorse umane, economiche e morali per farlo. Ma sarebbe un grave errore per l’Europa se, di fronte a una sfida comune di questa portata, non riuscisse ad approntare nuovi strumenti in grado di dare la risposta forte e solidale che tutti i cittadini europei hanno il diritto di aspettarsi da una casa comune che è stata costruita per proteggerli meglio, nel segno della unità e della solidarietà. Ne uscirebbe sconfitta l’intera Europa e indebolita l’intera economia continentale. La chiusura delle attività commerciali è stata una decisione difficile e senza precedenti nella storia della Repubblica – osserva Conte – È una scelta senz’altro costosa, ma non dobbiamo dimenticare che il contenimento efficace del virus è un imperativo etico, perché ci consente di salvare vite umane. Non solo. È anche la più importante misura economica che oggi possiamo adottare per far ripartire al più presto l’intero sistema socio-economico”. Riguardo alle competenze regionali, secondo Conte “al termine di questa emergenza, sarà opportuno aprire un’ampia e coinvolgente discussione sul tema. D’altra parte, in questi venti anni che ci separano dalla riforma del Titolo V, in più occasioni – anche a seguito della copiosa giurisprudenza costituzionale scaturita dal conflitto tra Stato e Regioni – sono state avanzate proposte per modificare il riparto delle competenze o per introdurre istituti che lo Stato possa attivare, senza dover ricorrere all’esercizio del potere sostitutivo. Trattandosi di materia costituzionale, affido queste riflessioni alla sensibilità delle forze politiche di maggioranza e di opposizione”.

I dati – Sono 9.134 i morti in Italia a causa del coronavirus, con un aumento di 969 decessi. È l’incremento più alto di vittime dall’inizio dell’emergenza (50 però sono morti relative a ieri e non conteggiate). Giovedì l’aumento era stato di 662. Il dato è stato reso noto dal commissario straordinario Domenico Arcuri durante la conferenza stampa della Protezione Civile. Il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto quota 86.498: l’Italia supera così la Cina, ferma a 81.897, secondo quanto riporta la Johns Hopkins University. L’incremento rispetto a giovedì è di 5959 casi positivi (ieri erano 6153 i nuovi contagiati). La curva dei contagi complessivi ha quindi ricominciato a calare, registrando un incremento del 7,39% e riprendendo la tendenza verso un appiattimento in atto dal 20 marzo. Sono complessivamente 66.414 le persone attualmente positive al Covid-19 in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 4.401. Giovedì l’incremento era stato di 4.492. Di tutti i malati, il 6% si trova ricoverato in terapia intensiva: significa 3.732 persone, 120 in più rispetto a ieri. Di questi, 1.292 sono in Lombardia. 26.029 sono poi ricoverati con sintomi e 36.653 sono quelli in isolamento domiciliare. Sono infine 10.950 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il virus, 589 in più di ieri. I tamponi complessivi sono 394.079, dei quali quasi 227mila in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

CRONACA ORA PER ORA

11.20 – Gentiloni: “Stime su -1% del Pil 2020 zona Euro sembrano troppo ottimiste”
“Il nostro scenario economico più recente, dodici giorni fa, si riferiva ad un impatto” dell’emergenza coronavirus “del 2,5% sulla crescita economica nella zona euro” e questo “avrebbe portato il pil a -1%” nel 2020. Ma ora questo scenario “mi sembra ottimista”. “L’impatto dipenderà dalla durata dalla crisi. La durata aumenterà i problemi delle aziende, non solo di quelle medie o piccole, e colpirà anche le grandi. E questo avrà delle conseguenze sull’occupazione”. Così in un’intervista a Efe il Commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni.

11.18 – Ats Brescia: “Ogni giorno 30-50 morti in più rispetto ai dati ufficiali”
“Oltre ai decessi ufficiali a Brescia riteniamo ce ne siano tra i 30 e i 50 in più al giorno di persone che alle quali non è stato fatto il tampone ma che riteniamo essere morte per Covid”. Lo ha detto il direttore generale di Ats Brescia Claudio Sileo nel corso di una trasmissione dell’emittente bresciana Teletutto. “Stando ai dati degli uffici della nostra anagrafe in città paragonando marzo dello scorso anno con marzo 2020 i morti sono raddoppiati” ha aggiunto il sindaco di Brescia Emilio Del Bono. Ad oggi, considerando solo i dati di Ats Brescia, i deceduti per Covid sono 1063 che diventano 1114 calcolando i dati forniti da Ats della Montagna.

11.16 – Torino, trasformare le Ogr in presidio sanitario
Trasformare le Ogr, a Torino, in presidio sanitario per far fronte al coronavirus. È il progetto che, secondo quanto appreso, sta maturando nella sanità regionale. A interessarsi all’iniziativa sono l’Unità di Crisi e la Protezione civile. I primi accertamenti sono già cominciati. L’ex complesso delle Ogr-officine grandi riparazioni è stato riconvertito, alcuni anni fa, in polo culturale. Uno spazio considerato particolarmente interessante, secondo le prime notizie, è la cosiddetta “Sala grande Fucine”, che si presta a ospitare centinaia di posti letto

11.15 – Gentiloni: “Divergenze in Europa su Mes e Coronabond ma abbiamo altre opzioni”
“C’è un dibattito in corso” in Europa sull’utilizzo o meno del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). “Ci sono Stati membri che ritengono che possa essere lo strumento giusto e altri che ritengono che, in questo contesto, non ne valga la pena. Penso che continueremo questa discussione notando queste divergenze”. Come il Mes anche i cosiddetti ‘coronabond’ sono strumenti che si trovano “nella cassetta degli attrezzi”: “l’Eurogruppo lavorerà su queste diverse opzioni senza escluderne nessuna. Ovviamente sappiamo che sull’uso del Mes e sui bond ci sono differenze tra gli Stati e se queste differenze non vengono superate, questi strumenti non saranno utilizzabili”. Ad affermarlo, in un’intervista alla spagnola Efe, è il Commissario Ue per l’Economia, Paol Gentiloni sottolineando che “abbiamo anche altre opzioni, tra cui il ruolo della Bce per gli investimenti che potrebbe essere rafforzato e il bilancio dell’Ue”.

11.10 – Gori: “Ospedale da campo di Bergamo pronto mercoledì”
“Ho notizia che per mercoledì sarà completato ma voglio vedere a che punto siamo”: per questo il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ha spiegato lui stesso a Rtl 102.5, ha deciso di fare una ricognizione all’ospedale da campo in allestimento in fiera. “Ci sarà un raccordo operativo con l’Ospedale Papa Giovanni ma – ha aggiunto – ci sarà anche una squadra di Emergency specializzata in cure intensive, sono arrivati trentadue operatori sanitari militari russi, sono medici e infermieri divisi in otto squadre da quattro e sono loro che completeranno lo staff di questo luogo fondamentale per noi che serve a dare sollievo alle strutture ospedaliere che sono al limite delle loro possibilità”.

11.05 – Inpgi: “42 milioni a sostegno dei giornalisti autonomi”
Un “quadro di tutele quanto più ampio possibile”, con “un impegno quantificabile in circa 42 milioni di euro” per fronteggiare le ripercussioni dell’emergenza da Covid-19 su chi svolge la professione giornalistica in forma autonoma. Lo annuncia l’Inpgi, l’Istituto previdenziale dei giornalisti. Agli iscritti alla gestione separata la Cassa fa sapere d’aver “previsto l’erogazione di un assegno ‘una tantum’, dell’importo pari a 500 euro” per coloro che, “nell’ultimo triennio, abbiano conseguito un reddito compreso tra 2.100 euro e 30.000 euro e che abbiano registrato, nel trimestre marzo-maggio 2020, un calo dei compensi di almeno il 33%, rispetto a quelli dell’ultimo trimestre (ottobre – dicembre) del 2019”. La misura, coperta con “i residui dello stanziamento per l’attuazione del programma di assistenza sanitaria integrativa avviato con la Casagit”, può esser richiesta usando il modulo online su www.inpginotizie.it.

11.00 – Intera famiglia stroncata dal coronavirus a Voghera
Una intera famiglia è stata falcidiata dal Coronavirus a Voghera. Lo riporta la Provincia Pavese. Prima sono morti i due figli di 54 e 46 anni, Daniele e Claudio Bertucci, che per il Coronavirus erano stati ricoverati all’ospedale di Voghera. Ieri è toccato al papà Alfredo Bertucci, 86 anni, storico fabbro della cittadina in provincia di Pavia, mentre la moglie è ricoverata in gravi condizioni.

10.50 – Evade da quarantena, bloccata in aeroporto a Fiumicino
Era soggetta a quarantena, poiché entrata in contatto con una o più persone positive al coronavirus, e si è allontanata dalla zona di Rieti. E’ stata bloccata dalla polizia, che nel frattempo aveva ricevuto la segnalazione del suo allontanamento dalla Questura di Rieti, questa mattina, all’aeroporto di Fiumicino, prima di effettuare il check-in e dove era intenzionata a partire per gli Stati Uniti, dopo aver regolarmente acquistato un biglietto per il volo Az 608 diretto a New York. Protagonista dell’episodio una cittadina straniera, probabilmente a quanto si è appreso di origine statunitense. Allo scalo romano, al Terminal 3, la donna è stata subito isolata in un’area resa non accessibile, per le verifiche e gli accertamenti da protocollo. E’ intervenuta la Sanità Aerea. Nel frattempo, da parte di Adr, è scattata subito la procedura di sanificazione dei luoghi dove è scattato l’isolamento. Si è in attesa dei provvedimenti da parte delle Autorità preposte.

10.45 – Conte: “Scuole chiuse oltre il 3 aprile”
“Possiamo già dire che, come anticipato dal ministro Azzolina, la sospensione delle attività scolastiche proseguirà anche dopo il 3 aprile. Queste settimane di emergenza ci hanno mostrato quanto sia irrinunciabile l’impulso alla trasformazione digitale del paese. Con il decreto Cura Italia abbiamo stanziato 85 milioni per potenziare la didattica a distanza, soprattutto a beneficio degli studenti meno abbienti. Inoltre, abbiamo appena sbloccato 200 milioni di finanziamenti da parte del comitato per la diffusione della Banda ultra-larga”, ha spiegato ancora il premier a Il Sole 24 Ore.

10.30 – Conte: “Ridurremo le restrizioni fino alla loro completa eliminazione, ma al momento è prematuro fare previsioni”
“Al momento è prematuro fare previsioni. Ma ci auguriamo di poter tornare quanto prima alla normalità: ridurremo le restrizioni fino alla loro completa eliminazione ma lo faremo gradualmente per evitare che gli sforzi fin qui compiuti siano vani”. Così ha detto il premier Giuseppe Conte in un’intervista a Il Sole 24 Ore.

10.00 – Il viceministro Castelli: “Ora reddito di emergenza per tutti”
“Ora reddito di emergenza per tutti. Servono 100 miliardi per ricostruire”: lo dice, in una intervista alla Stampa, Laura Castelli, viceministro all’Economia.
“Garantire reddito a tutti – spiega sulle priorità Castelli -, con uno strumento facile da usare. Su questo c’è accordo con l’opposizione. Chiamiamolo reddito di emergenza, o reddito straordinario. Varrà finché non rientreremo alla normalità. Stiamo pensando di semplificare le procedure di accesso al reddito di cittadinanza, allargandolo a chi non ce l’ha, e senza le condizioni previste”. Su cifre e tempi, la ministra si tiene cauta: “Ne stiamo parlando, anche con l’opposizione: il prima possibile e la cifra sarà dignitosa”. “Forse è lui che è diventato un nostro fan – aggiunge alludendo a Mario Draghi -: è grazie al M5S che abbiamo un welfare e delle garanzie sociali che, mentre il Paese si ferma, aiutano a evitare pericolosi conflitti sociali”

09. 45 – Sequestrate a Gioia Tauro 19 tonnellate di materiale sanitario per consegnarle alla Protezione Civile
I funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Gioia Tauro (Reggio Calabria), insieme ai militari della guardia di finanza del Comando provinciale di Reggio Calabria operanti nel porto, hanno intercettato due importanti carichi di materiale medico e sanitario, per un totale di 19 tonnellate, contenenti 364.200 paia di guanti sterili per uso chirurgico provenienti dalla Malesia e 9.720 dispositivi endotracheali, provenienti dalla Cina, utilizzati per l’intubazione di pazienti con difficoltà respiratorie. Tenuto conto di quanto disposto dal Commissario straordinario Covid-19, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha requisito la merce, per la consegna al Dipartimento della Protezione civile.

09.30 – Tra le vittime anche un maresciallo dei carabinieri di 56 anni
È morto questa mattina, nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Asti, il maresciallo Mario D’Orfeo, comandante della stazione dei carabinieri di Villanova d’Asti. Era stato ricoverato pochi giorni fa, per alcune complicanze legate al coronavirus. Nella notte le sue condizioni si sono aggravate. Avrebbe compiuto 56 anni il primo maggio. Si era arruolato nel 1983 ed era in servizio alla Compagnia di Villanova dal 2015.

L’articolo Coronavirus, la diretta – Conte: “Ridurremo le restrizioni fino alla loro completa eliminazione, ma al momento è prematuro fare previsioni”. Governo lavora a proroga di 15 giorni proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

La pandemia fa pensare ai romanzi distopici in stile 1984. Anche l’Egitto ne ha uno

di Federica Pistono*

In un momento segnato da un evento tragico come una pandemia, il pensiero corre inevitabilmente alle opere distopiche, ossia a quel genere narrativo che, prendendo le mosse dalla letteratura fantascientifica, prefigura situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali altamente negativi. Al contrario dell’utopia, che prospetta un mondo migliore di quello in cui si vive, la letteratura distopica ipotizza un mondo che non vorremmo mai conoscere, in cui il genere umano può ritrovarsi schiavo di un progresso tecnico disumanizzante, oppresso da un regime totalitario spietato, decimato da epidemie letali.

Fra i più noti romanzi distopici figurano 1984, di George Orwell, che racconta un futuro dominato dalla presenza del Grande Fratello, un dittatore misterioso a capo di un organismo politico soffocante e incontrastabile, Fahrenheit 451, di Ray Bradbury, che prefigura un mondo in cui i libri sono considerati come il male assoluto e vengono perciò bruciati, Il mondo nuovo di Aldous Huxley, che rappresenta una società divisa in caste la cui popolazione è controllata tramite il condizionamento mentale, Il signore delle mosche, di William Golding, i cui protagonisti sono alcuni ragazzini che, bloccati su un’isola disabitata, sperimentano un disastroso tentativo di autogovernarsi. Il più recente Ragazze elettriche, di Naomi Alderman, narra di un mondo in cui le donne dispongono di un potere in grado di sbaragliare gli uomini.

La distopia è presente anche nella cultura araba, e in particolare in quella islamica, che appare a volte permeata da un senso di imminente catastrofe caratteristico di molti autori che, a partire dalla rivolta della Mecca nel 1979 sino alla seconda guerra del Golfo (2003), passando attraverso le azioni terroristiche attuate da al-Qā῾ida, rielaborano elementi della tradizione coranica, fondendoli con motivi tratti dalla cultura occidentale.

La narrativa distopica araba presenta costruzioni narrative originali, con un riuscito amalgama di eventi della politica contemporanea e di temi tratti dalla narrativa apocalittica. L’Egitto si presenta come il paese arabo che più si è distinto nella produzione di letteratura fantascientifica e distopica, sia in termini di quantità che di popolarità.

Questo panorama letterario appare segnato dal romanzo Utopia dell’egiziano Ahmed Khaled Tawfiq, un testo scritto nel 2008 e recentemente pubblicato in italiano (Atmosphere libri, 2019, trad. B. Benini), il cui successo commerciale e critico è fondato sui temi prescelti, socialmente rilevanti, e sulla combinazione di influenze occidentali, approccio narrativo postmoderno e motivi specificamente egiziani.

L’opera, indicata come l’annuncio della ‘primavera’ egiziana del 2011, racconta una storia di disuguaglianza sociale, violenza e pericolo in una società consumistica egiziana del prossimo futuro. Ambientata nel 2023, si configura come una metafora politica delineando il confronto tra due mondi: da un lato, sorgono le comunità chiuse in cui sono asserragliati i ricchi, protetti dai marines, dall’altro, si estende l’universo degli “Altri”, la massa dei poveri, dei diseredati, che vivono in condizioni di estremo degrado materiale e morale.

La trama del romanzo ricorda la fantascienza sociale europea e americana del XX secolo, anche se l’ambientazione egiziana crea un importante collegamento con la realtà che circonda il lettore arabo. Fra i temi dominanti, spesso presi in prestito dalla letteratura postmoderna europea del XX secolo, emergono quelli della degenerazione della società consumistica, dell’insensatezza dell’esistenza dell’individuo in tale società, della lenta trasformazione dell’uomo in animale. La novità del romanzo è rappresentata dal modo in cui Tawfiq adatta questi temi all’ambiente culturale arabo, giacché l’Egitto del futuro non è che una chiara allegoria dell’Egitto alla vigilia della Primavera araba.

Il pregio essenziale del libro non consiste dunque nell’intreccio o nei temi affrontati, ma nell’adattamento di tali elementi al background socio-culturale egiziano. L’opera si caratterizza per il ricorso a uno stile postmoderno, in cui si evidenzia l’uso di stilemi derivanti tanto dalla cultura alta quanto da quella di massa, per il linguaggio ricco di espressioni tratte dalla lingua inglese, per i frequenti riferimenti a opere sia letterarie (G. Orwell, H. Welles. E. A. Poe) sia cinematografiche (Platoon di O. Stone, Gangs of New York di M. Scorsese) sia teatrali (B. Brecht).

* traduttrice ed esperta di letteratura araba

L’articolo La pandemia fa pensare ai romanzi distopici in stile 1984. Anche l’Egitto ne ha uno proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Translate »