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Vaccini in Lombardia, il centro della Brianza chiude di nuovo: “Il sistema di prenotazione ancora non va, le dosi restano in frigorifero”

Anche oggi a Verano Brianza il centro vaccinale ospitato nel palazzetto dello sport è stato chiuso anzitempo. Non perché mancano i vaccini, ma perché mancano le persone da vaccinare. “Abbiamo vaccinato soltanto 90 persone a fronte a una potenzialità di oltre 400 e con 800 dosi Astrazeneca in frigorifero – spiega il sindaco Massimiliano Chiolo – la responsabilità è del sistema di prenotazione che non funziona”. E così, com’era avvenuto anche tra sabato e lunedì, le porte del centro sono rimaste chiuse.

“Non si perdono dosi, ma tempo prezioso”, spiega il sindaco che ha anche proposto di vaccinare con Astrazeneca gli over 80 del paese che vengono dirottati in altri centri. “Mi hanno detto che non è possibile e di aspettare che arrivino le persone, ma stanno arrivando con il contagocce”. Una situazione che avviene nel giorno in cui il presidente Fontana ha bollato come “polemiche stucchevoli” i disservizi che si sono verificati nelle ultime settimane. “Non faccio polemiche – conclude il sindaco – chiedo che i servizi funzionino. Questo è il compito di un sindaco: stimolare chi ha il potere decisionale per far funzionare le cose”.

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Nuovo decreto Covid, ok del Consiglio dei ministri: niente zone gialle fino al 30 aprile. I sindaci: “Ignorati, una frattura istituzionale”

Saranno valide dal 7 fino al 30 aprile le norme del nuovo decreto Covid che è stato approvato dal Consiglio dei ministri. Secondo quanto previsto dall’ultima versione del testo, viene confermata la sospensione della zona gialla: la bozza prevede che si applichino solo misure da zona arancione e rossa, ma dispone per il Consiglio dei ministri la possibilità di prevedere possibili deroghe nel caso di bassi contagi e dati particolarmente buoni della campagna di vaccinazione. Un provvedimento inserito dopo le polemiche di Matteo Salvini: il ritorno alla zona gialla chiesto dal leader della Lega però non sarà automatico. Tra le altre novità, l’obbligo di vaccinarsi contro il Covid per medici, infermieri, operatori sanitari e anche farmacisti: sarà “requisito essenziale” per l’esercizio della professione. Per chi rifiuta è previsto lo spostamento a “mansioni, anche inferiori” oppure come ultima alternativa anche la sospensione dal lavoro. Infine, è confermato il ritorno a scuola anche in zona rossa fino alla prima media: i governatori non potranno emanare ordinanze più restrittive per sospendere l’attività in presenza.

La media tra chi vuole riaprire e chi no – Il provvedimento che esce dal Consiglio dei ministri è il frutto della mediazione tra l’ala rigorista della maggioranza, che non voleva neanche il riferimento alle possibili deroghe, e le forze politiche, Lega in testa, che spingevano per le riaperture: non ci sarà l’allentamento subito dopo Pasqua ma ci sarà la ‘verifica’ sui dati, che potrebbe portare a riaperture anticipate con una semplice delibera del Cdm. Una soluzione arrivata dopo oltre due ore di riunione che consente a tutti di poter affermare di aver ottenuto quel che volevano. “Il decreto mette la tutela della salute al primo posto”, dice il ministro della Salute Roberto Speranza esprimendo “soddisfazione” per le scelte fatte. Subito dopo Pasqua “il governo valuterà eventuali riaperture” ribadiscono dalla Lega ammettendo che avrebbero preferito “un’apertura maggiore” ma di aver ottenuto comunque il “commissariamento” di Speranza e del Cts. “Non si possono rinchiudere fino a maggio 60 milioni di persone – dice lo stesso Salvini rinnovando la “lealtà” della Lega nei confronti di Draghi – per scelta politica, non medica o scientifica, del ministro Speranza”. Soddisfatti anche i ministri di Forza Italia per la possibilità di “aperture mirate già prima della fine di aprile”.

La protesta dei sindaci – “Leggiamo dalle agenzie di stampa che il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto legge in materia di misure anti-Covid. Scopriamo che non ci sono più zone bianche e gialle e che molte attività economiche resteranno chiuse per ancora un mese senza alcuna certezza sui tempi di erogazione dei ristori per le chiusure precedenti. E per la prima volta i sindaci e i presidenti di Provincia non sono stati consultatiinformati sulle misure contenute nel testo”, lo sfogo di Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci. “Devo dire che in un momento così delicato per il Paese tutto ci aspettavamo tranne che una frattura nella collaborazione istituzionale – aggiunge – Non ci sembra proprio un buon inizio nel rapporto con i territori e le comunità locali. Eppure da oltre un anno noi sindaci ci siamo distinti per responsabilità e leale collaborazione istituzionale, mettendo sempre la nostra faccia anche su provvedimenti e scelte non direttamente ascrivibili alle competenze delle amministrazioni locali. Vorrà dire che chiederemo ai ministri di venire a spiegare il provvedimento per strada e nelle piazze dove fino a oggi eravamo noi a fare da bersaglio alle legittime proteste dei cittadini”.

Niente zona gialla – Fino al 30 aprile sono previste solo la zone arancione o rossa, quest’ultima è automatica quando si registri un’incidenza superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti. “Nelle regioni e Province autonome i cui territori si collocano in zona gialla” si applicano “le misure stabilite per la zona arancione“. Nel testo c’è la concessione chiesta da Fi e Lega, ovvero viene prevista la possibilità di un allentamento delle misure se contagi e avanzamento della campagna vaccinale lo consentiranno. “In ragione dell’andamento dell’epidemia, nonché dello stato di attuazione del Piano strategico nazionale dei vaccini – si legge nel testo – con deliberazione del Consiglio dei ministri, sono possibili determinazioni in deroga al primo periodo e possono essere modificate le misure stabilite dal provvedimento”.

Il ritorno a scuola – Si torna in classe fino alla prima media in tutta Italia, zone rosse comprese, e i governatori non potranno emanare ordinanze più restrittive per sospendere l’attività in presenza. “Dal 7 aprile al 30 aprile è assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi” fino alla prima media, si legge nella bozza. Una disposizione che “non può essere derogata da provvedimenti dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome”. In zona arancione e gialla la presenza è fino alla terza media e con un minimo del 50% alle superiori.

L’obbligo vaccinale – Se il medico, infermiere o operatore sanitario non risponde alla convocazione dell’Asl e quindi non si vaccina, il datore di lavoro può adibire il lavoratore, ove possibile, a mansioni, anche inferiori, con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate, e che, comunque, non implicano rischi di diffusione del contagio. Quando l’assegnazione a diverse mansioni non è possibile, per il periodo di sospensione non è dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento, comunque denominato. Avranno l’obbligo di vaccinarsi “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali“.

Lo “scudo” per i vaccinatori – Per omicidio colposo e lesioni personali colpose “verificatisi a causa della somministrazione di un vaccino effettuata nel corso della campagna vaccinale straordinaria in attuazione del Piano” nazionale, “la punibilità è esclusa quando l’uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità e alle circolari pubblicate sul sito istituzionale del Ministero della salute relative alle attività di vaccinazione”.

I concorsi pubblici – “Dal 3 maggio 2021 è consentito lo svolgimento delle procedure selettive in presenza dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni“. Lo svolgimento delle prove deve avvenire “nel rispetto delle linee guida validate dal Comitato tecnico scientifico”. È necessario, spiega palazzo Chigi, che le prove per i concorsi pubblici sbloccati dal decreto approvato stasera in Cdm avvengano “in sicurezza” e perché questo avvenga “si prevede l’obbligo per i candidati di produrre la certificazione di un test antigenico anche negativo effettuato nelle 48 ore precedenti”. Inoltre: la durata massima della prova limitata a un’ora e svolgimento delle prove in sedi decentrate a carattere regionale.

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