Non solo il Recovery plan, atteso al più presto a Bruxelles e su cui Italia viva minaccia la crisi di governo. Sul tavolo di Palazzo Chigi l’altro dossier urgente è quello del nuovo scostamento di bilancio, indispensabile per poter erogare i ristori alle partite iva che verranno colpite dalle restrizioni anti-Covid nelle prossime settimane, a partire da quelle che si trovano nelle cinque Regioni da oggi in zona arancione. Il presidente del Consiglio Conte ha annunciato che la proposta di autorizzare l’erogazione di nuove risorse in deficit verrà presentata in settimana in Consiglio dei ministri per poi approdare in Parlamento per il via libera. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, intervistato sul Corriere della Sera, ne ha ufficializzato l’entità: “Stiamo valutando un intervento da un punto e mezzo di Pil“, cioè pari a circa 24 miliardi. Un miliardo e mezzo sarà impiegato per la campagna di vaccinazione contro il coronavirus, altri tre andranno alla Sanità, mentre le restanti risorse – ha chiarito il ministro – sono destinate ai ristori da qui alla fine della pandemia, al sostegno ai Comuni e alla copertura della cassa integrazione. Un punto ribadito anche dalla ministra del Lavoro Catalfo al Tg1.

“Lo scostamento di bilancio e il nuovo decreto sui ristori”, ha aggiunto Gualtieri, sono due interventi “indispensabili e urgenti, soprattutto alla luce della necessità di proseguire con le misure restrittive di contenimento della pandemia“. A suo parere, quindi, “non vanno messi a rischio“. Il timore della maggioranza è che l’intera partita possa essere congelata in caso di crisi di governo. Basta guardare al calendario: il primo dossier, non più rinviabile, è quello del Recovery e il nuovo Consiglio dei ministri è stato fissato per martedì. Il vertice sullo scostamento di bilancio, quindi, dovrebbe essere convocato nei giorni a seguire. Ma se Matteo Renzi dovesse decidere di staccare la spina a Conte, costringendolo a salire al Quirinale, tutto verrebbe rinviato. A mandare un messaggio a Iv è Luigi Di Maio, che su Facebook scrive: “La crisi economica non aspetta la politica. Chi governa deve dettare i tempi della ripresa, dunque nelle prossime ore chiudiamo il Recovery e consegniamolo al Parlamento, mettiamoci al lavoro sui progetti di rilancio del Paese”, a partire proprio dai “ristori per autonomi, imprenditori, commercianti e tutti quelli che hanno avuto un notevole calo del fatturato a causa del covid”. Per Di Maio, infatti, “il Paese non può e non deve restare fermo. I politici sono pagati per lavorare, non per litigare. Ogni ministro, ogni membro di governo, ogni parlamentare è chiamato a dare il massimo, sempre. Le trame di palazzo, i giochini, non dovrebbero nemmeno sfiorarci”.

Il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone, ha chiarito nel pomeriggio che il suo partito “non farà mancare come sempre il proprio voto” sullo scostamento in Parlamento. “Quando è stato deciso che a Natale tante attività economiche sarebbero state chiuse o avrebbero ridotto drasticamente il proprio orario di apertura per un incremento dei contagi abbiamo promesso rapidissimi ristori che potessero compensare le perdite”, ha dichiarato in una nota. “La promessa va mantenuta senza se e senza ma. Chiediamo quindi al governo di presentare in fretta il provvedimento di scostamento in Parlamento”.

È di fronte a questo scenario di incertezza che va letto l’appello congiunto delle 5 Regioni che da oggi sono in zona arancione. I presidenti di Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Calabria, Sicilia chiedono con una lettera al governo “di fornire doverose e puntuali rassicurazioni circa un’immediata messa in campo di ristori e la loro quantificazione“. Questo per evitare, scrivono Zaia, Bonaccini, Fontana, Spirlì e Musumeci – “ulteriori penalizzazioni alle categorie colpite e per scongiurare il rischio che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni”. Riferendosi all’ordinanza del ministro della Salute di inserirle in zona arancione, i 5 governatori dicono di prendere atto di questa decisione “con la piena consapevolezza che la stessa è stata adottata in base ai dati elaborati dalle Autorità scientifiche e alle indicazioni della Cabina di Regia, a fronte della preoccupante diffusione del virus Covid 19“. “Nel farlo, tuttavia – proseguono -, non si può fare a meno di rimarcare quale ricaduta drammatica il provvedimento abbia su imprenditori e operatori impegnati in attività produttive, commerciali, ricettive, turistiche, gastronomiche, sportive e ricreative”.

Stando a quanto trapelato finora sui nuovi ristori, l’intenzione del governo non è più quella di varare decreti ad hoc a cadenza praticamente mensile, ma di stanziare fin da subito i fondi che serviranno fino alla fine della pandemia. C’è inoltre l’ipotesi di abbandonare il calcolo degli indennizzi in base ai cali di fatturato rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso, per passare a periodi di tempo più larghi, ad esempio a semestre. Si punterebbe poi ad estendere gli aiuti a tutte le categorie che in modo diretto o indiretto hanno subito gli effetti delle norme anti-Covid, non legandoli più all’elenco dei codici Ateco. Di conseguenza è allo studio un sistema di perequazione tra quanto spetterebbe con i nuovi meccanismi di calcolo e quanto liquidato finora. Sul tavolo c’è infine un’ulteriore sospensione delle cartelle o una nuova rottamazione.

L’articolo Ristori, stanziamento a rischio in caso di crisi di governo. Gualtieri: “Non deve accadere”. Faraone (Iv): “Pronti a votare lo scostamento” proviene da Il Fatto Quotidiano.

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