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Terra dei Fuochi, un libro per tenere accesi i riflettori su questo disastro ambientale

“Se la Campania è sparpagliata di Terra dei Fuochi. Nel resto d’Italia ci sono le ‘braci’ tossiche”, parola di pentito. È partito da qui Olindo Preziosi, tra i più grintosi avvocati penalisti, che da anni combatte per tenere i riflettori accesi su uno dei disastri ambientali più infestanti dovuto ai roghi di rifiuti tossici. Ma ancora trascurato e sottovalutato. Ha appena dato alle stampe La terra dei fuochi – Il nesso di casualità tra mito e realtà (edito da Edizioni Il Papavero).

Nel suo mostruoso j’accuse fa nomi e mandanti: “Continuano ad avvelenare la nostra aria, la nostra acqua, la nostra terra. La camorra ci ha lucrato. La politica pure, otturandosi il naso e guardando dall’altra parte”, Olindo è incazzato e con lui quel 37% della popolazione che vive a meno di 100 metri da uno o anche più di uno di queste “calderone incandescente di rifiuti, tumori, pentiti, politica e camorra”. Una matassa ingarbugliata di cui è difficile trovare il capo. E fragole rosso sbiadito, pomodori che contengono tracce di mercurio, arsenico e piombo, insalate che puzzano e continuano a crescere all’ombra di queste “fumorole” di veleni.

Olindo è incazzato nero come il fumo che si respira nei 38 comuni “appestati”, disseminati lungo un’aera di 426 chilometri quadrati, tra Napoli e Caserta. Ben 2677 sono i siti di smaltimento abusivo di rifiuti. Feti già condannati ancora prima di nascere con malformazioni congenite. I più fragili sono proprio i bambini, da zero anni fino ai 19, che sono i più esposti a un’elevatissima densità di emissioni e rilasci di composti chimici scatenanti cancri incurabili, tra cui leucemia e tumori ai polmoni. “Ma quale droga, la vera miniera d’oro sono i rifiuti. Si rischia meno e si guadagna di più”, fu una delle prime dichiarazioni shock del pentito Gaetano Vassallo, il “Buscetta dei rifiuti”. Erano gli anni Ottanta. E non si fece nulla.

Poi venne Matteo Garrone e Gomorra, tratto dal romanzo di Roberto Saviano, in cui un Toni Servillo nei panni di un cinico imprenditore getta via una cassetta di pesche (che “fetano”) perché coltivate in un terreno dove lui stesso ha sversato rifiuti tossici delle industrie di tutta Italia, in cambio di soldi dati agli stessi proprietari che gli offrivano quelle pesche. E aggiunge sarcastico: “Salvi un operaio a Mestre e uccidi una famiglia a Mondragone”. E ancora non si fece nulla. Bonifiche sul territorio promesse sulla carta ma mai partite. E intanto il numero di morti di tumore continua a crescere.

Anzi i falò appiccati dai clan camorristici con dispersione nell’aria di sostanze altamente nocive e inquinanti si sono moltiplicati anche al Nord. Abbiamo esportato il format/discarica abusiva. Parola di pentito: “Nel resto d’Italia si covano le ‘braci’ e sul terreno ‘imbottito’ di scorie industriali ci sono le coltivazioni”. Contro l’inerzia degli amministratori e dei politicanti che hanno finto di non riconoscere la gravità, adesso scende nell’arena Olindo, quarta generazione di penalisti da parte di padre e madre (anche il fratello Alessandro, l’attore, è laureato in legge) per chiedere un Servizio permanente di sorveglianza sul territorio e l’intervento della Sanità di tutela della Salute pubblica e prevenzione di tumori. Allarga le braccia: “Se siamo ancora in tempo”.

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Manifestazione della Lega, il candidato sindaco del centrodestra Michetti: “Una volta eravamo conosciuti per le bellezze, oggi per i rifiuti”

“Una volta ci conoscevano per le bellezze, oggi ci conoscono per i rifiuti che gli mandiamo. Dobbiamo avere quattro volte i turisti che abbiamo oggi. Dobbiamo valorizzare il nostro patrimonio unico al mondo”. Così Enrico Michetti, candidato a sindaco di Roma, durante la manifestazione della Lega “Prima l’Italia”. Michetti ha poi abbracciato il leader della Lega Matteo Salvini e la candidata prosindaco Simonetta Matone

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Rifiuti Pisa, “salari troppo bassi”: così il cda della società pubblica respinge l’offerta dell’azienda privata e assume 178 lavoratori

Salari bassi, meno tutele sindacali, il ricorso al subappalto. Per questo la Geofor, la società pubblica che si occupa della gestione dei rifiuti in provincia di Pisa, ha rifiutato l’offerta dell’unica azienda privata che si era presentata per il bando della raccolta dell’immondizia e ha assunto direttamente 178 lavoratori. Una decisione storica per il settore che potrebbe fare anche da esempio di scuola per la gestione del ciclo della spazzatura in tutta Italia. Il no del cda di Geofor è arrivato lunedì: una scelta che ha bloccato l’esternalizzazione della raccolta rifiuti, anche sulla scia di quasi due settimane di scioperi e generali disservizi in tutta la zona.

La decisione è storica e potrebbe diventare un esempio in grado di fare scuola nella gestione e della raccolta dei rifiuti di tutta Italia. L’ultima offerta di un’impresa che aveva risposto al bando è stata definita non congrua perché “presentava un forte ribasso della base d’asta (il 5,57%)” e poi “annunciava il ricorso al subappalto ancorché vietata dal bando”. Non solo: l’unica ditta interessata non avrebbe applicato il contratto nazionale per i lavoratori del settore ambientale ma il cosiddetto “Multiservizi” che prevede salari inferiori e meno tutele sindacali. La volontà dell’azienda era proprio quella di porre fine all’epoca di appalti e subappalti nel settore dell’igiene urbana della provincia di Pisa, soprattutto dopo che la gestione dei rifiuti fino a poco tempo fa era stata appaltata a tre ditte (Avr, Ati e Geeco). I sindaci della provincia di Pisa esultano, definendo la scelta di Geofor “coraggiosa” e in grado di fornire una parità di “trattamento dei lavoratori” e un “miglioramento nella qualità dei servizi”.

Il prossimo passo della Geofor sarà decidere le modalità con cui avverrà la selezione: se con un “concorsone” o con chiamate dirette dalle cooperative. L’obiettivo, oltre all’assunzione dei lavoratori, è anche quella di reperire sedi e circa 100 automezzi che serviranno a svolgere il servizio. Per adesso la svolta riguarderà Pisa e i Comuni vicini (Calci, Cascina, San Giuliano Terme, Vicopisano e Vecchiano) mentre a primavera, quando scadrà l’appalto anche nella zona della Valdera (l’area di Pontedera) affidato alla cooperativa Ati per un totale di 200 lavoratori, il servizio sarà esteso anche agli altri Comuni della provincia, da Bientina a Casciana Terme passando per Ponsacco, San Miniato e Santa Croce. Secondo l’azienda, l’internalizzazione del servizio non comporterà ulteriori costi di bilancio perché “erano già stati quotati nel capitolato di gara”.

La decisione del cda di Geogor è piaciuta molto ai sindaci e ai sindacati che temevano il mancato rispetto delle garanzie contrattuali dei lavoratori in caso di appalto a una società privata: “Esprimo il mio personale apprezzamento – ha scritto in una nota il sindaco di Pontedera, Matteo Franconi – per la scelta coraggiosa di Geofor di procedere ad internalizzare i servizi ambientali non solo per l’area pisana ma anche per quella di Pontedera, della Valdera e del Valdarno”. L’obiettivo dei sindaci era quello di “migliorare la qualità del servizio” senza “che aumentassero i costi per i cittadini”. La stessa soddisfazione è stata espressa dai sindacati che hanno fatto presente come questo risultato – in grado di garantire “un contratto uguale per uguali mansioni, parità di salario a parità di lavoro, l’adeguatezza dei mezzi e degli ambienti di lavoro” – sia stato raggiunto dopo 13 scioperi e diversi presidi davanti a Geofor e a comune e provincia di Pisa. “E’ un salto di qualità importantissimo – ha dichiarato Cobas Pisa – che ci auguriamo sia propedeutico per affermare che la strada maestra è internalizzare gli appalti e i sub-appalti in qualsiasi settore”.

Twitter: @salvini_giacomo

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