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Milano, l’Anpi si appella agli elettori: “Non date il voto a liste e candidati fascisti”. Bernardo un mese fa costretto alla giravolta

Il tempo di tirare un sospiro di sollievo che Luca Bernardo, candidato sindaco di Milano per il centrodestra, si ritrova di nuovo accerchiato tra un botta-risposta con Sala e l’accusa di contiguità con l’estrema destra. Il presidente dell’Anpi di Milano anticipa al fattoquotidiano.it che a breve tutte le associazioni che si rifanno alla resistenza faranno un appello pubblico non più a liste e candidati, ma direttamente ai cittadini perché “non votino liste con candidati non dichiaratamente antifascisti”. Una posizione che, nella città medaglia d’Oro della Resistenza, può far presa nella corsa elettorale che si gioca tra il centro e la periferia. Può diventare anche un grimaldello ulteriore perché la Lega è ormai dilaniata tra la linea moderata di Giorgetti e quella di Salvini. La seconda per altro è diventata plasticamente minoritaria sulla questione green pass e no-vax , con tanto di scavalco sia dei governatori del Carroccio che degli esponenti con impegni di governo.

La polemica, va detto, in città c’è sempre stata, dai tempi della Moratti, De Corato e del centrodestra a Palazzo Marino che ha sempre strizzato l’occhio alla galassia dei movimenti della destra radicale. E’ successo anche stavolta, alla vigilia della tornata elettorale alle porte. Il 27 agosto scorso il consigliere regionale Max Bastoni, candidato con la lista di Bernardo per Palazzo Marino, aveva inaugurato il comitato elettorale in via Pareto 14, nei locali milanesi del movimento di estrema destra Lealtà Azione. Allora fu la segreteria metropolitana del Pd a sollevare la questione della scelta di condividere gli spazi con “un movimento che ogni anno organizza le celebrazioni al Campo X del Cimitero Maggiore, tra saluti romani e inni ai caduti di Salò”. Bernardo all’epoca dichiarò che “non c’è differenza tra fascisti e antifascisti”, scatenando polemiche che lo costrinsero poi alla giravolta repentina: “Sono antifascista come tutti gli italiani, si condannino tutte le ideologie folli”.

Stavolta però l’Anpi si rivolge direttamente agli elettori. Il presidente della sede provinciale di Milano Roberto Cenati anticipa al fattoquotidiano.it che a breve tutte le associazioni che si rifanno alla Resistenza (Anpi ma anche Aned, Fiap e Partigiani Cristiani) faranno ai cittadini un appello perché non diano il voto alle liste e ai candidati che non si dissociano dal fascismo. “A 76 anni dalla liberazione di Milano lo avrei considerato scontato”, dice Cenati. “In questi mesi però il nostro accorato appello ai candidati e ai partiti non ha sortito, evidentemente, gli effetti sperati”. Nel frattempo infatti il quartier generale del consigliere regionale Bastoni è rimasto negli stessi locali. Ha anche ribadito di “impegnarsi per far confluire i voti dell’estrema destra su Luca Bernardo”. Ma l’Anpi alza il livello della richiesta spostando la responsabilità della scelta sugli elettori: “A questo punto confidiamo siano loro a dare un segnale, noi non arretriamo sul fatto che chi si candida a governare Milano debba necessariamente ispirarsi ai valori della Costituzione e della Resistenza”.

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La vita della nostra Repubblica passa anche dalla legge antifascista di Stazzema

di Marcello Volpi

In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, in cui alcuni cittadini e alcune forze politiche stanno alimentando dei sentimenti d’odio e di violenza, è giunto il momento in cui le forze migliori della società civile di questo Paese si stringano tutte quante insieme nella cruciale battaglia per ribadire i valori fondativi della Repubblica Italiana. La democraticità delle nostre istituzioni e i principi fondamentali sanciti nella Costituzione italiana sono punti cardine da cui promuovere un vero “Risorgimento contemporaneo”, utile a tutta l’Unione Europea.

Rinforzare e costruire argini contro l’estremismo di destra, che cresce nelle periferie delle nostre città e nei piccoli borghi dimenticati della nostra penisola, significa dare gli strumenti necessari a ognuno di noi per riconoscere il punto di rottura che ci fa sconfinare oltre il sacrosanto dibattito democratico tra le parti. Lo studio della Storia, la cultura della memoria, il rispetto del lavoro altrui e la cura per la res publica sono le basi su cui edificare le pòlis della nostra epoca.

Si tratta di una normale ambizione, verrebbe da dire, per uno Stato moderno come il nostro. Le radici a cui ancorarsi nei momenti neri delle nostre vite politiche sono profonde e forti, anche se sempre più minacciate; gli insegnamenti dei nostri padri continuano a guidarci, ma vanno coltivati: infatti, il raggiungimento di una società giusta e democratica passa sempre dalle battaglie sociali che, come cittadini di una comunità, ci impegniamo a portare avanti ogni giorno. La condanna di gesti, atteggiamenti, soprusi, violazioni e ingiustizie che minacciano la tenuta sociale e democratica del nostro Paese rappresenta quel coraggio che a molti esponenti politici alla guida delle nostre istituzioni, alle volte, manca.

Un coraggio che spesso viene indebolito dalla ricerca ossessiva del consenso. Un coraggio che, per esempio, non deve impedirci di denunciare le orrende parole omofobe scritte in questi giorni da un consigliere comunale di Trieste, eletto nel 2016 con la Lega, passato a Forza Nuova e ora nel Gruppo Misto, ormai già noto alle cronache per uscite aberranti di questo tipo, alcune altrettanto recenti risalenti allo scorso 27 gennaio (Giornata della memoria).

È bene perciò evidenziare e sostenere le iniziative di quei sindaci e di quei leader politici che si fanno portavoce di queste istanze, a cui un vasto universo di persone, di associazioni, di comunità vuole potersi aggrappare ancora. La proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal sindaco di Sant’Anna di Stazzema, Maurizio Verona, contro la propaganda fascista e nazista, che è possibile firmare nel proprio comune di residenza fino al 31 marzo, va in questo senso e sta mobilitando un ampio numero di persone. Probabilmente perché una tale proposta sta diventando, volontariamente o meno, un faro per moltissimi cittadini che, disorientati dal confusionario panorama politico attuale, vogliono ripartire dalle fondamenta.

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Savona, arrestato 22enne accusato di terrorismo suprematista: “Propaganda di estrema destra aggravata dal negazionismo”

È accusato di aver costituito un’associazione con finalità di terrorismo e di aver fatto propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale aggravata dal negazionismo. Per questo la polizia ha arrestato, nell’ambito di un’operazione negli ambienti della destra radicale contigui al terrorismo di matrice suprematista in corso in tutta Italia, un ragazzo di 22 anni di Savona. Nell’ambito del blitz, gli uomini delle Digog di Genova e Savona e del Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, coordinati dalla Procura di Genova, stanno eseguendo 12 perquisizioni nei confronti di persone legate al 22enne nelle città di Genova, Torino, Cagliari, Forlì-Cesena, Palermo, Perugia, Bologna e Cuneo. Il giovane arrestato è stato condotto in carcere, come da ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova.

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Voi che volete negare le piazze ai neofascisti: dove eravate in questi anni? Ormai è tardi!

Scorre veloce sulle tastiere l’accattivante neologismo “pulsione securitaria“, vocabolo di matrice analitica che starebbe a indicare una tendenza diffusa alla paura sfociante in una irragionevole richiesta di maggior tutela e difesa dei propri confini e delle proprie case. Un termine che, in rete, appare cliccatissimo da uomini che, solitamente, non varcano i confini del proprio giardino.

Questo modo di affibbiare una neoclassificazione al mondo che scorre fuori senza averlo mai davvero frequentato risente della chiusura antica che alcuni ceppi sociali hanno coltivato per proteggersi dall’angoscia del mondo sporco, duro e quotidiano. Per tutti coloro i quali hanno pranzato per anni sulle terrazze romane, guardando con sdegno le masse impoverite che si cibavano ai McDonald’s, tutto ciò che si muove, chiede, reclama e ha fame resta un’incognita.

Si tratta dei medesimi benpensanti che trasecolano per le sfilate che le nuove destre stanno ormai stabilmente portando avanti sui nostri territori. Da Forza Nuova a Casapound. Queste élite del pensiero liberale pro domo loro si esercitano nella corsa al divieto raccogliendo firme da consegnare all’autorità, affinché “siano negate le piazze” alle neo camicie nere che sfilano. Illusi e, per altri versi, ignavi.

Sì, perché non ci voleva molto ad accorgersi che questo fenomeno da anni si va insinuando nelle nostre terre, tra i nostri amici, nei gangli del tessuto sociale. Quando costoro andavano al centro commerciale e guardavano i neofascisti portare la spesa a casa degli indigenti, si voltavano altrove con la faccia sdegnata del radical chic che non si abbassa nemmeno a commentare.

Sì, dico a voi, che quando le gang di paese hanno iniziato a taglieggiare i commercianti e a sfondare le gomme delle auto vi siete chiusi in casa. Voi, che quando eravate al governo delle città, molte della mia zona, e decine e decine di persone bussavano perché avevano fame, difficoltà con la rata, denunciavano un caporale che li taglieggiava non avete trovato di meglio che “stilare” la lista delle loro lamentazioni e accusarli di razzismo. Voi, dico a voi, vi siete accorti delle file alla Caritas, che manco sapevate dove fosse ubicata, solo un momento prima del voto?

Voi che non capite e mai avete capito che la sicurezza è una cosa di sinistra avete le menti satolle come le vostre pance, e non avete idea di alcune politiche aziendali che agitano canagliescamente lo spauracchio del migrante sottopagato per marcare la provvisorietà di un posto di lavoro concesso come grazia. Mentre il legame sociale si stravolgeva e l’angoscia minava il patto sociale, vi baloccavate coi libri di Walter Veltroni e pensavate che il solo crimine fosse quello ritratto nelle fiction tipo Gomorra.

Se pensate che basti etichettare il mondo là fuori come affetto dalla manie difensive, quelli che sono fuori posto in queste piazze siete voi. Voi, che quando la miccia dello scontro tra comunità migrante e locali si è incendiata, avete preferito derubricare tutto a “scontri tra spacciatori“. È tardi, bella gente. Quello col quale avete a che fare è il vuoto che avete lasciato crescere, la rabbia di chi non avete ascoltato.

Insistere nel giudicare la gente impaurita, licenziata e derubata come posseduta da fregole autoritarie indica che voi eravate e siete talmente lontani da casa vostra che, forse, è bene che non ci mettiate più piede perché tante, troppe cose sono cambiate.

Siete allarmati come lo sono io dal fatto che Matteo Salvini si stia prendendo le nostre città. Bene, non chiedetevi come ci sta riuscendo oggi. Chiedetevi piuttosto dove eravate quando il freddo montava e la gente chiedeva sicurezza e garanzie.

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