Il potente generale iraniano, Qassem Soleimani, e il numero due della milizia paramilitare sciita Hashd Shaabi, Abu Mahdi al-Mohandes, sono stati uccisi in un raid americano in una zona adiacente all’aeroporto di Baghdad. Per il Pentagono, l’uccisione di Soleimani, ordinata direttamente dal presidente Donald Trump, è stata “un’azione difensiva”, ma il ministro degli Esteri di Teheran, Javad Zarif, lo ha definito “un atto di terrorismo internazionale”.

Soleimani e Mohammed Ridha, il responsabile delle relazioni pubbliche delle forze pro-Iran in Iraq, erano da poco atterrati all’aeroporto internazionale di Baghdad ed entrati in una delle due auto che li attendeva quando è stato sferrato l’attacco, seguito dal lancio di tre razzi sull’aeroporto che non hanno causato alcun ferito.

L’uccisione del generale iraniano rappresenta un duro colpo per la leadership di Teheran in Medio Oriente e rischia di dar vita a “dure ritorsioni”, come promesso dalla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e a scontri militari nell’area tra forze Usa e le milizie sciite pro-Iran. Soleimani era infatti il generale delle Forze Quds, forze speciali delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ed è lui il deus ex machina delle strategie militari iraniane in Medio Oriente, presente in prima persona nei teatri più caldi, dalla Siria all’Iraq, per dirigere le operazioni delle milizie del governo di Hassan Rohani facenti parte della coalizione della Mezzaluna sciita, appoggiata in Siria anche dalla Russia.

L’attacco, fanno sapere dal Pentagono, è stato ordinato direttamente dal presidente Donald Trump e vuol essere un deterrente per futuri piani di attacco iraniani: “Gli Stati Uniti continueranno ad assumere le azioni necessarie per proteggere la nostra gente e i nostri interessi ovunque nel mondo”, fanno sapere dal Dipartimento della Difesa Usa, spiegando che uno degli obiettivi di Soleimani era quello di uccidere diplomatici americani nell’area. “Il generale Soleimani e le sue forze Quds sono responsabili della morte di centinaia di americani e del ferimento di altri migliaia”, aggiungono da Washington precisando che il militare è stato anche il responsabile degli “attacchi contro l’ambasciata americana a Baghdad negli ultimi giorni”.

Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, esulta per il buon esito dell’operazione Usa: “Iracheni che danzano nelle strade per la libertà, grati per il fatto che il generale Soleimani non ci sia più”, ha scritto a commento delle immagini che ha postato su Twitter che ritraggono una folla che porta in corteo una bandiera irachena. Sulla questione, il presidente Trump non si è ancora espresso e si è solo limitato a twittare l’immagine della bandiera americana.

Tra i primi dell’esecutivo iraniano a rilasciare dichiarazioni c’è il ministro degli Esteri, Javad Zarif: “L’atto di terrorismo internazionale degli Stati Uniti con l’assassinio del generale Soleimani, a capo della forza più efficace nel combattere Daesh, al-Nusra e al-Qaeda, è estremamente pericoloso e una folle escalation. Gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità di questo avventurismo disonesto”.

La Guida Suprema Khamenei ha indetto tre giorni di lutto nazionale in Iran, aggiungendo che l’uccisione del generale Soleimani raddoppierà la motivazione della resistenza contro gli Stati Uniti e Israele, anche quest’ultimo considerato dietro all’attacco che ha portato alla morte del capo delle forze speciali di Teheran. Poi ha giurato vendetta: “Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa”.

Anche il presidente iraniano, Hassan Rohani, si è scagliato contro gli Stati Uniti: “Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassen Soleimani – ha dichiarato – Tale atto malizioso e codardo è un’altra indicazione della frustrazione e dell’incapacità degli Stati Uniti nella regione per l’odio delle nazioni regionali verso il suo regime aggressivo. Il regime americano, ignorando tutte le norme umane e internazionali, ha aggiunto un’altra vergogna al record miserabile di quel Paese”.

Gli Usa “devono cominciare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati“, ha affermato il vice capo delle Guardie della rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi, citato dall’agenzia Fars. Naghdi ha aggiunto che “il regime sionista dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà una risposta devastante dalla Ummah islamica. Possono scegliere, a noi non piacciono gli spargimenti di sangue“.

Il primo ministro iracheno dimissionario, Adel Abdul-Mahdi, accusato nel corso delle ultime proteste di essere un uomo vicino a Teheran, ha condannato il raid aereo americano definendolo una “aggressione” nei confronti dell’Iraq, oltre che una “violazione di sovranità”, affermando che si tratta di una “pericolosa escalation”. “Portare avanti operazioni di eliminazione fisica contro esponenti iracheni di spicco o di un Paese fraterno in territorio iracheno rappresenta una flagrante violazione della sovranità dell’Iraq”, oltre a una “pericolosa escalation che scatena una guerra distruttiva in Iraq, nella regione e nel mondo”, ha aggiunto. Anche da Mosca, alleata dell’Iran in Medio Oriente, fanno sapere che “l’uccisione di Soleimani è stato un passo avventuristico“.

Ci sono già le prime conseguenze per i cittadini americani in Iraq. Il leader sciita Moqtada al-Sadr ha già dato ordine ai suoi combattenti, su Twitter, di “tenersi pronti”, riattivando così la sua milizia ufficialmente dissolta da quasi un decennio e che aveva seminato il terrore tra le fila dei soldati americani in Iraq. Il Consiglio supremo di sicurezza iraniano si riunirà “nelle prossime ore con un vertice straordinario per discutere dell’attacco criminale contro la macchina del comandante Soleimani a Baghdad, che ha portato al suo martirio”, ha annunciato invece il portavoce Keyvan Khosravi.

Anche il comandante delle Unità di mobilitazione popolare sciite irachene Hashed al-Shaabi, Qais al-Khazali, ha detto ai suoi miliziani di rimanere “pronti a combattere”: “In cambio del sangue del martire Abu Mahdi al-Mohandes ci sarà l’eliminazione di tutta la presenza militare americana in Iraq”, ha dichiarato al-Khazali. “In cambio del sangue del martire Qassem Soleimani verrà eliminata l’esistenza di Israele”, ha poi aggiunto.

L’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad ha sollecitato i cittadini americani a “lasciare l’Iraq immediatamente”, mentre i Dem condannano la decisione del presidente. Il candidato alla Casa Bianca, Joe Biden, si dice preoccupato per le conseguenze di questa mossa, dichiarando che Trump ha gettato “dinamite in una polveriera”. Anche un’altra candidata, Elizabeth Warren, afferma che “Soleimani era un assassino responsabile della morte di migliaia di persone, inclusi centinaia di americani. Ma la mossa avventata provoca un’escalation della situazione con l’Iran. La nostra priorità deve essere evitare un’altra costosa guerra“.

L’articolo Iraq, ucciso in un raid Usa il generale iraniano Soleimani. Azione ordinata da Trump. Ayatollah Khamenei: “Dure ritorsioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi