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Fratelli d’Italia, Vittorio Feltri a ‘La Zanzara’: “Fidanza? È peggio di un cog…e. Tanto vince Sala, lo sanno tutti”. Scontro con Parenzo

L’inchiesta di Fanpage su Fratelli d’Italia a Milano? Nel comportamento di Carlo Fidanza c’è anche un aspetto coglionesco, anzi è anche qualcosa di peggio di un coglione, perché quelle cose non si fanno e basta”. Così, ai microfoni de “La Zanzara” (Radio24), Vittorio Feltri, capolista di Fratelli d’Italia alle amministrative di Milano, commenta la vicenda della lobby nera milanese nel partito guidato da Giorgia Meloni.


Il giornalista, che, come è tradizione nel programma radiofonico, si rende protagonista di un vivace battibecco con David Parenzo, aggiunge: “Sicuramente è stato un brutto colpo, non è una bella storia. Ma io che c’entro? Chi se ne frega, io non sono iscritto a Fratelli d’Italia. Certo, la cosa mi è dispiaciuta, perché sapere che uno dei tuoi compagni di viaggio ha combinato delle cose di questo tipo non può farti piacere”.

Circa la campagna elettorale a Milano, Feltri commenta: “È una rottura di coglioni e poi non m’importa niente, ma comunque non mi sono affaticato. Non ho fatto nessun comizio, sono andato solo a salutare Giorgia Meloni in piazza Duomo e basta. E non ho messo soldi per fare la campagna elettorale: mi è stato chiesto di aderire e ho accettato perché ho molta simpatia per la Meloni e la stimo molto. È certo che a Milano vinca Sala, ormai lo sa chiunque. Io mi sono candidato semplicemente perché voglio portare dei voti a Melania, cioè alla Meloni”.

Critica tagliente all’intero centrodestra (“è una coalizione del cazzo”) e frecciata finale al leader della Lega: “Salvini non si è posizionato benissimo negli ultimi tempi. Mi aveva candidato a presidente della Repubblica, ma poi io gli ho detto che nel suo comportamento degli ultimi tempi non si è rivelato molto coerente. Prima fa il governo con Conte e i 5 Stelle, poi si è dimesso senza spiegare il motivo preciso. Successivamente si è rimesso coi 5 Stelle e con l’avversario storico, che è il Pd. E quindi non mi è sembrato un comportamento coerente. Gliel’ho fatto notare e lui si è arrabbiato. Ma chi se ne frega“.

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Oliviero Toscani condannato per gli insulti a Maurizio Gasparri: “Pago, ma continuo a pensarla allo stesso modo”

Il celebre fotografo Oliviero Toscani è stato condannato dal Tribunale Civile di Roma a pagare una multa di 15 mila euro per le espressioni utilizzate, nel 2016, nei confronti di Maurizio Gasparri durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara” condotta da Giuseppe Cruciani. Il fotografo aveva insultato l’onorevole dopo una discussione sull’utero in affitto, ricordando l’esempio di Elton John. “Gasparri – incalza Toscani – in quella discussione sulle donne, l’aborto, la maternità surrogata, l’omosessualità, disse la loro solita ‘verità’, e io mi incazzai perché era fuori dal mondo“, ricorda.

L’esponente di Forza Italia, nel corso della trasmissione aveva manifestato la propria avversione ad ogni ipotesi di maternità surrogata, dicendo che “quello che Elton John ha fatto è uno schifo. È una vergogna… con l’utero in affitto si arriva facilmente all’eugenetica e al nazismo… quello che ha fatto è l’egoismo di un ricco arrogante che ha sfruttato la disperazione del prossimo… Elton John è un grande artista, se viene a Sanremo, si limiti a cantare e non faccia il guru dell’utero in affitto”.

Alla richiesta di commentare quanto affermato da Gasparri a proposito della paternità di Elton John, Toscani aveva detto “chi poteva dire una cazzata del genere se non lui” e “neanche all’avanspettacolo degli anni ‘50 c’era gente così retrograda. Forse a qualcuno di quel posto lì… al Cottolengo, guarda lo sguardo”. E invitato a chiarire se intendesse paragonare il senatore ad una persona con ritardi mentali aveva aggiunto ancora “sì totalmente, tra l’altro non vorrei insultare i ritardati”… ma dai dice una cazzata dietro l’altra”. Infine il fotografo aveva aggiunto :“no… non mi fa schifo… lui dimostra… vuole fare schifo”, aggiungendo che quando si guarda in faccia la mattina vomita.

“Se Toscani si fosse limitato a controbattere, anche in termini duri e taglienti, l’opinione in precedenza espressa da Gasparri sul tema della maternità surrogata e sul progetto familiare del cantante Elton John – scrive il giudice Cecilia Pratesi nella sentenza – la sua condotta non sarebbe in alcun modo censurabile in questa sede, e anche le coloriture del suo linguaggio sarebbero risultate pienamente consone all’ambito in cui è avvenuta l’esternazione. Tuttavia, dopo aver legittimamente definito come retrogrado il pensiero espresso da Gasparri, limitandosi sin qui a manifestare il proprio dissenso si è poi spinto oltre aggiungendo apprezzamenti sulla persona del suo antagonista, definito come persona che ‘vuole fare schifo’ che ‘quando si guarda in faccia la mattina vomita’, accostato a persone affette da ritardo mentale, con riferimento anche al suo aspetto fisico, apostrofato come persona ‘che dice una cazzata dietro l’altra’”.

Secondo il magistrato “si tratta dunque di attacchi diretti all’individuo, che non presentano più attinenza effettiva con il tema controverso, ovvero la diversità di vedute tra i due protagonisti in merito alla delicata questione della maternità surrogata”. Ma Oliviero Toscani resta della sua idea: “Difendo alcuni principi sociali e umani che saranno quelli del futuro, e mi oppongo alle vecchie mentalità conservatrici e bigotte. Questo conta: tutti quelli che hanno portato avanti lo sviluppo sociale hanno pagato, in un modo nell’altro. Quindi pago, ma ho detto quello che penso e continuo a pensarla allo stesso modo“, argomenta il noto fotografo. Che aggiunge: “Sicuramente, non ho cambiato idea per le cose che ho sentito da Gasparri”. “Adesso sono tutti ‘draghisti’ i nostri politici, ma il mestiere della politica è l’unico dove anche se sei mediocre fai carriera, speriamo Draghi porti l’eccellenza”, aggiunge Toscani, che conclude poi con una considerazione sui contenuti della discussione che ha dato luogo alla sentenza: “Il tempo mi darà sicuramente ragione. Me lo sta già dando adesso, dopo due anni”.

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