Archivio Tag: Licenziamenti

Timken, tra i 106 dipendenti licenziati da un giorno all’altro: “30 anni di sacrifici cancellati in 30 minuti. Rischio caos sociale”

“Così non va, il governo deve intervenire perché di questo passo si rischia il caos sociale”. Walter Zubani lavora da oltre 30 anni alla Timken di Villa Carcina in provincia di Brescia. Ieri mattina insieme ai suoi colleghi ha ricevuto l’annuncio della “chiusura definitiva dell’impianto”. Una doccia fredda per i 106 operai che adesso rischiano di perdere il lavoro. “Mi è appena nato il terzo figlio e ho un mutuo sulle spalle”, racconta Oscar davanti alla fabbrica che da ieri è presidiata giorno e notte dai lavoratori in sciopero. Qui dentro si fabbricavano cuscinetti fino all’altro ieri. “Hanno spremuto l’impiantistica senza fare investimenti per arrivare a questo punto”, prosegue Zubani raccontando che qualche anno fa la multinazionale ha aperto un impianto simile in Romania.

E c’è chi come Susi ipotizza che “tutta questa fretta nel chiudere sia legata proprio alla paura che le regole cambino e tornino delle limitazioni”. Dalla fine del blocco dei licenziamenti, sono centinaia le lavoratrici e i lavoratori che rischiano di rimanere per strada. “Non siamo i primi e non saremo gli ultimi se qualcosa non cambia”, racconta Oscar facendo riferimento alle chiusure della Gkn, della Gianetti Ruote e della Rotork Gears. “Il messaggio al governo – conclude il segretario generale della Fiom-Cgil di Brescia Antonio Ghirardi è quello di rimettere il blocco licenziamenti e di sveltire la riforma sugli ammortizzatori sociali per tutelare i lavoratori anche in situazioni di crisi”.

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Blocco licenziamenti, Tridico (Inps): “In poco meno di un anno salvati 330mila posti di lavoro”

Il blocco dei licenziamenti ha contribuito a preservare 330mila posti di lavoro. A dirlo, durante la presentazione del rapporto annuale alla Camera, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “Una parte ridotta dei lavoratori ha perso il posto a seguito del blocco dei licenziamenti – ha specificato – E secondo i dati statistici, il blocco dei licenziamenti ha preservato 330 mila posti di lavoro” .

Il risultato del blocco dei licenziamenti economici emerge con chiarezza nei dati sulle cessazioni: nei 24 mesi che precedono la pandemia, il numero medio annuo di licenziamenti (al netto di quelli disciplinari) è stato di 560mila, un numero più che dimezzato, 230mila, nell’anno del Covid.

Quanto ai pensionamenti, il presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico sottolinea che in Italia “il rapporto tra numero di pensionati e occupati si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo”. E il rapporto tra l’importo complessivo delle pensioni, in termini nominali, e il numero degli occupati è “cresciuto del 70% tra 2001 e 2020”. Il dato, per i sindacati, dimostra quanto sia “urgente” aprire un tavolo di confronto fra Governo e sindacati sulle pensioni e quanto sia “grave non averlo ancora fatto”.

Tridico quindi spiega il ruolo rivestito dagli strumenti di sostegno al reddito, il Reddito di cittadinanza, l’indennità di disoccupazione e la Cassa Integrazione in deroga, che “hanno rappresentato una tutela contro il peggioramento delle condizioni di povertà e deprivazione nel periodo della crisi”. Nell’annus horribilis della pandemia, Tridico, ancora una volta, promuove il reddito di cittadinanza e boccia anche se parzialmente Quota 100. Se da un lato, fa notare, Quota 100 “non mostra evidenza chiara di uno stimolo a maggiori assunzioni” di giovani, derivante dall’anticipo pensionistico, dall’altro il Reddito è stato per moltissimi “àncora di salvataggio”, “strumento di inclusione sociale” e “leva contro la regressione nella povertà assoluta”.

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Decreto Rilancio, “per la cassa integrazione rischio buco da giugno”. Nuova cig in deroga con anticipo dell’Inps, tempi lunghi per l’avvio

Confermata la promessa di una svolta sulla cassa integrazione in deroga, che da ora in poi andrà chiesta non alle Regioni ma direttamente all’Inps che entro 15 giorni potrà anticipare il 40% della somma dovuta. Ma sul fronte della cig ordinaria per Covid la versione definitiva del decreto Rilancio appena pubblicato in Gazzetta ufficiale – una settimana dopo il varo in Consiglio dei ministri – non risolve il problema del “buco” che rischia di aprirsi a metà giugno, quando molte aziende finiranno le settimane di cassa e dovranno attendere settembre per chiederne altre. Il testo contiene poi, come previsto, la proroga del divieto di licenziare, che si allunga a cinque mesi a far data dal 17 marzo. Ma resta l’incognita dei tre giorni rimasti “scoperti” tra la scadenza del cura Italia e l’entrata in vigore del nuovo provvedimento.
Per gli ammortizzatori, chiesti finora per 7,2 milioni di persone, vengono stanziati in tutto oltre 18 miliardi. E la novità delle ultime ore è che per recuperare risorse a copertura del maxi provvedimento da 266 articoli il governo ha dato fondo ai 3 miliardi che erano stati stanziati l’anno scorso per il bonus Befana con cui avrebbe dovuto essere premiato chi paga con moneta elettronica.

La cassa ordinaria e il rischio buco a giugno – Ai datori di lavoro che hanno ridotto l’attività a causa della pandemia viene data la possibilità di chiedere altre nove settimane di trattamento di integrazione salariale o assegno ordinario con causale Covid, dopo le nove concesse con il cura Italia. Arriva uno stanziamento di 11,5 miliardi, che finalmente sbloccherà le domande rimaste incagliate causa esaurimento dei fondi. Ma c’è un altro problema, fa notare Vincenzo Silvestri, consigliere nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro: “La proroga prevede che altre 5 settimane possano essere chieste entro il 30 agosto e le successive quattro dall’1 settembre al 31 ottobre”. Risultato: “La stragrande maggioranza delle aziende, che ha iniziato la cassa a marzo, ha finito le prime nove settimane già ora. Chiedendone subito altre cinque, finirà anche quelle poco dopo la metà di giugno”. E a quel punto rimarrà a secco, perché per la nuova domanda si dovrà attendere settembre. Nel frattempo i licenziamenti sono giustamente bloccati, per cui l’impresa, anche se alle prese con un forte calo del fatturato, dovrà pagare i dipendenti con le proprie forze. L’unica deroga è prevista per le aziende dei settori del turismo, fiere, congressi e spettacolo, alle quali sarà consentito chiedere altre quattro settimane anche prima di fine agosto.

Le novità per velocizzare la cassa in deroga… – Anche per la cig in deroga le settimane aggiuntive seguono lo schema “5+4”. La principale novità sta però nell’iter della richiesta e dell’erogazione, che ridimensiona il ruolo delle Regioni colpevoli secondo il governo di eccessive lentezze nell’autorizzazione delle domande: ad oggi meno di 200mila beneficiari sono stati pagati, un quinto di quelli per cui l’Inps ha ricevuto gli estremi. Da ora in poi i trattamenti in deroga saranno concessi direttamente dall’istituto previdenziale, “previa verifica del rispetto dei limiti di spesa“. La domanda andrà presentata entro 15 giorni dalla sospensione dell’attività lavorativa e l’Inps dovrebbe autorizzarla e disporre l’anticipazione del 40% delle ore autorizzate entro 15 giorni da quando la riceve.

…e il rischio di nuovi ritardi: “Acconto non prima di luglio” – L’avvio della nuova procedura sarà però tutt’altro che rapido: prima (entro 15 giorni) va emanato un decreto interministeriale di Lavoro ed Economia per regolare le modalità di attuazione e la ripartizione delle risorse. Inoltre l’Inps deve regolamentare le modalità operative del procedimento. E comunque per far partire le domande bisognerà aspettare 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto. Secondo il consulente del lavoro Enzo De Fusco, “le molte aziende che hanno già terminato le vecchie 9 settimane non potranno presentare le domanda prima di fine giugno” e “non è difficile prevedere che il pagamento del solo acconto delle prime 5 settimane non arriverà prima di metà luglio. Quindi i lavoratori anche con questa nuova procedura dovranno attendere due mesi prima di vedere una parte dei soldi della cassa integrazione”. Peraltro, con il metodo dell’acconto “i lavoratori potrebbero essere costretti a restituire le somme ricevute dall’Inps, visto che in questa fase di incertezza l’effettiva cassa integrazione utilizzata sul singolo lavoratore potrebbe risultare inferiore al 40% dell’acconto che è calcolato invece sulle ore programmate”.

Parte l’iter per i prestiti del fondo Sure – Il decreto fa anche partire l’iter per la partecipazione dell’Italia al fondo Sure, lo strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza che insieme ai prestiti della Bei e del Mes fa parte del primo “pacchetto” approvato dall’Eurogruppo e dai leader europei. Viene stanziato per ora un miliardo come “controgaranzia” per consentire la partecipazione dell’Italia sia al fondo di garanzia paneuropeo della Banca europea degli investimenti (Bei) sia al Sure. Quest’ultimo ha a disposizione 100 miliardi per concedere agli Stati membri che siano interessati dei prestiti a condizioni favorevoli e bassi tassi con cui finanziare schemi come la cig (“regimi di riduzione dell’orario lavorativo e misure analoghe, comprese quelle destinate ai lavoratori autonomi”). La relazione tecnica ricorda che in base al regolamento gli Stati membri possono controgarantire lo strumento prestando garanzie incondizionate per un importo parametrato al reddito nazionale. Dunque “qualora l’Italia optasse per la stipula dell’accordo, controgarantirebbe rischi per un ammontare pari a 3,184 miliardi di euro“. A firmare l’accordo di garanzia dovrà essere il Tesoro.

Gli aiuti di Regioni e Province per evitare licenziamenti – L’articolo 60 del capo II, dedicato agli aiuti di Stato, stabilisce poi che anche Regioni e province potranno muoversi autonomamente per riconoscere sovvenzioni con cui coprire i costi salariali ed evitare così i licenziamenti. Le sovvenzioni devono avere durata non superiore a un anno e non superare l’80% della retribuzione mensile lorda dei lavoratori beneficiari.

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