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Allerta meteo in Liguria, esonda il Letimbro a Savona: le immagini del fiume in piena

In Liguria è allerta meteo a causa delle violenti e insistenti perturbazioni che si stanno abbattendo in queste ore in tutta la Regione. Al momento, sono stati segnalati disagi a Savona dove è in vigore l’allerta meteo arancione per temporali. Nel Savonese sono esondati i torrenti Letimbro in località Santuario e l’Erro a Pontinvrea. Le autorità hanno chiuso il tratto dell’Autofiori tra Ceva e il bivio A6/A10 Savona verso il bivio con l’A10 e chiusa al traffico la provinciale 29 di Cadibona per una frana sulla carreggiata poco prima del centro urbano di Cadibona. A Savona, in via precauzionale, sono stati interdetti al traffico i ponti, a causa degli allagamenti.

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Covid, un anno dopo il racconto dal primo hotel-focolaio di Alassio: “89 ospiti in isolamento obbligatorio. La vacanza diventò un incubo”

Mentre, un anno fa, il contagio da coronavirus dilagava in Lombardia, diverse comitive di anziani lombardi seguivano con apprensione l’evolversi della situazione a Codogno dalle proprie camere di albergo, fronte mare, al hotel Bel Sit di Alassio. Nessuno di loro poteva immaginare che il virus era sceso in Liguria assieme a loro, come sembrava escluderlo l’Asl 1 di Imperia: “Non sapevano nulla – ripercorre quei giorni Simona Aicardi, proprietaria dell’albergo del ponente ligure – quando li abbiamo contattati per comunicare che avevamo ospiti delle zone dove il virus stava espandendosi ci dissero che non dovevamo fare nulla di particolare, anche se alcuni da qualche giorno non uscivano dalle proprie stanze dopo aver accusato sintomi che, allora, avremmo definito influenzali”.
Una donna di 72 anni che stava particolarmente male, dopo alcuni giorni, venne mandata al pronto soccorso, accompagnata in ambulanza senza dispositivi di protezione, lasciata in sala d’attesa ad attendere il proprio turno, e rimandata indietro in taxi: “Se si aggrava faremo il tampone”. Era ancora una pratica complessa quella dei tamponi, che richiedeva il trasferimento all’ospedale San Martino di Genova e l’invio del campione allo Spallanzani di Roma: “Finché non si sono palesati sintomi inequivocabili ed è scoppiato il focolaio di Codogno – spiegano ora dal Bel Sit – ci dicevano di attendere… poi arrivò l’esito, in un primo momento apparentemente negativo, poi positivo. Prima la comunicazione per telefono, poi l’indicazione di chiuderci tutti nelle stanze, una macchina della polizia per scongiurare eventuali ‘fughe’ e transenne tutto intorno all’albergo”.

Così, in poche ore, il 25 febbraio 2020 l’Hotel Bel Sit divenne il primo focolaio in Liguria, il primo caso all’interno di una struttura ricettiva in Italia: “Furono giorni difficili, chi stava male veniva trasferito in ospedale, ma molti positivi restavano in quarantena e non potevano uscire dalle stanze e capire esattamente quello che stava succedendo – spiega Albert Baca, cameriere 26enne di origine albanese – Dovevamo gestire 77 anziani e, in teoria, non avremmo potuto interagire con loro. Sapevo di rischiare, ma non potevo restare chiuso nella mia stanza abbandonando gli ospiti nella loro”. Così Albert si guadagnò il soprannome di “angelo del Bel Sit” per il coraggio con il quale, nonostante fosse negativo e c’era il panico più totale sugli effetti del virus, preferì continuare a lavorare distribuendo i panini della Protezione civile stanza per stanza, con una mascherina chirurgica come unico dispositivo di protezione.

Al termine del mese di quarantena, nelle celebrazioni dell’eroismo di chi aveva contrastato il virus in prima linea, lo stesso presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, si lanciò nella promessa di una cittadinanza onoraria per “meriti speciali” al cameriere albanese che nel tempo libero è milite della Croce Bianca. Alle promesse di quei giorni non seguì alcun fatto, Albert attende ancora la cittadinanza ma non si fossilizza sulla questione: “Per me il premio più commovente è la riconoscenza degli ospiti, con molti dei quali a distanza di un anno sono ancora in contatto, e il clima di famiglia che si è creato tra noi dipendenti costretti ad affrontare insieme un’esperienza così drammatica”. Il momento più triste è stato il 3 marzo, quando tra gli ospiti e i dipendenti reclusi nelle proprie stanze in quarantena, la notizia che una di loro, una donna di 86 anni originaria di Castiglione D’Adda ricoverata al San Martino, aveva perso la sua lotta contro il Covid: “Anche se avevamo fatto il massimo era inevitabile sentirsi coinvolti e responsabile – spiega commossa la proprietaria della struttura Aicardi – poi l’estate è andata meglio ma ora, con le restrizioni sui movimenti tra regioni, abbiamo preferito rimanere chiusi. I nostri clienti sono quasi tutti piemontesi e lombardi, a un anno di distanza da quei giorni drammatici speriamo solo che questo incubo finisca presto”.

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Albenga, comprano capitoni al supermercato e li liberano in acqua: il gesto degli animalisti – Video

Alcuni animalisti ad Albenga, in provincia di Savona, hanno acquistato i capitoni in vendita in un supermercato per poi rimetterli in libertà. Era già successo un anno fa. “Nonostante ci si aspettasse che il virus e la sua relazione con la zoonosi avesse portato a un calo degli acquisti di prodotti animali – spiegano – in realtà i capitoni quest’anno erano addirittura più di 20, detenuti di nuovo in un vascone con all’interno pochissima acqua freddissima, temperatura non idonea alla loro sopravvivenza. Anche questa volta infatti alcuni di loro erano già morti. Abbiamo fatto di tutto per poterli salvare correndo fino alla foce del fiume per liberarli”. La liberazione è avvenuta a fine anno, chiariscono, “poiché i capitoni vengono mangiati prevalentemente a Natale e Capodanno. Se li avessimo liberati prima avrebbero potuto rimpiazzarli e il nostro sforzo sarebbe stato inutile”.

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Liguria, ‘tra divieti e strade chiuse, raggiungere Genova sta diventando un incubo’

Pur non essendo cattolico – ma anzi subendo il fascino di altre religioni come lo Shinto – nei giorni scorsi ho scoperto che almeno un cero devo portarlo anch’ io a Giovanni Nepomuceno martire, il Santo protettore dalle frane e dalle alluvioni, perché la sera di giovedì scorso, dopo una giornata di pioggia torrenziale avevo attraversato proprio il ponte della A6 che sarebbe crollato domenica.

Tornavo da Ceva dove avevo proiettato il documentario Crisi complessa (girato con Mario Molinari e Giovanna Servettaz), in cui si racconta la crisi industriale del savonese. Bene uno dei problemi – denunciati sia dal sindacato che da confindustria – è proprio la crisi delle infrastrutture che oggi, sta trasformando non solo il savonese ma l’intera Liguria in un arcipelago di enclavi sempre più isolate.

Ieri ho chiesto a un’amica di Fb, Marina Ottonello, che a Masone, in Vallestura, ha un negozio di piante e oggettistica, di raccontarmi com’è oggi la sua giornata.

***

Dopo la caduta del ponte Morandi – mi scrive – e con la chiusura prima totale e ora a corsie ridotte di alcuni tratti dell’autostrada, il viaggio per Genova sta diventando sempre più un incubo. Se prima partivo alle 5 stamattina, ora ho anticipato la sveglia alle 4. Alle 4,20 ho imboccato il mitico Turchino un po’ con la paura delle code e un po’ con quella di sprofondare letteralmente nel vuoto. Alle 5,45 sono arrivata al mercato fiori e velocemente ho comprato. Appena partita si è messo a piovere a dirotto, facevo la gimkana fra un divieto, una strada chiusa, un vigile che al buio provava a dare indicazioni, un bidone della spazzatura piazzato in mezzo alla strada con un lampeggiante come avviso di pericolo, un triangolo sistemato su una presunta buca…

Finita la gimkana, sempre al buio, finalmente sono entrata in autostrada e alle 7,40 ero finalmente a Masone. La giornata di lavoro doveva iniziare ma la fatica più grossa l’avevo già fatta: raggiungere Genova! Al ritorno c’era pure la nebbia! Pensa a chi deve andarci tutti i giorni per lavoro! Pensa a chi debba raggiungere un ospedale: noi in valle non ne abbiamo più. C’è solo una guardia medica a Campo Ligure… Anche la statale per Ovada è chiusa per frane.

La linea ferroviaria Acqui Terme-Genova, è sempre incasinata mentre la linea degli autobus Atp continua a tagliare le corse. Penso che siamo tutti tesi e spaventati da questa Italia che va a rotoli. Anni fa Alessandro Baricco descriveva Masone come il posto più piovoso d’Italia: “Dalle mie parti – scriveva – è un nome famoso. Quando proprio ti va tutto storto, ma storto davvero, da noi si dice: poteva andarmi peggio, potevo essere nato a Masone… Tutte le nebbie e le nubi d’Italia arrivano lì, si stoppano contro la montagna e, incapaci di un salvifico scatto di reni che le porterebbe al mare, lì si fermano, e lì si lasciano morire: esattamente sopra, e dentro, Masone. Tre chilometri e una galleria più in là è già sole, e mare, e donne, e felicità. Lì, è purgatorio. In realtà avrebbe potuto vivere con grande dignità la propria jella metereologica, tranquillo nella sua valletta solitaria, senza che nessuno ne sapesse nulla; ma neanche questo, gli hanno concesso: ci han fatto passare l’autostrada, a Masone, quattro corsie dal mare e verso il mare, piene di gente che va e viene, ci hanno messo anche l’uscita col casello così è tutto un carosello di asfalto che gira, e sopra le nuvole, e tu che attacchi il tergicristallo e pensi poteva andarmi peggio, potevo nascere a Masone”. […]

Beh, io non lo sono triste a Masone perché amo la vita di paese, ma non posso dimenticare che negli anni settanta i miei nonni in poco tempo furono sfrattati dopo una vita di sacrifici per fare posto al casello di Masone e adesso, dopo aver pagato quarant’anni di pedaggi, mi fa davvero arrabbiare non avere una strada praticabile in tranquillità.

Basterebbe poco, un po’ meno avidità un po più rispetto. Mi sono dilungata troppo lo so… ma oltre che la mia opinione questa è la realtà. Ciao buonanotte. Marina.

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