Archivio Tag: Vaccino Covid

Covid, i vaccini nasali e la nuova frontiera per arginare la pandemia. Science: “Dodici composti in fase di sviluppo”

Dopo il primo “miracolo” con lo sviluppo a tempo di record di vaccini che hanno arginato l’epidemia più violenta della storia recente (nel 2021 nel mondo quasi 20 milioni di vite sono state salvate secondo un recente studio pubblicato su The Lancet), la nuova frontiera per avere la meglio su Sars Cov 2 e le sue sempre più efficienti e pericolose varianti sono i vaccini nasali. Solo così, secondo molti autorevoli ricercatori, si potrà ottenere l’effetto sterilizzante, bloccare il contagio e ottenere quindi una migliore prevenzione della malattia Covid-19. Come viene segnalato in un articolo su Science firmato dagli scienziati Usa Eric Topol (Scripps Research) e Akiko Iwasaki (Yale) al momento sono almeno dodici i vaccini nasali in fase di sviluppo clinico e quattro hanno raggiunto studi randomizzati di fase III, controllati quindi con placebo. Tre sono a vettore virale, un quarto è un vaccino a subunità proteica e c’è anche in fase 1, il vaccino AstraZeneca. A questa lista vanno aggiunti anche lo studio del team di Yale, coordinato dalla professoressa Iwasaki, che a febbraio ha pubblicato i primi esiti dei loro test sui topi e quello recentissimo di un vaccino a base di batteriofagi.

Ma perché è così importante andare oltre quello che la comunità scientifica, a fronte di enormi investimenti e altrettanti guadagni per le case farmaceutiche, è riuscita a ottenere con uno sforzo senza precedenti? Il virus continua a mutare in modo molto efficiente e la ricalibrazione dei composti è naturalmente più lenta: l’altissima protezione garantita dai vaccini attuali riguarda morte e malattia grave, ma non il contagio. E prima Delta e poi Omicron hanno prodotto una quantità di infezioni superiore a quelle del ceppo originario. Per questo nei giorni scorsi in un editoriale il Washington Post parlava della “dolorosa necessità” di una nuova generazione di vaccini che blocchino il contagio.

L’immunità mucosale è ritenuta la chiave per raggiungere questo obiettivo e la nuova frontiera da attraversare. Sars Cov 2 continua a mutare e i vaccini ricalibrati su Omicron 1 dovranno fare i conti con Omicron 5 o con la mutazione che viene chiamata Centaurus e che – dopo essersi diffusa oltre il 23% in India – è sbarcata in Europa, Italia compresa. Ma quando i vaccini saranno pronti – benché sicuramente efficace scudo – saranno comunque un passo indietro rispetto al virus. E abbiamo visto come nel corso del tempo prima con Delta e poi con Omicron unico come la protezione si sia ridotta. Senza contare che anche chi è stato contagiato dalle prime versioni di Omicron si è infettato con quelle più recenti.

Ma perché nonostante i virus ci infettino passando per le superfici mucose la maggior parte dei vaccini viene somministrata con una puntura? La risposta la forniscono i due scienziati Usa Topol e Iwasaki ovvero che questi tipi di vaccini non sono mai stati particolarmente performanti. Questo però era valido per il passato perché come spiegano nell’articolo uno studio recente – pubblicato lo scorso 20 luglio su Science – firmato tra gli altri dagli scienziati del Koch Institute for Integrative Cancer Research del Massachusetts Institute of Technology sono state “suscitate risposte immunitarie a livello sia locale che distale della mucosa” utilizzando una modifica degli antigeni. Un altro lavoro, pubblicato sulla rivista, da parte degli scienziati di alcune università statunitensi (Ohio, Virginia), con una sperimentazione sui topi, ipotizza che la combinazione di vaccinazione con composti a Rna messaggero e immunizzazione con adenovirus-S della mucosa induca “forti risposte anticorpali neutralizzanti, non solo contro il virus ancestrale ma anche contro la variante Omicron”. La nuova sfida al coronavirus è già iniziata.

Lo studio su Science del Koch Institute

Lo studio su Science/2

Lo studio su Lancet

L’articolo Covid, i vaccini nasali e la nuova frontiera per arginare la pandemia. Science: “Dodici composti in fase di sviluppo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Covid, in un mese 40% di contagi in più negli Usa. Licenziati 103 marines no vax. A New York raddoppiata la percentuale di positivi

Gli Usa fronteggiano una nuova nuova ondata di contagi provocati da covid: i nuovi casi del coronavirus Sars Cov 2 hanno registrato un incremento del 40% nell’ultimo mese con quasi 120.000 nuove infezioni al giorno e una media di 1.330 morti al giorno. A risentirne sono gli ospedali che registrano una impennata di ricoveri e in alcuni casi hanno i reparti vicino al limite di capacità. Difficilissima la situazione in moltissime terapie intensive che – secondo gli ultimi dati del ministero della Sanità Usa – hanno il 78% dei letti pieni. Solo a Baltimora nel Maryland (poco meno del 70% della popolazione vaccinata) le ospedalizzazioni sono salite addirittura del 72% in sole due settimane.

E “Omicron diventerà senza dubbio presto la variante dominante in Usa”, ha detto oggi l’immunologo Anthony Fauci. Il consigliere della Casa Bianca ha spiegato: “La variante Omicron ha quella che definiamo la capacità di raddoppio in tre giorni”. Ossia i contagi raddoppiano ogni tre giorni. Da oggi inoltre stanno scattando una dopo l’altra le cancellazioni di lezioni in presenza in varie scuole e college del Paese. Alcune università stanno mantenendo gli esami di fine anno in persona – sempre con prova di vaccinazione da parte degli studenti – ma stanno eliminando tutte le attività non strettamente accademiche. È il caso di Princeton e della New York University. In allerta la Cornell University dove sono stati scoperti 903 casi di cui una “alta percentuale” sono causati da Omicron.

Proprio a New York la percentuale di persone positive al Covid è raddoppiata in tre giorni fra il 9 e il 12 dicembre: un balzo che – secondo uno dei consiglieri del sindaco uscente Bill de Blasio – indica il diffondersi della variante Omicron. “Non abbiamo mai visto prima questo a New York”, ha twittato Jay Darma, professore alla Cornell e consigliere per la salute pubblica. Negli ultimi sette giorni la città ha registrato una media di 2.899 di casi positivi al giorno.

Intanto gli Usa procedono con i licenziamenti degli appartenenti alle forze armate che rifiutano il vaccino diventato obbligatorio. Il corpo dei marines ha cacciato 103. La notizia, riportata dalla Cnn, arriva nello stesso giorno in cui l’esercito ha annunciato di aver rimosso per lo stesso motivo sei ufficiali, compresi due comandanti, e che quasi 4.000 soldati si sono opposti all’immunizzazione. La percentuale di vaccinati nelle forze armate Usa è comunque alta: circa 98% nell’esercito e nella marina, 97,5% per l’aviazione e 95% per i Marines. Due giorni fa l’Air Force aveva congedato 27 piloti agli inizi di carriera e quindi giovani: nessuno di loro ha cercato un’esenzione religiosa o sanitaria. L’Air Force aveva concesso al suo personale fino al 2 novembre per la vaccinazione e in migliaia di sono rifiutati o hanno cercato di ottenere qualche tipo di esenzione. Gli Stati Uniti hanno superato le 800mila vittime.

L’articolo Covid, in un mese 40% di contagi in più negli Usa. Licenziati 103 marines no vax. A New York raddoppiata la percentuale di positivi proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Omicron: efficacia vaccino crolla, ma risale al 75% con tre dosi. Le previsioni che spaventano Londra: “Almeno 25mila morti entro aprile”

Un crollo dell’efficacia per AstraZeneca ed un calo significativo per Pfizer. Due dosi di vaccino contro il Covid non sono sufficienti a scongiurare il contagio da variante Omicron: il dato emerge dal nuovo rapporto della Health Security Agency, l’agenzia britannica per la sicurezza sanitaria. La buona notizia, però, è che la cosiddetta dose booster alza significativamente la protezione fino a circa il 75%. Lo studio si è basato sull’analisi di 581 casi da variante Omicron e migliaia di Delta: viene stimata una trasmissibilità molto elevata e una crescita esponenziale dei casi. La conclusione è che entro Natale nel Regno Unito si potrà arrivare a oltre un milione di infezioni. Ma non è l’unico data a spaventare il governo di Londra: uno studio della London School of Hygiene & Tropical Medicine prevede tra le 25mila e le 75mila vittime entro aprile, ovvero nei prossimi 5 mesi.

Le prime analisi nel Regno Unito rispetto alle varianti Omicron e Delta confermano che i vaccini sono meno efficaci a fermare la nuova variante. Secondo le stime dell’Hsa, due dosi di Astrazeneca non offrono protezione dal contagio con Omicron, mentre la protezione con due dosi Pfizer si abbassa a circa il 40%. In entrambi i casi, però, la terza dose fa risalire la protezione dal contagio al 75%. È ancora troppo presto, invece, per capire se ci sia un calo anche nella protezione dal rischio di una malattia grave. Per ora, l’agenzia britannica per la sicurezza sanitaria ha comunque confermato che i vaccini offrono una buona protezione contro casi gravi di Covid per i quali è necessario il ricovero.

Il rapporto britannico segnala anche un aumento del numero di reinfezioni: il 7% dei casi di Omicron riguarda persone che avevano già contro il coronavirus, mentre questo dato si ferma allo 0,4% per quanto riguarda Delta. Ma il confronto che più preoccupa è quello che riguarda la trasmissibilità: il 19% dei casi di Omicron ha provocato focolai familiari contro l’8,5% con Delta. Per questo motivo, come la variante Delta è diventa in breve tempo quella predominante, l’agenzia britannica stima a questo punto che entro la metà di dicembre oltre la metà dei casi nel Regno Unito saranno della variante Omicron. I contagi crescono esponenzialmente, con un tempo di raddoppio a tre giorni. Per questo, conclude l’agenzia, se la crescita dovesse continuare immutata si potrà arrivare a oltre un milione di infezioni entro la fine del mese.

Sulla scorta di questi dati, il governo di Boris Johnson si interroga sulla necessità di adottare nuove restrizioni, oltre al “Piano B” appena entrato in vigore. E a mettere ulteriori pressioni su Downing Street arriva lo studio riportato oggi dal Guardian: gli esperti della London School of Hygiene & Tropical Medicine stimano che nello scenario più ottimistico (bassa fuga immunitaria di Omicron dai vaccini e alta efficacia dei booster), si prevede un’ondata di infezioni che potrebbe portare ad un totale di 175.000 ricoveri ospedalieri e 24.700 decessi tra il primo dicembre di quest’anno e fine aprile 2022. Lo scenario più pessimista preso in esame dagli esperti (elevata fuga immunitaria dai vaccini e minore efficacia dei richiami) prevede un’ondata di infezioni che rischia di portare a un picco di 492.000 ricoveri ospedalieri (circa il doppio di quello registrato a gennaio 2021) e 74.800 decessi entro aprile.

I due scenari, specifica lo studio, non tengono conto di ulteriori misure restrittive che potrebbero essere introdotto. Gli esperti però sottolineano la necessità di nuove strette, perché ritengono che indossare la mascherina e lavorare da casa non siano restrizioni sufficienti. Nonostante le incertezze su Omicron “queste prime proiezioni aiutano a guidare la nostra comprensione dei potenziali futuri in una situazione in rapida evoluzione”, ha sottolineato Rosanna Barnard, che ha co-diretto la ricerca, precisando che “il nostro scenario più pessimistico suggerisce che potremmo dover sopportare restrizioni più rigorose per garantire che il servizio sanitario nazionale non sia sopraffatto: è fondamentale che i responsabili delle decisioni considerino il più ampio impatto sociale di queste misure, non solo l’epidemiologia”.

L’articolo Omicron: efficacia vaccino crolla, ma risale al 75% con tre dosi. Le previsioni che spaventano Londra: “Almeno 25mila morti entro aprile” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Vaccino, terza dose anche per chi è guarito dal Covid da almeno 5 mesi: la circolare del ministero

Coloro che sono guariti dal coronavirus non saranno esentati dalla dose booster del vaccino. A chiarire i dubbi di chi, allo scadere dei 5 mesi dalla seconda iniezione o dalla diagnosi di infezione da Sars-Cov-2, si chiedeva se fosse opportuno prenotarsi per la terza somministrazione è una circolare del ministero della Salute con la quale si chiarisce che questa sarà disponibile anche per coloro che hanno già contratto il Covid. Nel documento si ribadisce anche il consiglio di vaccinarsi entro 12 mesi dalla guarigione per chi non si è mai vaccinato e di fare comunque la seconda dose se l’infezione è stata contratta entro i primi 14 giorni dalla prima somministrazione.

Sono oltre 5 milioni in Italia, secondo gli ultimi dati della sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità, i casi di Covid registrati dall’inizio della pandemia e tra di loro si contano anche persone che avevano già ricevuto il vaccino. Per un’ampia fetta di popolazione era quindi sorto il dubbio sul quando fare la dose booster. Questa la risposta della circolare ministeriale, firmata dal direttore generale della prevenzione del ministero Gianni Rezza: “Visto il parere del Comitato tecnico scientifico, nei soggetti vaccinati prima o dopo un’infezione è indicata la somministrazione di una dose di richiamo, purché sia trascorso un intervallo minimo di almeno 5 mesi dall’ultimo evento, da intendersi come somministrazione dell’unica/ultima dose o diagnosi di avvenuta infezione”.

Ai fini del completamento del ciclo primario di vaccinazione, il ministero sottolinea che nei guariti che non sono stati vaccinati entro i 12 mesi dalla guarigione “è indicato procedere il prima possibile con un ciclo primario completo, ovvero due dosi di vaccino bidose o una dose di vaccino monodose”. Nei soggetti che contraggono un’infezione da Sars-CoV-2, entro il 14esimo giorno dalla prima dose di vaccino, “è indicato il completamento della schedula vaccinale con una seconda dose entro 6 mesi dalla documentata infezione”. Trascorso successivamente un intervallo minimo di almeno 5 mesi dal completamento del ciclo vaccinale è “quindi indicata la somministrazione di una dose di richiamo, ai dosaggi autorizzati”.

L’articolo Vaccino, terza dose anche per chi è guarito dal Covid da almeno 5 mesi: la circolare del ministero proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

“Dovevo lavorare”: chi è Guido Russo, il dentista no vax di Biella con il finto braccio in silicone. Ora è stato denunciato per truffa

Cinquantasette anni e due studi odontoiatrici, uno da titolare a Biella e uno da socio, a Valle Mosso, dove faceva visite una volta a settimana. È l’identikit di Guido Russo il dentista no vax che giovedì 2 dicembre, a Biella, ha tentato di ingannare le infermiere del centro vaccinale con un braccio finto in silicone così da ottenere il green pass e poter continuare a esercitare. Il medico è ora stato denunciato per truffa e, secondo quanto riporta La Repubblica, l’ordine ha annunciato provvedimenti disciplinari immediati.

Il professionista, per la verità, era già stato sospeso mesi fa proprio per essersi rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, obbligatoria per i sanitari. E non faceva mistero di questa sua avversione anche al green pass, tanto che sulla porta del suo studio dentistico aveva affisso un cartello: “La presentazione del Green Pass in questo studio è esclusivamente volontaria”. Una scelta di campo che Russo ha sottolineato anche dopo essere stato smascherato dall’infermiera Filippa Bua. “Non credo al vaccino, non l’ho fatto prima e non voglio farlo adesso. Ma ho bisogno del Green pass per lavorare“, avrebbe detto il 57enne all’infermiera, secondo quanto riporta Repubblica.

Dopo la condanna arrivata anche dal presidente della Regione, Alberto Cirio, intanto per il medico è scattata la denuncia per truffa. E l’Ordine dei medici, appunto, si dice pronto a prendere provvedimenti disciplinari.

L’articolo “Dovevo lavorare”: chi è Guido Russo, il dentista no vax di Biella con il finto braccio in silicone. Ora è stato denunciato per truffa proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Covid, Rezza: “Serve prudenza nei comportamenti, ma le persone vaccinate sono molto più protette dalla malattia grave”

“Anche questa settimana l’incidenza dei Covid nel nostro Paese tende ad aumentare, mentre l’Rt tende a stabilizzarsi intorno a 1,2, quindi ancora al di sopra dell’unità”. Lo spiega Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria, nel suo consueto videomessaggio in cui fa il punto settimanale sulla diffusione dell’epidemia in Italia. “Data la situazione – sottolinea – è bene mantenere comportamenti prudenti, ma vediamo che le persone vaccinate sono molto più protette dalla malattia grave rispetto a quelle non vaccinate. Questo ci dice che è importante continuare con la campagna vaccinale, che si sta estendendo anche ad altre fasce d’età”

L’articolo Covid, Rezza: “Serve prudenza nei comportamenti, ma le persone vaccinate sono molto più protette dalla malattia grave” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Galli a La7: “Prima della terza dose è utile il test sierologico per misurare gli anticorpi. Mi resta sempre sullo stomaco che non sia gratuito”

Tutti gli studi che ci portano alla terza dose e a decisioni riguardanti particolari categorie di persone si fanno misurando gli anticorpi, che sono un chiaro correlato di protezione in vari lavori scientifici accreditatissimi. Mi resta sempre sullo stomaco il fatto che col SSN e nel contesto di un’attività medica e clinica non si possa andare a misurare gli anticorpi gratuitamente ai pazienti, perchécomunque questa è una cosa importante”. Sono le parole pronunciate a “L’aria che tira” (La7) dall’infettivologo Massimo Galli, che spiega l’importanza dei test sierologici per valutare i tempi entro cui fare la terza dose.

Galli aggiunge: “E non mi raccontino balle, dicendo che la misura degli anticorpi non è standardizzata: per decidere su una standardizzazione ci vuole veramente poco. Mi rimane l’arrabbiatura da medico pubblico, anche se in pensione, che non può prescrivere un sierologico in condizioni di necessità. Sono sempre stato molto cauto e riluttante sulla ‘terza dose maledetta e subito’. Sicuramente va fatta subito per le persone a rischio, ma ritengo che la generalizzazione della terza dose non veda un’urgenza assoluta. Sicuramente va presa in considerazione la possibilità della generalizzazione della terza dose”.

L’articolo Galli a La7: “Prima della terza dose è utile il test sierologico per misurare gli anticorpi. Mi resta sempre sullo stomaco che non sia gratuito” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Cavaleri (Ema): “Combinazioni di vaccini danno risposta immunitaria più forte. Possibilità di estendere le dosi a bambini tra 5 e 11 anni”

“L’Ema ha iniziato a valutare una domanda per estendere l’uso del vaccino Pfizer-BioNTech Covid-19 Comirnaty ai bambini di età compresa tra i cinque e gli 11 anni. L’applicazione si basa su una dose che è tre volte inferiore alla dose approvata per gli adulti. Il dosaggio proposto è quello di mantenere due dosi somministrate ad almeno tre settimane di distanza”. Così Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell’Agenzia europea per i medicinali. “In effetti, stiamo vedendo alcuni risultati promettenti da studi che confermano che questo approccio attiverebbe con determinate combinazioni di vaccini, una risposta immunitaria più forte rispetto a quando lo stesso vaccino viene utilizzato per una sola iniezione aggiuntiva. Nel complesso sembra che questa strategia sia qualcosa di cui tutti i tipi di vaccini potrebbero beneficiare, e in effetti combinazioni diverse sarebbero comunque estremamente preziose”, ha spiegato Cavaleri.

L’articolo Cavaleri (Ema): “Combinazioni di vaccini danno risposta immunitaria più forte. Possibilità di estendere le dosi a bambini tra 5 e 11 anni” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Vaccino Covid, in Usa Pfizer ha chiesto l’autorizzazione per la fascia 5-11 anni alla Fda

Appena un paio di settimane fa erano stati presentati i dati sulla sicurezza per il vaccino Biontech-Pfizer per la fascia d’età 5-11 anni. Oggi la società farmaceutica ha chiesto alla Food and drug administration ha chiesto di autorizzare il suo vaccino anti Covid. Autorizzazione che è definitiva per gli over 16. Una richiesta che riguarda circa 28 milioni di bambini. Complessivamente il protocollo ha riguardato, fino a 4.500 bambini tra sei mesi e 11 anni, che sono stati arruolati negli studi delle due aziende negli Stati Uniti, in Finlandia, in Polonia e in Spagna, ma sono 2268 quelli a cui il composto è stato somministrato nella fascia 5-11 anni. Gli esperti e il comitato dovrà valutare la richiesta analizzando i dati. Comunque prima che un bambino under 12 possa essere vaccinato in Europa o negli Stati Uniti, potrebbero p

La premessa obbligatoria è che quasi tutti gli esperti – immunologi e virologi in primis – ritengono la vaccinazione di massa l’unico strumento per arginare e magari un giorno eradicare il Covid. Ma allo stesso tempo si sottolinea l’importanza di ampliare la casistica presentata da Pfizer per valutare l’efficacia del composto che, con un dosaggio inferiore, sarà destinato ai più piccoli. Bisognerà comunque attendere i dati clinici. Perché se è vero che la casa farmaceutica statunitense ha prodotto dati sulla non tossicità e sulla immunogenicità (ovvero la capacità di indurre una risposta immunitaraia) di Comirnaty (appunto il vaccino Pfizer-Biontech), allo stesso tempo non sono ancora disponibili dati sulla efficacia che sono necessari per l’immissione in commercio e la relativa autorizzazione. È con questi dati che stato chiesto il via libera. Bisogna ricordare che la Fda lo scorso 23 settembre aveva dato il via libera alla terza dose solo per gli over 65 anni e i soggetti a rischio.

L’articolo Vaccino Covid, in Usa Pfizer ha chiesto l’autorizzazione per la fascia 5-11 anni alla Fda proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Lega, l’europarlamentare no vax Donato se ne va: “Prevale la linea di Giorgetti”. Fedriga: “È quella del documento governatori-Salvini”

Pezzi che se ne vanno e maggiorenti che evocano una “guerra tra bande”. Il caos dentro la Lega è ormai in chiaro, non corre più solo dentro le chat del partito. Finisce sui giornali, monta a meno di due settimane dalle elezioni amministrative che rischiano di trasformarsi in uno spartiacque per gli equilibri del partito dilaniato dalle posizioni sulla gestione della pandemia. Il casus belli è diventato l’estensione del Green pass all’ambito lavorativo, sotto però cova, più in generale, il sostegno al governo Draghi. Francesca Donato, europarlamentare no vax tra le più fedeli salviniane, lo dice senza giri di parole per spiegare il suo addio: la linea critica nei confronti dei provvedimenti dell’esecutivo, certificazione verde in primis, “pur condivisa da larga parte della base è diventata minoritaria: prevale la posizione dei ministri, con Giorgetti, e dei governatori. Io non mi trovo più a mio agio e tolgo tutti dall’imbarazzo”. Il partito guidato da Matteo Salvini ha spesso detto di no in tv e sui giornali ma in Consiglio dei ministri ha votato sì all’estensione, voluta fortemente dal premier. “Non posso più stare in un partito che sostiene l’esecutivo Draghi”, dichiara Donato a La Repubblica sottolineando come “va riconosciuto a Giorgia Meloni di aver mostrato coraggio e lungimiranza non entrando al governo”.

Il segretario non è mai stato così in difficoltà nel tenere insieme la ‘pancia’ e l’ala più governista del partito, nella quale va inserito anche Massimiliano Fedriga che rimarca come “il caos è stato generalizzato” e “molti hanno assunto posizioni altalenanti” sulla gestione di questa fase della pandemia: “Io penso si debba usare di più la ragione anziché alimentare la confusione”. La difesa di Salvini c’è, ma con una sorta di avvertimento: “Ha cercato un equilibrio, sforzandosi di ascoltare anche le posizioni di chi non è convinto dei vaccini – dice il governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni – Ora bisogna evitare guerre per bande. Chi ha compiti di responsabilità deve aiutare il Paese a rialzarsi. Il tentativo di Salvini è stato quello di non condannare nessuno”. Poi a The Breakfast Club su Radio Capital, Fedriga è stato ancora più esplicito: “Nel primo partito d’Italia è normale che ci siano correnti diverse, ma dentro la Lega non c’è spazio per i no vax”.

Donato – che lo scorso luglio aveva citato i lager nazisti contro i vaccini e solo qualche giorno fa era stata protagonista di un botta e risposta con l’epidemiologa Stefania Salmaso sull’ivermectina – è più morbida sul segretario, ma ha deciso di alzare bandiera bianca riconoscendo come di fatto sulla questione Green pass la sua linea sia diventata minoranza nel partito: “Si trova in una posizione delicata. Rappresenta un partito con diverse anime, ma c’è una prevalenza della linea dei presidenti di Regione e dei ministri, capeggiati da Giorgetti, a favore delle scelte del governo Draghi”. Salvini, aggiunge, ha “cercato di dare forza a quanti come me giudicano che le decisioni sul Green Pass siano sproporzionate e inadeguate”. Insomma: “Ha dovuto mediare, ma a un certo punto si è fermato, non giudico il suo lavoro”. Che il segretario si sia ritrovato in minoranza è tuttavia innegabile: “Almeno all’interno della segreteria del partito pare che sia così”. E vaticina anche un punto di rottura: “Non pensate che le voci contrarie alla linea pro-governo, fra gli eletti, siano sono quelle di Borghi, Bagnai o Siri. C’è un forte dissenso interno che, laddove non sarà composto, non potrà che emergere: potrà verificarsi pure una scissione”.

L’articolo Lega, l’europarlamentare no vax Donato se ne va: “Prevale la linea di Giorgetti”. Fedriga: “È quella del documento governatori-Salvini” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Translate »