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Fca Heritage, la forza della tradizione. Spente le prime cinque candeline

Compie i suoi primi cinque anni di vita FCA Heritage, il dipartimento del Gruppo italoamericano che, attraverso servizi dedicati e attività divulgative e culturali, è dedito alla tutela e valorizzazione del patrimonio storico dei marchi Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth. In questo primo lustro di attività di FCA Heritage sono state strette collaborazioni coi più prestigiosi musei di design e arte nel mondo, tra cui il MoMA di New York, che dal 2017 accoglie nella sua collezione permanente una Fiat 500 serie F (1968), restaurata e donata da FCA Heritage.

“L’obiettivo per cui nasce FCA Heritage è ben riassunto nel suo nome. Heritage è una parola che noi italiani usiamo spesso come sinonimo di tradizione e storia, trascurando che essa contiene anche un’accezione ulteriore, e forse più letterale, di eredità, patrimonio da trasmettere”, dichiara in una nota ufficiale Roberto Giolito, a capo di FCA Heritage per la regione Emea: “Aver dato vita a FCA Heritage, nel 2015, per noi vuol dire consegnare una visione più ampia a tutto il patrimonio rappresentato dalla nostra storia e tradizione. Significa valorizzare e non solo celebrare, far vivere e non solo custodire. Si tratta di un patrimonio inestimabile che ancora oggi ispira i modelli di domani, certo più sostenibili e connessi ma che conservano sempre lo stile Made in Italy famoso nel mondo”.

Dalla sua fondazione, sono state molte le partecipazioni delle vetture storiche di FCA Heritage a saloni e manifestazioni internazionali, con vittorie e riconoscimenti ottenuti in molti concorsi d’eleganza e competizioni per auto storiche. Tutte le attività sono sviluppate e coordinate nella sua sede: l’Heritage Hub, uno spazio polifunzionale creato lo scorso anno nello storico comprensorio di Mirafiori, a Torino.

Sempre all’interno di questo Hub è presente l’esposizione di oltre 300 vetture iconiche e la vetrina del programma “Reloaded by creators” (che prevede l’acquisizione, il restauro, la certificazione e la re-immissione sul mercato di una selezione di vetture storiche) e della linea di ricambi “Heritage Parts”. Infine, a Mirafiori sono ubicate anche le rinnovate Officine Classiche, l’atelier dove si eseguono le attività di certificazione e restauro di auto storiche, appartenenti sia a privati sia alla collezione di FCA Heritage.

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Mercedes, la carica degli sport utility. E il futuro prossimo si chiama elettrificazione

Era il 1972 quando nel firmamento Mercedes si accese una nuova ed importante stella, quella della “G”, l’auto capace di districarsi in ogni situazione. Dal ’72 al ’97 rimase l’unico suv nella gamma di Stoccarda fino allo sbarco dell’ML, che con il passare del tempo ha visto cambiare la lettera M della sigla con la G.

Da un solo “astro” si passava a una piccola costellazione di vetture, tutte con la medesima genesi: la “G”, per una gamma che è cresciuta con il tempo. Oggi infatti si parte dalla “piccola” GLA e si sale con la GLB, GLC, GLE, GLS e EQC; dal citysuv all’ammiraglia, per tutti gli usi e per tutte le tasche. Nove modelli, dalle carrozzerie classic suv e coupè, due o quattro ruote motrici, motori termici da 4 a 8 cilindri benzina, diesel, idrogeno, ibrido, plug in hybrid e full electric e un listino che parte dai 37 mila fino a superare i 180 mila euro con il prezioso allestimento della G63 AMG.

Col crescere dei modelli, man mano è cresciuto anche il peso delle loro vendite su totale: si è passato in pochi anni da un 5 ad un 35 per cento, e si è scoperta anche l’elettrificazione. La sfida al mercato che oggi vede sette modelli con propulsori a benzina e diesel “con la spina”, nel 2021 virerà verso motorizzazioni ancora più rispettose dell’ambiente con la famiglia EQ, con l’arrivo in gamma dell’ EQA ed EQB in affiancamento all’attuale EQC e in attesa del monovolume EQV e di quella che sarà l’ammiraglia del domani: la EQS. Il programma “suv attack” è stato tracciato e per il 2030 la Casa di Stoccarda proporrà una gamma ancora più completa con ben 20 modelli elettrici e 25 ibridi plug-in con una quota di auto elettrificate vendute pari al 50% dell’intera produzione.

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Porsche, vendite record in Italia nel 2019. Aspettando l’elettrica Taycan

Disse Roberto Formigoni, all’epoca governatore lombardo, il 28 gennaio del 2002: “I produttori si mettano a correre: dal 2005, in Lombardia saranno immatricolati solo veicoli a motore ibrido, dal 2008 soltanto a idrogeno”. Non hanno corso abbastanza, i costruttori di auto, e neppure il Celeste ha esattamente galoppato. Le ibride “piacicchiano”, come dice Maurizio Crozza interpretando Carlo Calenda, le vetture a idrogeno si contano sulle dita di una mano (116 mila immatricolazioni nel 2018) e le elettriche crescono ma valgono ancora meno dell’uno per cento del mercato italiano, lo 0,6% per essere precisi, e l’anno scorso hanno convinto 10.663 acquirenti, in maggioranza società.

Ecco perché è un bell’obbiettivo quella della Porsche, che ritiene di avvicinarsi a quota 1000, quest’anno, con la sua sportivissima Taycan elettrica (nella foto), in vendita tra qualche settimana anche da noi e già oggetto di oltre 20 mila preordini a livello mondiale. La marca di Stoccarda prevede infatti che l’assatanata a emissioni zero peserà tra l’8 e il 10% delle vendite in Italia. E siccome nel 2019 ha piazzato 6.710 vetture (risultato record, con un balzo del 28% rispetto al 2018) e confida di crescere ancora il conto è presto fatto. La filantissima vettura tedesca, che nella versione Turbo costa 156.817 euro 680 cavalli) e per la versione Turbo S (761 cavalli) richiede un assegno da 190.977 euro, è destinata dunque a giocare davvero nel campionato strategico-commerciale della Porsche, non solo a farsi ammirare negli show-room. Ventotto dei quali (sui 30 sparsi sul territorio italiano) disporranno presto di stazioni di ricarica rapida. Il Centro Porsche di Milano Nord ce l’avrà ultra-rapida, con potenza fino a 350 kW, d’altronde è acclarato che Milano va di fretta.

Nella vita di tutti giorni, tuttavia, è assai probabile che i possessori e utilizzatori di Taycan sfrutteranno la possibilità di installare – nel box di casa, nel cortile dell’ufficio o ovunque desiderino – un punto di ricarica con potenza di 11 kW, al quale potranno attaccare la macchina ad libitum, grazie alla tariffa “flat” da 100 euro al mese. Porsche Italia sta anche accelerando la creazione della rete che definisce di “destination charging” e che entro fine anno schiererà circa 200 punti di ricarica posizionati presso location classiche per il tempo libero dei porschisti elettrici (golf club, ristoranti, hotel; niente librerie, pare).

La prima Porsche elettrica, in grado di schizzare da zero a cento all’ora in 2,8 secondi, è accreditata di un’autonomia massima di 450 chilometri, con velocità massima autolimitata ai 260 orari. Speriamo che ne vendano davvero un sacco di Taycan, così sarà più probabile superarne una in autostrada, con la mia utilitaria a benzina, mentre viaggia a 90 all’ora perchè l’energia comincia a scarseggiare. E’ già bello adesso fare questo genere di sorpassi a una Tesla, per carità, ma affiancare e poi seminare una Taycan col tachimetro che segna 120 sarà decisamente meglio. Si scherza, eh. Brava Porsche, noi europei mica possiamo farci bagnare il naso da Elon Musk, il patron della Tesla. E’ giusto inseguirlo: sempre stando attenti alla riserva di energia, mi raccomando.

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Carlos Ghosn, l’ex amministratore Renault-Nissan fugge dai domiciliari a Tokyo e scappa in Libano

Come in ogni sceneggiatura che si rispetti, anche nella vicenda Ghosn arriva il colpo di scena. L’ex amministratore delegato di Renault-Nissan, in attesa di essere processato dopo un periodo di detenzione (100 giorni di carcere duro, come il sistema penale giapponese permette), è fuggito in Libano.

Il top manager si trovava agli arresti domiciliari a Tokyo, e non è ancora chiaro come sia riuscito a lasciare il Giappone per raggiungere il paese d’origine della sua famiglia, di cui possiede la cittadinanza. Anche perché era fuori su cauzione ma le autorità giapponesi gli avevano ritirato tutti i passaporti (francese, brasiliano e, appunto, libanese). L’ipotesi è che abbia utilizzato un jet privato, il che presupporrebbe l’esistenza di una qualche “collaborazione” esterna.

Ghosn era in attesa di giudizio per una serie di addebiti pesanti: appropriazione indebita di fondi della sua ex società in un periodo che va dal 2010 al 2018, frode fiscale e abuso di fiducia aggravata. Il tutto, per un ammontare che si stima intorno ai 73 milioni di euro. Tra le accuse, anche quella di aver trasferito fondi dalla Nissan a un concessionario in Oman, da cui avrebbe poi distratto 5 milioni di dollari per uso personale.

Quasi in contemporanea con la fuga, dopo le dichiarazioni del suo avvocato (“sono sbalordito”) sono arrivate direttamente le sue: ” Ora sono in Libano e non sarò più ostaggio di una giustizia giapponese truccata, in cui si presume la colpa, in cui la discriminazione dilaga e i diritti umani fondamentali sono negati. Non sono fuggito dalla giustizia, ma dall’ingiustizia e dalla persecuzione politica. Ora posso finalmente comunicare liberamente con i media e non vedo l’ora di iniziare la prossima settimana”. La telenovela avrà dunque altri capitoli.

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Inquinamento, tre italiani su quattro scelgono di usare meno l’automobile

Nell’era dei cambiamenti climatici, dei Fridays for Future e degli appelli dei “piccoli del Pianeta” ai “grandi della Terra”, anche gli italiani sentono risvegliare la propria coscienza ambientalista e decidono di cambiare abitudini: questo perché, secondo i dati raccolti dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), in Europa il 15% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera sarebbe da addebitare ad auto e furgoni.

Il sondaggio di Facile.it elaborato da mUp Research e Norstat rivela, infatti, che il 74,7% degli intervistati (rappresentante oltre 32 milioni di italiani) ha dichiarato di aver dato il proprio contributo alla lotta all’inquinamento nel corso dell’anno, rivedendo alcune abitudini legate alla mobilità.

Per il 46% del campione, ciò è avvenuto sostituendo sempre di più l’auto con i mezzi pubblici, oppure scegliendo di andare a piedi: nel 2019 sono stati oltre 20 milioni gli italiani che hanno optato per queste alternative, soprattutto cittadini over 65; un intervistato su quattro, invece, ha deciso di percorrere meno chilometri in auto per proseguire il viaggio con altri mezzi (ad esempio andando in bici), una soluzione di mobilità alternativa definita “intermodalità”.

Ma c’è pure chi non è riuscito a fare a meno delle quattro ruote per necessità, e allora ha deciso di sostituire il modello vecchio e più inquinante con uno nuovo e più virtuoso: in questa categoria rientra il 19,4% degli intervistati, mentre un altro 7% ha dichiarato di essersi affidato al car sharing. Oggi, poi, quando si parla di mobilità sostenibile su due ruote, si inserisce nel novero dei mezzi a zero emissioni anche il monopattino: secondo l’indagine di Facile.it, sono due milioni e mezzo gli utilizzatori nel 2019.

Infine, i buoni propositi per l’anno che verrà: se oltre il 44% ha assicurato di voler dare un contributo sempre maggiore alla riduzione delle emissioni inquinanti, il 12,9% ha affermato di voler sostituire il proprio veicolo, il 24% sceglierà più di frequente di andare a piedi o di affidarsi al trasporto pubblico, mentre, proprio al monopattino, sarà destinato un nuovo 7% di utenti della strada.

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