Archivio Tag: Sergio Mattarella

Mattarella: “La Ue esprime solidarietà agli afghani che perdono i diritti ma non vuole accoglierli: sconcertante. Non all’altezza del ruolo e dei valori dell’Unione”

“In questi giorni c’è una cosa che sinceramente appare sconcertante e che si registra qua e là nell’Unione europea: grande solidarietà nei confronti degli afghani, che perdono libertà e diritti, ma che rimangano lì, non vengano qui, perché se venissero non li accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico, dei valori dell’Europa e della sua unione”. Il capo dello Stato Sergio Mattarella da Ventotene, dove ha celebrato gli 80 anni del Manifesto che ha posto le basi per l’Europa unita, richiama i leader dei 27 Stati membri alle loro responsabilità sull’accoglienza a chi è arrivato e arriverà dal Paese appena abbandonato dall’Occidente. Ma sceglie parole durissime anche sull‘emergenza climatica (“si è perso tempo, fare di più”) e sul futuro dell’Unione. In Ue ci sono “due categorie di Paesi: i paesi piccoli e quelli che non hanno compreso di essere piccoli e lo stanno comprendendo adesso. La sovranità condivisa dell’Unione non è una rinuncia ma l’unico modo per conservarla, per affrontare i problemi globali”.

Serve “un dialogo collaborativo con altre parti del mondo per governare insieme il fenomeno” della migrazione, ha avvertito il presidente della Repubblica rispondendo alle domande dei partecipanti al seminario ‘Per un’Europa libera e unita’, organizzato dall’Istituto Altiero Spinelli, perché “solo una politica di gestione comune dell’immigrazione può evitarci di essere travolti da un fenomeno incontrollabile“. La politica migratoria “non è mai diventata materia comunitaria, come il Covid che ha fatto collaborare e non competere. Non si è agito così in Europa per le migrazioni. Questa carenza, questa omissione e lacuna non è all’altezza del ruolo della Comunità europea, so bene che su questo piano molti sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti, ma così si finisce per affidare la gestione delle migrazioni agli scafisti e ai trafficanti degli esseri umani. Bisogna spiegare che non tra un secolo ma tra venti-trent’anni la differenza demografica sarà tale da dar vita a un fenomeno migratorio che non si limiterà ai paesi di riviera ma giungerà in tutto il continente fino ai paesi scandinavi“. E “ignorare il fenomeno non lo risolve. All’Europa conviene occuparsene, governarlo con regole di accessi legali e ordinati. Sono sorpreso di posizioni di alcuni esponenti politici rigorosi nel chiedere il rispetto dei diritti in altri paesi, ma distratti di fronte alle condizioni dei migranti che scappano per fame e per persecuzione. In questa materia l’unione deve avere finalmente una voce unica”.

L’Europa ha dato del resto pessima prova di sé anche sul fronte strategico e geopolitico, ha rimarcato Mattarella: quanto accaduto in Afghanistan “ha messo in evidenza la scarsa capacità di incidenza dell’Unione europea, totalmente assente negli eventi. E’ indispensabile assicurare subito gli strumenti di politica estera e di difesa comune. La Nato è importante ma oggi è richiesto che l’Unione europea abbia una maggiore capacità di presenza nella politica estera e nella difesa. Questa prospettiva è importante anche per gli Stati Uniti”.

Unica nota positiva, la reazione di Bruxelles al Covid: “Le risposte dell’Unione Europea hanno consentito agli europei di affrontare la situazione post pandemica. Strumenti come il Next Generation non possono essere una tantum. Questi strumenti resteranno, ne sono convinto”. Ma i nemici non mancano. “I gelidi antipatizzanti dell’Unione si diano pace perché questi strumenti resteranno. Non si può tornare indietro”.

Richiamo alla responsabilità anche per quanto riguarda l’emergenza climatica: “Il rapporto dell’Onu è allarmante e gli obiettivi non vanno disattesi. Qualche passo è stato compiuto ma bisogna fare di più, perché si è perso molto tempo. Quello che abbiamo di fronte è poter sopravvivere o non sopravvivere affatto. E non c’è scelta”.

L’articolo Mattarella: “La Ue esprime solidarietà agli afghani che perdono i diritti ma non vuole accoglierli: sconcertante. Non all’altezza del ruolo e dei valori dell’Unione” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Europei 2021 | Tiri Mancini – La melassa pro-Italia, i fischi a Wembley e altri momenti sconcertanti

Nella stucchevole melassa che straborda in questi giorni e ricopre sino a quasi soffocare l’Europeo di calcio, molte cose non sono poi così dolci e virtuose come si sta cercando di spacciare. Cominciamo dalla serata inaugurale di venerdì 11 giugno allo stadio Olimpico di Roma. Zoomiamo sulla tribuna centrale, dove siede il presidente Mattarella. Che giustamente, e doverosamente, assiste alla partita dell’Italia contro la Turchia indossando la mascherina. Dovrebbero farlo tutti i sedicimila spettatori, come richiesto formalmente dagli organizzatori. Però, sugli spalti, se ne fregano ampiamente. Ma ancor di più nella stessa tribuna centrale che dovrebbe dare il buon esempio: ho scattato una foto in cui si vede che l’unico a mantenere sempre la sua mascherina è Mattarella. L’immagine comunica arroganza: l’immunità di regime.

Un po’ come l’atteggiamento di Roberto Mancini. Per esempio, questo martedì 15 giugno vigilia dell’incontro (sempre a Roma, sempre all’Olimpico) tra Italia e Svizzera, mentre tutti i calciatori della nazionale azzurra scendono dal bus della squadra con la mascherina d’ordinanza (e di prevenzione, visto che i contagi continuano a colpire, vedi il caso della Spagna e della Svezia, per esempio), il nostro Ct è l’unico che non la porta. Non proprio un bell’esempio.

Mancini ha preso il Covid lo scorso novembre… e tuttavia, non scordo che il 22 ottobre aveva postato su Instagram una vignetta in cui era ritratto un ammalato, in una corsia d’ospedale, con l’infermiere (o il medico) che gli chiedeva: “Hai idea di come ti sei ammalato?”, e il poveraccio che rispondeva “guardando i tg”. Un brutto messaggio. Che ostinatamente Mancini perpetua. Poi c’è chi ha criticato il premier Conte perché aveva chiesto alla Ferragni e a Fedez di sensibilizzare i ragazzi sull’uso e la necessità di indossare le mascherine. Per fortuna, i suoi calciatori sono più responsabili. Il commissario tecnico, invece, anche a fine maggio, aveva continuato la sua campagna no mask: “Spero che le mascherine scompaiano al più presto”.

La destra, com’è notorio, tifa molto per Mancini che imita Salvini. Idealmente connesso con la “Società degli Apoti”, tanto cara a Giuseppe Prezzolini e Indro Montanelli, ossia la congrega di coloro che non se la bevono, dei disincantati che non credono alle raccomandazioni degli epidemiologi, dei dirigenti sanitari e del governo. Un “apote” insofferente della politica, dei partiti di massa e delle istituzioni democratiche fu Guglielmo Giannini, il fondatore dell’Uomo Qualunque.

Chiusa la parentesi tricolore, altri momenti piuttosto sconcertanti sono stati i fischi contro i giocatori che si sono inginocchiati prima del calcio d’inizio per solidarietà nei confronti del movimento Black Live Matter. Quelli di San Pietroburgo, prima di Belgio-Russia, sono stati poderosi. Meno vigorosi, ma abbastanza da farsi sentire in Mondovisione, pure i fischi allo stadio Wembley, dove i giocatori inglesi erano inginocchiati mentre gli avversari croati li guardavano infastiditi. I cronisti si affannano a spiegare che la stessa “divisione” avviene tra le gradinate, ma mi viene in mente che nell’amichevole tra Ungheria ed Irlanda, a Budapest, cui presenziava Viktor Orban (gran tifoso dell’Honved e della nazionale magiara), la gazzarra era stata a dir poco vergognosa e lo stesso Orban aveva esecrato il simbolico gesto degli irlandesi definendolo “provocatore”.

Proprio l’Europeo sta mettendo a nudo le fragilità di un’Europa che sui valori fondanti della democrazia e sulla lotta alle discriminazioni, mostra crepe, soprattutto nei Paesi dove la democrazia è in pericolo, dove la libertà di opinione è perseguita (vedi in Russia, vedi in Ungheria) e persino in Inghilterra c’è chi dichiara guerra al “take a knee”: il farneticante Nigel Farage (il leader della Brexit), per il quale “inginocchiarsi significa soltanto solidarizzare con una organizzazione marxista che vuole eliminare le forze politiche, vuole distruggere il capitalismo occidentale, cancellare il nostro modo di vivere e sostituirlo con un nuovo ordine comunista”.

In sostanza, si combatte l’impegno civile (peraltro sostenuto dalla Uefa con la campagna Respect) quando irrompe nel mondo dello sport. Per costoro, la politica è nemica dell’agonismo. Dimenticando che la politica è agonismo. E che dimostrarsi sensibili alle problematiche della vita quotidiana non rende i calciatori meno bravi di quello che sono. Quando Daniele Orsato, l’arbitro di Inghilterra-Croazia, si è inginocchiato, come i giocatori inglesi, ne ho ammirato il coraggio. E anche la FifPro, il sindacato mondiale dei calciatori, si è sentita in dovere di appoggiare questo gesto, proclamando in un comunicato “il pieno sostegno ai giocatori dell’Inghilterra contro razzismo e discriminazione, nel calcio e anche fuori, a Euro 2020”. I diritti umani e i valori della democrazia fanno paura se ad esprimerli davanti alle telecamere di tutto il mondo sono i campioni più popolari che hanno capito quanto sia doveroso rispettare il libero arbitrio. O meglio, la libertà. Dare un calcio al razzismo, alle discriminazioni, alla violenza.

L’articolo Europei 2021 | Tiri Mancini – La melassa pro-Italia, i fischi a Wembley e altri momenti sconcertanti proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Mattarella: “Estirpare la mafia è possibile e necessario, rifiutare compromissione e reticenza”

La mafia come un male da “estirpare” e la memoria come una “radice di una comunità”, necessaria affinché “la libertà conquistata continui a essere trasmessa”. Nella giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che si celebra il 21 marzo, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha voluto lanciare un messaggio chiaro. Quest’anno non ci saranno le piazze gremite delle passate edizioni, causa Covid, ma l’associazione Libera ha comunque fatto sentire l’importanza della ricorrenza, organizzando una serie di iniziative tra ieri e oggi.

La memoria è radice di una comunità – ha esordito il Capo dello Stato nel messaggio – Fare memoria è condizione affinché la libertà conquistata continui a essere trasmessa e vissuta come un bene indivisibile. Ecco perché ricordare le donne e gli uomini che le mafie hanno barbaramente strappato alla vita e all’affetto dei loro cari, leggerne i nomi, tutti i nomi, non costituisce soltanto un dovere civico”. Il riferimento è a quanto fatto ieri da Libera, che a Roma e in altre città italiane, ha organizzato la lettura dei nomi delle vittime innocenti. La lettura di quei nomi, ha proseguito Mattarella, “è di per sé un contributo significativo alla società libera dal giogo oppressivo delle mafie, è affermazione di principi di umanità incompatibili con i ricatti criminali, è fiducia nella legalità che sola può garantire il rispetto dei diritti, l’uguaglianza tra le persone, lo sviluppo solidale”. “Non dimenticheremo mai le vittime innocenti, i servitori dello Stato, le persone libere che non hanno rinunciato ai loro valori pur sapendo di mettere a rischio la propria vita”, ha continuato ancora Mattarella, sottolineando l’impossibilità, appunto, di celebrare la giornata nelle piazze, come si faceva pre-pandemia. “Anche quest’anno la “Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” sarà condizionata dalle misure di limitazione rese necessarie dalla diffusione della pandemia – ha spiegato – È tuttavia assai prezioso che “Libera” abbia ugualmente deciso di promuovere iniziative che tengano viva la ricorrenza e portino all’attenzione di tutti l’attualità del messaggio“. Un messaggio che lo stesso Mattarella poi ha ricordato: “Estirpare le mafie è possibile e necessario. L’azione di contrasto comincia dal rifiuto di quel metodo che nega dignità alla persona, dal rifiuto della compromissione, della reticenza, dell’opportunismo“.

Poi Mattarella ha voluto mettere nero su bianco il motto scelto quest’anno per celebrare la 26esima edizione: “Ricordare e “riveder le stelle”, come recita il bel motto scelto per questa edizione della Giornata, sono dunque parte della medesima sfida di libertà – ha concluso – Mi congratulo con gli organizzatori perché continuano a porre la coscienza e la cultura come basi e motori del riscatto. Sono proprio la coscienza e la cultura che le mafie – vecchie e nuove – considerano l’ostacolo dei loro disegni di arricchimento illecito, di dominio su persone e territori, di condizionamento economico e politico. La consapevolezza del bene comune e i comportamenti responsabili che insieme sapremo mettere in atto, possono darci la forza necessaria per superare le difficoltà e gli ostacoli che i tempi ci pongono di fronte”. Oltre alla lettura dei nomi delle vittime, fatta ieri, oggi Libera, con il suo fondatore Don Luigi Ciotti, celebrerà la giornata insieme ai familiari, deponendo un fascio di fiori alla Casa del Jazz a Roma, bene confiscato alla banda della Magliana.

Al messaggio del Capo dello Stato si è aggiunto anche quello della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati che ha ricordato come “solo estirpando dai territori” le organizzazioni criminali, potremo dire “di aver onorato davvero la memoria di tutte le vittime di mafia”. “Coltivare il ricordo di coloro che hanno perso la vita lottando per la legalità è un imperativo categorico – ha spiegato la senatrice che sottolinea il rischio attuale, a pandemia in corso – Lo Stato faccia sentire che c’è. Specialmente oggi, con l’emergenza economica aggravata dalla pandemia, è alto il rischio che i clan facciano da banche alle imprese e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro”.

E di estirpazione ha parlato anche Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Morra ha sottolineato che la lotta alla mafia è una “battaglia di civiltà affinché venga estirpata ovunque la mala pianta della sopraffazione mafiosa, della violenza di disperati che credono di poter imporre la loro meschinità a danno del rispetto che reciprocamente gli esseri umani si debbono riconoscere”. Nel nostro Paese, ha ricordato Morra, c’è una “tremenda malattia”, quella del “cinismo ipocrita disposto ad accettare sempre e comunque i nostri difetti, senza mai provare veramente a lavorare su noi stessi per crescere affinché si possano ‘riveder le stelle’”, per questo, ha ricordato c’è “ancora tanto lavoro da fare”. L’invito del presidente della Commissione, è quello di fare introspezione, di stringerci “nella nostra interiorità”, domandandoci se non sia possibile “fare di meglio e di più”. “Le mafie rigettano giustizia e libertà, perché le mafie disconoscono la dignità di cui siamo portatori noi esseri umani – ha concluso – Ma al solo pensiero delle migliaia e migliaia di vittime che i boss hanno lasciato per terra, il quadro si fa chiaro. E perché tale cambiamento avvenga, si deve investire in istruzione e cultura: la prima vittima del pensiero mafioso è lo stesso mafioso, perché calpesta ed offende la sua potenziale dignità, perché si riduce a ‘bruto’ quando avrebbe potuto essere una stella”.

L’articolo Mattarella: “Estirpare la mafia è possibile e necessario, rifiutare compromissione e reticenza” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Giorgia Meloni, quando la solidarietà è classista

di Alessandro Negrini

La portata della solidarietà dimostrata nei confronti di Giorgia Meloni è quintupla rispetto a quella ricevuta da: Silvia Romano per essersi convertita all’Islam, Virginia Raggi sommersa da fango sessista solo per il fatto di esistere, senzatetto bagnati con gli idranti col beneplacito del comune di destra di Vicenza, da uno delle decine e decine di omosessuali attaccati da fascisti. Da uno, uno qualunque, delle centinaia di migranti annegati in mare. Senza nome. Senza volto. Senza telefonata del Presidente Sergio Mattarella, che sono certo da domani spenderà ore al telefono per indirizzare loro la dovuta solidarietà. Uno ad uno.

Quindi, stendiamoci nella solidarietà a Giorgia Meloni e nella giusta condanna degli orrendi insulti, per dire basta all’odio – dentro una consapevolezza storica però: chi semina idee fasciste, razzismo e odio deve ricevere solidarietà, ma non può dare lezioni di solidarietà. Aggiungo che la nostra solidarietà assume sempre con più chiarezza tratti classisti: si manifesta, con enfasi, se ad essere attaccato è un rappresentante del mondo che appare, collocato nella “presentabilità” borghese, e ancor più se appartenente al Palazzo.

Solidarietà sfocata, invece, limitata nell’arco di un trafiletto quando va bene, ignorata quando va male – e cioè quasi sempre, se ad essere attaccato è un appartenente al mondo degli invisibili.

Infine: mi chiedo, vi chiedo, ora, a Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e alla Lega: per quale motivo non propongono, appoggiano, suggeriscono una legge che punisca l’odio razziale e di genere? La risposta la sappiamo: perché la violerebbero, per poter esistere.

Solidarietà. E coscienza storica.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando membri del Fatto social club. Tra i post inviati Peter Gomez e la redazione selezioneranno quelli ritenuti più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Se vuoi partecipare sottoscrivi un’offerta volontaria. Potrai così anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione, mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee, sceglierai le inchieste che verranno realizzate dai nostri giornalisti e avrai accesso all’intero archivio cartaceo.

L’articolo Giorgia Meloni, quando la solidarietà è classista proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Giovanni Falcone, Mattarella ai giovani: “Siete eredi del sacrificio suo e di Borsellino. La mafia non aveva previsto che i loro valori sarebbero sopravvissuti. Questa giornata è il passaggio a voi del loro testimone”

Un “passaggio di testimone” per diventare eredi di quell’esempio, di quei valori che i mafiosi “non avevano previsto” sarebbero sopravvissuti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sottolinea quale sia il significato del ricordo della strage di Capaci, l’attentato mafioso che 28 anni fa uccise il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. “I giovani sono stati tra i primi a comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino, e ne sono divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi“, scrive Mattarella ai giovani delle scuole coinvolti nel progetto “La nave della legalità”. “Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera e alla dedizione alla giustizia che hanno manifestato”, aggiunge il presidente della Repubblica.

“I due attentati di quel 1992 segnarono il punto più alto della sfida della mafia nei confronti dello Stato e colpirono magistrati di grande prestigio e professionalità che, con coraggio e con determinazione, le avevano inferto durissimi colpi, svelandone organizzazione, legami, attività illecite”, scrive Mattarella, ricordando non solo la strage di Capaci del 23 maggio 1992 ma anche quella di via d’Amelio, a Palermo,dove il 19 luglio dello stesso anno fu ucciso anche il magistrato Paolo Borsellino.

“I mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo“, sottolinea il presidente della Repubblica. Ovvero “quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste“, scrive Mattarella.

La mafia, aggiunge rivolgendosi sempre ai giovani, “si è nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità”. Ecco perché, spiega il presidente della Repubblica, i giovani di ogni generazione, dopo il 1992, sono “divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi” del sacrificio compiuto da Falcone e Borsellino. “Cari ragazzi, il significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre”, conclude Mattarella.

L’articolo Giovanni Falcone, Mattarella ai giovani: “Siete eredi del sacrificio suo e di Borsellino. La mafia non aveva previsto che i loro valori sarebbero sopravvissuti. Questa giornata è il passaggio a voi del loro testimone” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus, Mattarella: “È l’ora di rafforzare la solidarietà politica in Ue, senza tutti più in difficoltà. In gioco il futuro dei nostri popoli”

“È ora la volta, ineludibile, del rafforzamento della solidarietà politica dell’Unione”. Nel Giorno dell’Europa, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, spende la sua voce per ricordare, ancora una volta dall’inizio della pandemia di coronavirus, come la reazione alla crisi debba essere collettiva. “Non è in gioco soltanto la risposta alla crisi epidemica, ma si tratta di un banco di prova fondamentale per il futuro dei nostri popoli e per la stessa stabilità del continente”, avverte il capo dello Stato richiamandosi alla “lungimiranza” dei padri dell’Unione.

L’emergenza legata al Covid-19 “non fa che confermare l’urgenza di rispondere alle istanze di cambiamento espressi dai cittadini europei” per “sviluppare ancora di più il fermento di una comunità più profonda”, scrive il presidente della Repubblica nel suo messaggio ricordando che “tessere le fila del nostro destino comune è un dovere al quale non possiamo sottrarci”.

“Il progetto europeo ha saputo dimostrare l’elasticità e la resilienza necessarie a propiziare fondamentali e positivi cambiamenti. È ora la volta, ineludibile, del rafforzamento della solidarietà politica dell’Unione”, sottolinea. E in questa occasione “solo più Europa – assicura Mattarella – permetterà di affrontare in modo più efficace la pandemia”, sia sul piano “della ricerca e della assunzione di misure per la difesa della salute” che sul “piano della ripresa economica e sociale”.

“Saremmo tutti più in difficoltà se non potessimo disporre di quella necessaria rete di condivisione che lega i nostri popoli attraverso le istituzioni comuni”, aggiunge il capo dello Stato. Per questo, “avvertiamo tutti la responsabilità di unirci nel sostegno alle vigorose misure di risposta alla crisi e alle sue conseguenze”, sia “alle misure già decise e a quelle ancora da assumere”.

“Il 9 maggio 1950, Robert Schumann, uno dei padri dell’Europa – ricorda, come fatto venerdì anche dalla presidente della Bce Christine Lagarde – in una dichiarazione divenuta celebre, immaginava un continente unito sul piano economico e – in prospettiva – sul piano politico, per superare la pesante eredità della guerra e come punto di partenza di un ambizioso processo di integrazione fra Paesi”.

Per Mattarella, quindi, “la visione di una generazione di intellettuali e uomini politici che per il bene comune della famiglia europea seppe superare divisioni antiche ci deve sostenere anche nelle attuali difficili circostanze”. Perché tutti i Paesi si trovano di fronte “a una sfida che non ha precedenti per ampiezza e profondità, e dobbiamo saper dare risposte all’altezza di quella lungimiranza che, ancor oggi, rappresenta il patrimonio più prezioso che i Padri fondatori ci hanno lasciato in eredità”.

L’articolo Coronavirus, Mattarella: “È l’ora di rafforzare la solidarietà politica in Ue, senza tutti più in difficoltà. In gioco il futuro dei nostri popoli” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Coronavirus, il messaggio di Mattarella per l’8 marzo: “Dedico questa giornata a donne impegnate a contrastare diffusione del virus”

“Rivolgo un pensiero riconoscente alle donne – e sono tante – che si stanno impegnando negli ospedali, nei laboratori, nelle zone rosse per contrastare la diffusione del virus che ci preoccupa in questi giorni. Lavorano in condizioni difficili, con competenza e con spirito di sacrificio, con dedizione. Con la capacità esemplare di sopportare carichi di lavoro molto grandi. A loro, in special modo, desidero dedicare questa importante giornata“. È il messaggio che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’8 marzo. “Da tanto tempo le donne, in tutto il mondo, sono protagoniste di importanti progressi sociali e culturali – ha detto in un video pubblicato sui canali social del Quirinale – In numerose occasioni e in diversi ambiti sono state motori del cambiamento. Vorrei inoltre sottolineare come le donne contribuiscano, in misura particolare, a cogliere il valore universale e concreto del dialogo, della solidarietà, della pace. Sostenere e rispettare la condizione femminile, ascoltare le donne vuol dire, in realtà, rendere migliore la nostra società per tutte e per tutti”

L’articolo Coronavirus, il messaggio di Mattarella per l’8 marzo: “Dedico questa giornata a donne impegnate a contrastare diffusione del virus” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Translate »