Archivio Tag: Ursula Von Der Leyen

UE, Von der Leyen: “Oggi la posta in gioco è la stessa del 1950. Il cambiamento climatico ha stessa forza distruttrice della guerra”

“La pandemia è stata traumatica e come per ogni trauma dovremo trovare il modo di parlarne per andare oltre. E non c’è modo migliore di farlo se non offrire una speranza di cambiamento in meglio. Credo che questo sia un momento importante per i giovani per far sentire la loro voce. La pandemia gli ha rubato oltre anno di vita e per la prima volta in una generazione molti si preoccupano che i loro figli non avranno un futuro migliore del loro. Questo dimostra che è necessaria una nuova forma di solidarietà e di giustizia sociale tra le generazioni. Credo che la Conferenza debba essere l’occasione di un dialogo tra le generazioni. La posta in gioco è la stessa del 1950, allora avendo presente la distruzione del conflitto, ma non illudiamoci, la posta in gioco è la stessa perché il cambiamento climatico può avere la stessa forza distruttrice di una guerra. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen all’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa.

L’articolo UE, Von der Leyen: “Oggi la posta in gioco è la stessa del 1950. Il cambiamento climatico ha stessa forza distruttrice della guerra” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Commissione Ue, la presidente Ursula von der Leyen vaccinata con Pfizer in Belgio

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, 62 anni, ha ricevuto oggi la prima dose del vaccino prodotto dalla Pfizer-BioNTech. Lo si è appreso da fonti della stessa Commissione secondo le quali la somministrazione è avvenuta in base al piano vaccinale in atto in Belgio che da qualche giorno ha dato il via alla vaccinazione anche per gli over 60 dopo aver cominciato nei mesi scorsi dai più anziani. Secondo i media locali, anche tutti gli altri componenti dell’esecutivo europeo sarebbero già stati vaccinati. Domani, invece, sarà Angela Merkel a ricevere la prima dose del vaccino, e nel suo caso sarà AstraZeneca. La cancelliera ha più di 60 anni e quindi rientra nella platea che può essere vaccinata col siero della società anglo-svedese in Germania.

L’articolo Commissione Ue, la presidente Ursula von der Leyen vaccinata con Pfizer in Belgio proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Sofa-gate, sventurata la terra che ha bisogno di dittatori

Sono rimasto davvero di stucco nel leggere le reazioni entusiastiche della comunità celoduristica italiana (la maggioranza della popolazione, a quanto pare) alle parole indirizzate da Draghi contro il premier turco Erdogan. Sembra di essere tornati alla vittoria dei mondiali di Germania, quando suonavamo il clacson per strada celebrando quanto gli italiani siano cazzuti e facciano il mazzo a tutto il mondo. I nuovi cavalieri dell’Apocalisse, da Bolzano a Modica.

Eh sì, ci voleva davvero uno con le palle come Draghi per dirgliene quattro a Erdogan. Finalmente qualcuno che ha avuto il coraggio di chiamarlo come merita: “dittatore”. Orgoglio nazionale a mille. Peccato per la postilla, mannaggia, su cui pochi si sono soffermati: “Di questi dittatori si ha bisogno e con loro bisogna cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese”.

Ma davvero? Quindi i valori democratici e costituzionali, di cui noi italiani andiamo così fieri quando parliamo dei nostri padri fondatori, in realtà possono essere sospesi altrove, e noi giriamo la testa dall’altra parte per far finta di non vedere per poi sederci al tavolo e firmare ricchi contratti commerciali, o ancora peggio accordi di cooperazione per fermare i migranti prima che arrivino sulle nostre coste? E’ questo l’Occidente di cui andiamo immensamente fieri, tanto da arrogarci il diritto di andare in giro per il mondo ad insegnare libertà e democrazia a Paesi che ancora lottano per vedere garantiti i diritti elementari delle persone?

Fossi stato un parlamentare della Repubblica, avrei scatenato il finimondo di fronte ad un premier che dice che il nostro Paese – e l’Europa in generale – ha bisogno di dittatori. Non scherziamo, i valori fondanti del vivere civile e i diritti umani non sono negoziabili con null’altro. E tengo a precisare che non ho nessun preconcetto contro Draghi, e anzi fui felice per la sua nomina a Presidente del Consiglio. Ma ora mi fischiano le orecchie, pensando a tutti i suoi oppositori che lo dipingono come un uomo pronto a tutto pur di raggiungere l’obiettivo, e che in passato è stato complice di alcune azioni riprovevoli pur di garantire l’interesse superiore dell’establishment. La frase che ha pronunciato su Erdogan sembra la sintesi perfetta di questa fotografia.

Purtroppo non si è trattato di uno scivolone isolato. Draghi è riuscito anche a lodare la Libia e la sua guardia costiera per la sua opera di salvataggio dei migranti. Me la sono dovuta rileggere tre volte, ed ammetto di essere ancora incredulo. Fa il paio con l’argomento, molto di moda anni fa, che Gheddafi fosse un bastardo, ma era il nostro bastardo. E il cerchio si chiude, tornando alla linea di partenza dei dittatori di cui si ha bisogno.

Ora, io capisco che tutti i Paesi debbano mandare avanti l’economia, fare affari con chiunque – compresa la Cina, altra nazione con un palmares rivedibile per quanto concerne il rispetto dei diritti umani – e usare tutti gli strumenti per evitare che i terribili migranti vengano a distruggere il nostro splendido stile di vita europeo. Tutto sacrosanto e legittimo. Ma almeno risparmiamo a tutti, compresi i paesi in via di sviluppo, la stucchevole filippica dei paesi occidentali esportatori di democrazia e protettori dei diritti fondamentali dell’umanità. Dichiariamo che è un “tutti contro tutti” per salvarsi il proprio didietro, così almeno le regole del gioco sono chiare e si combatte a mani nude.

Io per esempio, quando ho visto la famosa scena del Sofa-gate, non mi sono soffermato per un momento su Erdogan, che ho dato per perso e irrecuperabile molti anni fa. I miei occhi erano tutti per Charles Michel e quel suo sguardo perso nel vuoto. E pensavo, al di là di protocolli politici e diplomatici, quanto un uomo normale proveniente da un certo tipo di ambiente avrebbe dovuto avere il riflesso di alzarsi e offrire il proprio posto alla von der Leyen, come semplice atto di cortesia e galanteria. Se non l’ha fatto in quanto non ci ha pensato, ci dice molto sulla sua statura come persona. Se ci ha pensato ma ha avuto paura di infastidire Erdogan, ci dice molto sulla sua statura come politico.

In entrambi i casi, sarebbe bello che la tanto civilizzata Europa decidesse di accompagnare il Presidente del Consiglio europeo fuori dal suo ufficio a Bruxelles e offrirgli una bella sedia comoda – tutta per lui – nella sua bella casetta di campagna a Namur, a leggere libri, ascoltare musica e mettere a posto le foto di un passato glorioso che fu.

L’articolo Sofa-gate, sventurata la terra che ha bisogno di dittatori proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Vaccino Covid, Von der Leyen: “Le prime dosi sono state consegnate nei Paesi Ue, si volta pagina” – La diretta

“Stiamo iniziando a voltare pagina in un anno difficile. Il vaccino è stato consegnato“. La presidente della commissione Ue, Ursula Von der Leyen, annuncia via Twitter che le prime dosi del farmaco prodotto da Pfizer-Biontech hanno raggiunto tutte le capitali europee, appena in tempo per il V-day. “La vaccinazione inizierà domani nell’Ue”, aggiunge. “Le Giornate europee della vaccinazione sono un toccante momento di unità. La vaccinazione è la chiave per uscire dalla pandemia“.

Tra il giorno di Natale e Santo Stefano, infatti, decine di camion sono partiti dallo stabilimento Pfizer di Puurs, in Belgio, per raggiungere i 27 Stati membri dell’Unione. Le 19.500 dosi destinate alla Francia sono arrivate poco prima delle 7 del mattino a Parigi. Le prime iniezioni, riferisce l’Assistance publique-Hôpitaux della Capitale, avverranno in due residenze per anziani, a Sevran e Digione. 9.750 le dosi destinate alla Croazia e all’Ungheria, che basteranno “per vaccinare 4.875 operatori sanitari in prima linea nella lotta”, al Covid, ha annunciato via Twitter il portavoce del premier Viktor Orban, Zoltan Kovacs.

Lo stesso numero di dosi è arrivato in Italia il giorno di Natale: il camion di Pfizer ha oltrepassato il Brennero e si avviato per Roma, scortato lungo il tragitto dalle volanti dei carabinieri. Il carico è stato conservato nella notte nella caserma Tor di Quinto, ora è atteso all’ospedale Spallanzani per la divisione delle fiale da destinare alle Regioni. In questa prima fase, per la distribuzione su tutto il territorio nazionale sono state coinvolte le Forze armate: per l’operazione Eos, prevista tra oggi e domani, scenderanno in campo 5 aerei militari e 60 autoveicoli, gli stessi che sono stati impiegati a Bergamo nella fase più dura della pandemia. “La Difesa sta facendo un grande lavoro in questi giorni di festa e così, domani, l’Italia insieme agli altri Paesi europei inizierà a somministrare i primi vaccini”, ha dichiarato il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo. “È un forte segnale di speranza per tutti”.

L’articolo Vaccino Covid, Von der Leyen: “Le prime dosi sono state consegnate nei Paesi Ue, si volta pagina” – La diretta proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Ursula von der Leyen riprende Boris Johnson: “Manteniamo le distanze e indossiamo la mascherina”

Durante la foto di rito a Bruxelles dopo l’incontro tra Ursula von der Leyen e Boris Johnson sulla Brexit, la presidente della Commissione europea non ha perso occasione per riprendere il leader britannico. Von der Leyen ha ricordato al premier di mantenere il distanziamento sociale e di abbassare la mascherina solo per i pochi secondi degli scatti. “Dobbiamo indossarla di nuovo”, ha detto la politica tedesca al termine delle foto, di fronte allo sguardo scettico di Johonson, che ha replicato: “Dobbiamo indossarla di nuovo immediatamente? Ok”. Il primo ministro inglese ha già contratto il coronavirus, trascorrendo alcuni giorni in terapia intensiva, ed è poi guarito.

L’articolo Ursula von der Leyen riprende Boris Johnson: “Manteniamo le distanze e indossiamo la mascherina” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Recovery fund, difficile che Ungheria e Polonia si oppongano fino in fondo

di Luigi Manfra*

Dopo numerosi tentativi negoziali, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno finalmente trovato un accordo sul prossimo bilancio pluriennale da 1.074 miliardi, e sul pacchetto per la ripresa da 750 miliardi di euro concordato a luglio dai leader europei. Ursula Von der Leyen aveva proposto di aumentare la capacità di bilancio Ue, che è stato incrementato di 16 miliardi, per poi usarlo come garanzia per raccogliere fondi sul mercato, attraverso bond comuni. L’alternativa, cioè aumentare i contributi degli Stati, sarebbe stata respinta sia dai paesi del nord, ma anche dai paesi del sud in difficoltà già prima del Covid-19.

L’accordo raggiunto sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 era indispensabile per consentire al Consiglio di approvare la decisione sull’utilizzo delle risorse proprie, e superare l’opposizione di alcuni Stati. Nell’accordo, però, è stata inserita anche una nota che prevede il rispetto dello stato di diritto, su cui non si è ancora trovata un’intesa con i paesi dell’est europeo.

Il Recovery fund, com’è noto, prevede una quota di prestiti garantiti dall’Unione europea per 360 miliardi di euro, e una seconda quota di 390 miliardi di erogazioni a titolo gratuito. Per quanto riguarda i prestiti, è noto che non verranno richiesti da molti paesi. Belgio, Danimarca, Germania, Irlanda, Francia, Lussemburgo, Olanda, Austria, Finlandia hanno, infatti, rendimenti negativi sui bond che emettono. Inoltre la politica monetaria espansiva della Bce ha portato ad una riduzione generalizzata dei tassi, e forse anche la Spagna ed altri paesi non utilizzeranno i prestiti almeno nell’immediato.

Ad esempio, a fronte del tasso sul bond decennale tedesco che attualmente propone agli investitori un rendimento negativo dello 0,54%, anche quello dei paesi mediterranei si è ridotto. Il bond spagnolo paga lo 0,12%, quello italiano lo 0,64%. Quindi la Spagna ed altri Paesi mediterranei, mentre richiederanno subito i trasferimenti, sono propensi a richiedere i prestiti soltanto se le condizioni monetarie peggioreranno. Di conseguenza, dei 360 miliardi di prestiti previsti dal piano europeo, ne verranno richiesti dagli Stati soltanto 176, oppure 239 se anche la Spagna dovesse richiederli.

I grants, pari a 390 miliardi, saranno, invece, richiesti da tutti gli Stati beneficiari perché l’onere del debito sarà coperto da fondi europei, anche se quest’ultimo aspetto non è ancora stato definito nei dettagli. La restituzione dovrebbe essere coperta con l’introduzione di nuove tasse emesse dall’Europa, ispirate a criteri di protezione ambientale sulla plastica non riciclata, sulle emissioni del trasporto aereo e marittimo, e di equità finanziaria sulle imprese digitali. Com’è noto, la ripartizione dei contributi e dei prestiti non è stata fatta in base alle quote dei singoli stati sul Pil della Ue, ma sugli effetti economici provocati dalla pandemia, seguendo fondamentalmente tre criteri: popolazione, reddito pro-capite, tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni.

In base a questi criteri all’Italia sono stati attribuiti 209 miliardi di euro, molti di più del suo peso demografico. Il resto della somma si deve dunque agli altri due criteri, ed è stato attribuito perché l’Italia presenta valori inferiori alla media europea, soprattutto nel Mezzogiorno che con un reddito pro-capite medio di 19 mila euro rispetto ai 36mila del Centro-Nord, e un tasso di disoccupazione del 17% rispetto al 7,6% del resto del paese, si trova in una crisi economica sempre più grave. Equità vorrebbe che la maggior parte di questi fondi fossero investiti in questa parte del paese. Ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2058 per il rimborso dei prestiti. Stessa scadenza anche per la parte delle risorse a fondo perduto.

Come tutti, anche l’Italia dovrà presentare un piano coerente con le raccomandazioni specifiche che la Commissione dà a ogni singolo Paese. Tra gli elementi che incidono sulla valutazione positiva ci sono la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la transizione verde e digitale, condizione basilare quest’ultima per ottenere l’approvazione dell’Europa. Dopo aver vinto le resistenze dei cosiddetti paesi “frugali”, soprattutto alla mutualizzazione del debito, l’opposizione più forte arriva ora dal blocco dell’Est, già in conflitto con Bruxelles per violazioni allo stato di diritto.

L’Ungheria ha minacciato di mettere il veto sull’intero pacchetto del Recovery fund. Stessa posizione ha assunto la Polonia, minacciando un voto contrario all’accordo da parte del parlamento di Varsavia. Dalle minacce ai fatti: gli ambasciatori dei due paesi, secondo notizie recenti, hanno posto il veto sull’approvazione del Bilancio Ue. Ma Ungheria e Polonia sono fra i paesi che più beneficiano dei fondi Ue.

Nel 2019 Budapest ha ricevuto 6,2 miliardi di euro a fronte di appena 1,2 miliardi di euro versati, mentre per la Polonia le cifre sono rispettivamente di 16,3 e 5 miliardi. Con questi numeri, e ancor di più con le risorse che arriveranno dal Recovery fund, è presumibile che i due paesi non avranno nessun interesse a portare la loro opposizione fino alle estreme conseguenze, soprattutto in una situazione come quella che attualmente affronta l’Europa.

* Responsabile progetti economico-ambientali per Centro studi Unimed, già docente di Politica economica presso l’Università Sapienza di Roma

L’articolo Recovery fund, difficile che Ungheria e Polonia si oppongano fino in fondo proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Gentiloni alla stampa tedesca: “Patto di Stabilità pensato in epoca di crisi. Ora siamo fuori, cambiamolo”

Il Patto di Stabilità deve essere rivisto perché pensato in un momento di crisi per l’economia europea e mondiale. Lo ha detto il commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung: “Dobbiamo mettere in chiaro che queste regole sono nate in un momento particolare, nel contesto di una crisi. Ora però da questa crisi siamo fuori – ha detto l’ex presidente del Consiglio – E abbiamo altre sfide davanti a noi, come la lotta al cambiamento climatico e il pericolo di avere, per un lungo periodo, una crescita bassa e una bassa inflazione. In questo contesto le regole europee devono essere gradualmente adeguate”.

In risposta ai critici della sua nomina a nuovo titolare dell’economia dell’Unione, Gentiloni ha voluto dire che non ha alcuna intenzione di applicare “due pesi e due misure” in modo da favorire l’Italia nel contesto europeo: “La presidente von der Leyen ha più volte ripetuto quanto sia importante usare la flessibilità“, ha poi aggiunto.

L’articolo Gentiloni alla stampa tedesca: “Patto di Stabilità pensato in epoca di crisi. Ora siamo fuori, cambiamolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Clima, von der Leyen: “Venezia sott’acqua, è un problema per l’Europa”. Poi cita Gentiloni: “Credo in lui”

“Se c’è un campo in cui il mondo ha bisogno della nostra leadership è proteggere il clima. È un problema esistenziale per l’Europa. E come potrebbe non esserlo, quando vediamo Venezia sott’acqua e le foreste del Portogallo andare a fuoco?”. Certo, “sono cose che succedevano anche prima, ma mai con questa frequenza e intensità”. Lo sottolinea la presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parlando nell’emiciclo del Parlamento a Strasburgo, aprendo il dibattito prima del voto sull’intero esecutivo da lei guidato. Von der Leyen ha passato in rassegna anche i membri della nuova Commissione, tra cui Paolo Gentiloni, col ruolo di commissario agli Affari economici.

L’articolo Clima, von der Leyen: “Venezia sott’acqua, è un problema per l’Europa”. Poi cita Gentiloni: “Credo in lui” proviene da Il Fatto Quotidiano.

 – Leggi

Translate »