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Comunali 2021, certi politici esultano ma tra percentuali e realtà c’è molta differenza

Avete visto i commenti delle Comunali? Avete registrato i toni dei rappresentanti politici mentre commentavano le loro “percentuali”? Adesso andiamo a vedere in termini reali, in termini di voti, di persone che sono andate a votare, come sono andate queste elezioni in confronto alle precedenti. Perché spesso tra le percentuali e la realtà c’è molta differenza, soprattutto se si considera che la maggioranza dei cittadini non è andata a votare, un dato devastante per una democrazia e unico vero indicatore politico di questa tornata.

Roma
Nel 2016 Roberto Giachetti, il candidato del Pd, aveva raccolto 325.835 voti, e aveva anche Stefano Fassina candidato autonomo che ne aveva presi 58.498. Roberto Gualtieri si è fermato a 299.870 voti. Se consideriamo solo la lista del Pd la perdita è di circa 40.000 voti, se allarghiamo l’area alla coalizione e Fassina (oggi alleato di Gualtieri) stiamo parlando di quasi 85.000 elettori in meno.

Virginia Raggi, che nonostante tutto ha fatto il miglior risultato percentuale del M5s in questa tornata, unica a raggiungere la doppia cifra, nel 2016 aveva raccolto 461.190 voti, nel 2021 si è fermata a 211.816, perdendo quasi 250.000 voti (310.000 elettori in meno per la lista del M5s, tre quarti dei voti perduti).

Nel 2016 Giorgia Meloni prese quasi 270.000 voti, ma non aveva il supporto di Forza Italia (che sosteneva Alfio Marchini, 143.000 voti). Adesso tutto il centrodestra unito ha raccolto 334.327 voti per Michetti: quasi 80.000 voti in meno. La lista di FdI è invece in crescita, con circa 30.000 voti in più, come quella della Lega.

Resta l’incognita Carlo Calenda, con i suoi 219.807 voti che sono stati tolti di qua e di là.

Milano
Beppe Sala è forse l’unico che può esultare in termini assoluti, la sua coalizione di centrosinistra raccolse 224.156 voti nel 2016, in questa tornata invece è arrivata a 277.478, più di 53.000 persone in più rispetto alla tornata precedente, che evidentemente hanno voluto premiare il lavoro del sindaco in questi cinque anni. Caso più unico che raro. Nella sua coalizione il Pd guadagna circa 6.000 voti rispetto al 2016, mentre irrompono la sua lista civica (Sala si è iscritto da indipendente ai verdi europei, come me) con 41.135 voti e i Verdi italiani (che ora si chiamano “Europa verde”) con 22.994 voti.

Il centrodestra unito perde invece circa 65.000 voti nella città di Berlusconi e Salvini, 153.637 voti per Luca Bernardo rispetto ai 219.218 per Parisi nel 2016. Forza Italia perde 70.000 voti, la Lega 10.000 mentre FdI guadagna circa 30.000 elettori in più a Milano.

Il Movimento 5 Stelle aveva raggiunto invece un risultato dignitoso nel 2016, con i 54.099 voti per Gianluca Corrado, mentre quest’anno si è fermato a 12953 voti, perdendo circa quattro quinti degli elettori (più di 40.000 voti) e finendo fuori dalla rappresentanza in Consiglio comunale e dietro anche a Gianluigi Paragone.

Napoli
Il Pd, che si professa grande vincitore, a Napoli ha preso 39.904 voti nella coalizione del candidato vincente Gaetano Manfredi, rispetto ai 43.790 del 2016 (con il candidato perdente Valente), meno 4.000 voti.

Il M5S mantiene le stesse percentuali (poco sotto il 10%) ma rispetto al 2016 perde quasi 5.000 voti, 36.359 nel 2016 contro i 31.805 di adesso.
Nella larghissima coalizione di Manfredi il secondo risultato migliore, dietro al Pd, è dato dalla sua lista civica che prende ben 32.451 voti, e mantengono, al nono posto nella coalizione, le stesse percentuali i Verdi italiani (che nel 2016 sostenevano Luigi De Magistris), seppur perdendo circa 1000 voti.

Il centrodestra perde globalmente circa 25.000 voti. Come liste, Forza Italia perde 15.000 voti e FdI ne guadagna circa 10.000. Lega non pervenuta.

Torino
Il candidato del centrosinistra nel 2016 raccolse circa 160.000 voti, quest’anno circa 140.000. Meno 20.000 elettori sia per la coalizione che per la lista del Pd.

Il centrodestra invece nel 2016 era diviso ma globalmente raccolse circa 52.000 voti, mentre quest’anno il candidato comune arriva a 124.347. Oltre 70.000 voti in più. La lista di FdI guadagna 25.000 voti, quella della lega poco meno di 10.000 mentre Forza Italia ne perde circa 1000.
Drammatico il risultato del M5s che nel 2016 raccolse a primo turno il sostegno di 118.273 elettori torinesi, mentre quest’anno si ferma a 28.785, perdendo 90.000 voti. Del tutto evanescente il sostegno di Europa verde alla candidata del M5s, che si ferma a 2.711 voti.

Bologna
Si conferma granitica roccaforte del centrosinistra. Nel 2016 furono 68752 bolognesi a sostenere Virginio Merola a primo turno, mentre Matteo Lepore arriva a 94.565, 26.000 elettori in più e una coalizione più ampia che rispetto al 2016 include anche i verdi (circa 4100 voti, 1.500 in più rispetto al 2016) e il M5s (che porta alla coalizione 4938 voti, perdendone però più di 23.000 rispetto ai 28.034 del 2016). Il Pd, capofila della coalizione, perde in realtà circa 6.000 voti di lista rispetto al 2016.

Il centrodestra guadagna circa 7.000 elettori. 45.282 per Battistini rispetto ai 38.804 per Borgonzoni nel 2016. Nella coalizione avanza FdI che guadagna quasi 14.000 voti, mentre la Lega ne perde 6.000 e Forza Italia 5.000.

Calabria
Il centrodestra, che aveva eletto Jole Santelli con 449.705 voti, ne raccoglie 431.675 per Roberto Occhiuto, perdendo quindi 18.000 elettori. All’interno della coalizione Forza Italia prende 131.882 voti rispetto ai 96.067 dell’anno scorso, guadagnando più di 35.000 voti, ne perde invece circa 32.000 la Lega, che aveva gli stessi elettori di FI l’anno scorso e adesso ne ha meno della metà. Perde terreno anche FdI, 18.000 voti in meno rispetto gennaio 2020.

Nel centrosinistra il Pd guida ma perde 18.000 voti, fermandosi a 1000.437, mentre il M5s che fino all’anno scorso correva da solo, mantiene gli stessi voti e le stesse percentuali, 49.414 quest’anno contro i 48.784 dell’anno scorso.

Suppletive Siena
Esulta Enrico Letta per il risultato del collegio di Siena. In realtà però raccoglie 33.391 voti contro il candidato del centrodestra Tommaso Marrocchesi Marzi (25.303). Mentre nello stesso collegio nel 2018 Padoan, per il centrosinistra, di voti ne raccolse 53.457. Quindi più di 20.000 elettori perduti rispetto al 2018, quando lo sfidante di Padoan era Borghi (47694 voti) e il M5s presentava un suo candidato autonomo (Franci, 33.092 voti). Se consideriamo che il M5s non si è neanche presentato alle suppletive, sostenendo quindi la candidatura del segretario del Pd, la flessione in termini di elettori raggiunge numeri stratosferici. Nel 2018, 86.549 elettori si recarono alle urne per sostenere i candidati del Pd e del M5S, adesso la stessa area ne ha mossi 33.391, quindi 53000 persone in meno, circa due terzi.

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A Rimini ha vinto Jamil Sadegholvaad (Pd): è il primo sindaco di nuova generazione eletto in un capoluogo. “Non giudicatemi dal nome”

Papà iraniano e mamma romagnola, Jamil Sadegholvaad è il primo sindaco di origine straniera eletto in capoluogo in Italia: 49 anni, laureato in Scienze politiche, ha iniziato lavorando nel negozio di tappeti persiani del padre. Tra i primi ad aderire al Partito democratico, è stato assessore provinciale e poi titolare alla Sicurezza dal 2011 al 2021 in Comune con il dem uscente Andrea Gnassi. “Ho un nome strano, però credo che i riminesi ormai mi conoscono”, ha dichiarato Sadegholvaad subito dopo la vittoria al primo turno con il 51,32% dei voti. “E anche se credo che l’integrazione sia un pezzo fondamentale dell’Italia del futuro, non voglio diventare il simbolo di nulla. Voglio essere giudicato per quello che saprò fare per Rimini o meno, e non tanto per il nome o il cognome più o meno strano”.

Proprio la candidatura di Sadegholvaad ha fatto molto discutere a sinistra: è stato Gnassi, sindaco uscente e molto vicino al presidente Bonaccini, a blindare la corsa dell’assessore uscente. Ha battuto non solo il candidato del centrodestra Enzo Ceccarelli, ma anche l’ex vicesindaca Gloria Lisi che correva sostenuta anche dal M5s. “La formula politica riminese”, ha detto Jamil Sadegholvaad, “può essere d’esempio anche per le prossime sfide elettorali che avverranno nel prossimo anno dove c’è chiaramente un Partito democratico che è perno della coalizione, insieme alle forze della sinistra, ma dove il civismo deve essere necessariamente fortemente rappresentato, perché se no le elezioni non si vincono”.

Il neo sindaco punta a chiudere la giunta in tempi rapidi e pensa a nove nomi di cui la metà donne e alcune riconferme della giunta precedente. A Rimini non è andata in porto l’alleanza con il Movimento 5 Stelle. “I rappresentanti del Movimento 5 stelle a Rimini – ha commentato , non hanno saputo leggere la situazione , hanno fatto un disastro elettorale”. La lista pentastellata si è fermata al 2,45%.

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Elezioni 2021, Draghi: “Non credo che il risultato abbia indebolito il governo, ma non so neanche se sia rafforzato”

“Lei mi pone tante domande a cui non so dare risposte. Non credo che il risultato delle elezioni abbia indebolito il governo, ma non so neppure se si sia rafforzato“, così il premier Mario Draghi in conferenza stampa commentando i risultati delle comunali e del loro effetto sull’esecutivo. “È molto complicato – ha continuato – Ho letto e visto gli articoli di oggi, e devo capire la logica di questo. Ma comunque non credo che il governo si sia indebolito”.

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